Così come l’uomo che gli prestava corpo e voce, Bruno Ferretti detto Mandrake se n’è andato a 80 anni netti, tondi, senza virgole. Gli anni sono l’unico elemento distinto e lineare della sua esistenza, l’unico percorso ciclico, l’unica etichetta chiara da potergli attribuire.
Non se n’è andato infatti un falegname o, chessò, un postino, un impiegato, uno scrittore. Se n’è andato “un misto”, per sua stessa definizione, “un cocktail”, “un frullato de robba”.
Attore, indossatore, truffatore, trasformista, giocatore d’azzardo, mantenuto, ladro, grande oratore e bugiardo incallito ma al contempo credulone, pollo, superficiale, ingenuo, bambinone:
“Chi gioca ai cavalli è… come dire… un misto, un cocktail, un frullato de robba, un minorato, un incosciente, un regazzino, un dritto e un fregnone, un milionario pure se nun c'ha na lira e uno che nun c'ha na lire pure se è milionario. Un fanatico, un credulone, un buciardo, un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che impiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda, spera, rimore e tutto per poter dire: ho vinto!”.
Verrebbe da chiedersi: cosa mai potrà averci insegnato uno così? Quali elementi trarre da un tale coacervo di tic, debolezze, immaturità?
Ci ha insegnato che tutto – ma veramente tutto – è riconducibile a una storia che ti dà ragione. Ci ha insegnato come la vera mandrakata non sia altro che la capacità di raccontare e rendere plausibile – e in fondo anche giusto e giustificato – ogni vissuto, ogni opera, ogni azione. Che chiedere il “beneficio delle attenuanti per totale infermità mentale” è di fatto un gesto di carattere universale, globale: nessuno sa come fare davvero, nessuno è un veterano di vite, è per tutti la nostra prima volta e – letta così la questione – le attenuanti vanno riconosciute a ognuno, l’incoerenza non può per sua natura appartenere a questa vita.
Ricordate la filosofia “marxista-mandrakista” raccontata da Elio Petri nel film La proprietà non è più un furto del 1973? E ne ricordate la sorta di manifesto che ne descriveva Paco l’Argentino (Gigi Proietti) ai funerali di uno dei colleghi? Va rivisto e riletto, quell’elogio di ladri e truffatori che altro non è che un elogio di noi tutti, inevitabilmente interconnessi e dipendenti l’uno dall’altro sempre, un panegirico che è l’estensione di Mandrake oltre la sua origine filmica e un pezzo – un gran bel pezzo – dell’essenza di Gigi Proietti:
“È morto un ladro! È morto una della leggera, uno che fin da piccolo si era distinto per la furberia, per la fantasia, per l’abilità, per il coraggio. Un ladro. Rubava da circa quarantatré anni e non si era mai tirato indietro. E rubava malgrado c’avesse tanti altri mestieri nei quali eccelleva: l’attore comico, il danzatore, il pittore di scena, il fabbro. Sissignori! Albertone avrebbe potuto essere uno di quegli uomini che passano da onesti, invece no, lui rifiutò l’ipocrisia. Giocò tutte le carte allo scoperto, non si nascose, non finse. Lui non rubava sul peso, lui non giocava in borsa, lui non sfruttava la gente. Rubava. Al mondo si presentava tale quale era: eccomi qua, so’ Albertone, so’ un ladro! E qui davanti a lui, davanti all’amico morto che ci ha lasciato, morto come tanti altri lavoratori per un incidente sul lavoro, io …Paco l’Argentino, voglio tessere l’elogio del ladro, di tutti noi, di tutti voi. Amici, compagni, colleghi e rivali, ma che sarebbe il mondo senza ‘de noi? Pensateci: quanti di questi ‘magnafregna’ che si fregiano del nome di “onesti” andrebbero a finire sul lastrico? Quanti? Famo li conti ‘na buona volta...li vogliamo fa’? I fabbri che farebbero, i fabbri senza i ladri e le fabbriche di serrature, le fabbriche di saracinesche e tutti gli impiegati di banca e i guardiani notturni, poliziotti, carabinieri. E quelli che costruiscono porte e finestre, gli inventori e i costruttori di antifurto sempre più perfezionati. E i portieri e gli avvocati, e i giudici e i secondini, e i direttori di penitenziari e le guardie notturne, e gli assicuratori, e i cani poliziotto che farebbero tutti questi senza di noi, pensateci amici…pensateci…(madonna).Quanta gente rimarrebbe a spasso se tutti noi, tutti insieme per vendetta contro questa società ingrata, tutti quanti insieme, un bel giorno allo stesso momento decidessimo tutti de smette da ruba’. L’economia nazionale se ne andrebbe a rotoli. Ed è per questo che io qui dico: giù il cappello davanti ad Albertone, eroe del lavoro.Dico di più: Santo. È a noi che la società deve l’ordine costituito e l’equilibrio sociale, perché rubando allo scoperto, copriamo e giustifichiamo i ladri che operano coperti dalla legalità. Onore a Albertone, e a tutta la ladreria”.
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