Settimana fiera in cui, a sorpresa, Salmo caccia un freestyle che ci inchioda al muro. Ma è anche il weekend in cui scopriamo un Bassi Maestro molto pop, il talento di Caleydo, la sincerità un po’ ingenua e Olly-ana di Orlando, la “solidità” del redivivo ex-Verve Richard Ashcroft, vecchi suoni che tornano giovani (Gianni Togni e Simply Red). E il nuovo singolo di un certo, sempre più ruffiano, David Guetta.
RICHARD ASHCROFT, Heavy news
Nel recinto ipocrita e falsotto di un’industria che si ciba di “ritorni e reunion” per tenerci svegli, sul pezzo e ansiosi, quello dell’ex-Verve Richard Ashcroft è un ritorno vero, visto che il suo ultimo album di inediti risale al 2018. Così rieccolo, tutta rabbia e voce scura per un brano abbastanza convenzionale che si guadagna un momentaneo Eden quando le chitarre elettriche, belle cupe, graffiano di più. Nell’anno in cui vari gruppi (Pulp, Suede, The Divine Comedy) che hanno attraversato quella folle e rapida stagione chiamata Britpop si sono rifatti vivi con album notevoli (uno, quello dei Pulp, quasi miracoloso), Ashcroft ne esce bene ma sin troppo inquadrato. Rock ottimo per Virgin Radio ma poco altro.
SALMO, Raptilian freestyle
E va bene il Salmo evoluto, cantautorale e riflessivo, ma quando rappa sparando versi che sono chiodi riesce a cambiare la direzione in cui tira il vento. Si schianta sui nostri grugni, “Raptilian freestyle”, spinta da un video ironico e basic con tanto di presentatore strafatto (sempre il nostro) che introduce questo nuovo pezzo di Salmo (“Sandro”, in realtà) in cui c’è un basso funk che non molla mai e i nomi celebri sfilano come lungo un serpentone di Sky. La cronaca di oggi, le figure che arroventano le news, la guerra che guai a chiamarla “genocidio”: tutto sbattuto in un tritacarne di versi vivi dove alloggiano Enzo Iacchetti, il generale Vannacci e Charlie Kirk, ma anche i Minor Threat, i genitori che si dimenticano il figlio piccolo nell’auto assolata e persino Mauro Biglino. Salmo, prevedibilmente, non crede al braccio teso del prode Vannacci. Meno prevedibilmente, sputa fuori tre minuti di materia ribollente da consumarsi ora o mai più.
ORLANDO, La maglia dei Guns
La voce ce l’ha, questo giovane cantautore veronese classe 1999. E pure una maglia dei Guns (N’ Roses), simbolo/feticcio attorno a cui Orlando costruisce un pezzo epico (e te pareva…) già in odore di Olly. Melodia da cantare a squarciagola, magari davanti a un San Siro esaurito. Questo, probabilmente, il sogno suo e di tanti come lui. Ci sa fare, Orlando. Canta di sentimenti in modo credibile, con un respiro mitemente poetico, come a pregarci di fidarci di lui. Manca forse un timbro a fuoco, quel tocco poco confondibile in grado di spingerlo più su, dove osano i coraggiosi. Per adesso va bene così.
CALEYDO + BASSI MAESTRO + WILLIE PEYOTE, La grande città
Nella settimana in cui il rap scalcia come un bimbo che ne ha le palle piene della messa domenicale, ecco questo assaggio da “Panopticon”, imminente nuovo album di Caleydo (25 anni, da Vicenza) e Bassi Maestro, generazioni a confronto qui aiutate dall’intervento di Willy Peyote. Due ottiche sulla “Grande città”. Quella di Caleydo, bravissimo sui beats forse più pop mai concepiti da Bassi Maestro. “La grande città” è un brano in chiaroscuro che nasce da una frustrazione più che serpeggiante, quasi fisica. “Non siamo liberi”, dice Caleydo e ribadisce Bassi samplando splendidamente il Lucio Dalla di “Liberi”. Il ritornello, non male, è tutta un’esplosione, forse non il tipo di deflagrazione pop che ci attendevamo dopo i versi cupi che l’avevano annunciato, Alla fine entra Willie Peyote. Evocativo. Più spietato che crudo: “Con il pacchetto premium e l’aggiornamento è la stessa merda, almeno in alta qualità”. That’s (this) life, guys, non ci resta che rapparci sopra incazzati e, stavolta, anche sfacciatamente pop.
DAVID GUETTA/TEDDY SWIMS/TONES AND I, Gone gone gone
Per la serie “collabs from hell”, David Guetta, il business man francese reo di aver pop-izzato la club music fino a minacciarla di farla sparire, unisce le forze con Teddy Swims, che fornisce alla causa collettiva una voce “vera” e, ehm, emotiva… e l’imperdonabile Tones And I, colei che qualche anno fa impose al mondo, con irritante “babyvoice”, l’onnipresente “Dance monkey”. Solo un Satana con il dollaro fisso negli occhi poteva farli incontrare, questi tre. A giudicare dall’atmosfera “positiva” di “Gone gone gone”, si sono anche piaciuti e ora ci provano, un po’ velleitariamente, con un brano upbeat dall’incedere vagamente swinging che sembra prodotto da Mark Ronson epoca 2003-2005. Mah, tu chiamala se vuoi pigrizia creativa che cerca (e trova?) nel pop inteso come marketing la gruccia in grado di sostenerla.
GIANNI TOGNI, Luna (2025)
SIMPLY RED, Money’s too tight (to mention) (Recollections version)
Due brani sotto un unico cappello. Non chiamateli remix bensì aggiornamenti. “Luna” uscì nel lontano 1980, quarantacinque anni fa. Cantava un ragazzo che guardava il mondo “da un oblò”. Oggi quel ragazzo, uomo, ha ricordato quel successo clamoroso parlandone come di un albatross. Per la gente Gianni Togni rima ancora con questa “Luna” a cui oggi viene iniettato il filler. Una mossa in fin dei conti assennata, volta a far respirare questo evergreen. Stessa idea, grosso modo, che ha ispirato il progetto “Recollections” dei Simply Red, che quest’anno toccano i quarant’anni di carriera. Per festeggiarli, un album di 40 hits ri-suonati. Tra cui, appunto, questa “Money’s too tight (to mention)” che con gusto annunciò l’arrivo nel mondo di una nuova popstar da milioni di dischi venduti, Mick Hucknall. Suona fresca la nuova “Money”, come fresca suona “Luna”. Il passato, ritoccato, per flirtare con l’immortalità.
