ll rapper milanese non accetta il silenzio da parte dei suoi colleghi musicisti – in particolare della scena rap-trap – sul caso di Willy, il ragazzo pestato a morte a Roma. E lo dice apertamente, facendo intendere che in pochi (o quasi nessuno) si è esposto perché intorno, gli artisti della scena alla quale anche lui appartiene, hanno entourage molto simili agli aguzzini del giovane ucciso: “Per Black Lives Matter si son tutti fiondati a pubblicare una foto nera, perché fa moda e perché tutto il mondo lo ha fatto […] per Willy no. O non ve ne frega niente o siete molto simili a quei quattro ragazzi. O forse avete degli amici simili e siete in un ambiente simile a quello. Perché nel rap italiano succede questo”. Una denuncia molto forte, contenuta nei video postati su Instagram.
La denuncia di Ghali
"Scena rap italiana/panorama musicale italiano in generale per intenderci. Dagli addetti ai lavori alle security degli artisti con tatoo fascisti o cose simili. Fa sempre un po’ comodo rimanere ambigui sulla violenza. Quando si viene interpellati diventa 'eh ma è un mood, è un viaggio, è arte, io in realtà intendo il contrario cioè racconto quello che vedo e voglio fare capire alla gente che è una strada sbagliata'. Sempre molto ambigui perché fa comodo. Perché i ragazzini vengono ipnotizzati ma bisogna dire che è arte così si può anche accedere in qualche modo al mondo dei grandi. Non voglio assolutamente fare polemica ma quei volti hanno qualcosa di familiare. Sappiamo benissimo di cosa stiamo parlando, non facciamo finta di niente. Capisco l’utilizzo dei social per promuovere il proprio business e per sopprimere la nostra insicurezza postando stronzate tutti i giorni su quanto siamo belli e su quello che siamo riusciti a ottenere cercando di fare invidia a qualcuno insicuro più di noi a non dimentichiamoci che da bambini sognavamo una piattaforma da usare per un valido motivo perché chi c’era non lo faceva per noi. Ho conosciuto alcuni veri Guerrieri lungo questo percorso, vere persone che lottano con spiritualità, onore, rispetto, disciplina, lottano con la mente prima che col corpo. Lottano per se stessi, per la loro gente, per la loro famiglia. Nell’ambiente romano dove sono nato e cresciuto ho visto l’altra metà di questa città e dintorni sposare una mentalità perdente, fatta di odio, di disonore, di picchiatori, di razzismo mascherato, di repressione, ratti educati alla violenza pronti a fare di tutto per imporre la loro forza sul prossimo. Questo ragazzo, Willy, era un vero Guerriero. Si vede dai suoi occhi, dal coraggio che ha avuto nel difendere un suo fratello. Ho paura se questo è l’ambiente che ho intorno. Ho paura se questa è la mentalità che si diffonde intorno alla mia città. Anche io sono concentrato sul mio presente ma non posso fare a meno di avvertire un senso di vuoto quando le cose non cambiano.