La situazione è grave, ma non è seria. Partiamo da qui. Da una citazione ficcante di Ennio Flaiano che nel tempo è stata talmente abusata, un po’ come è stato con il testo sulla leggerezza delle Lezioni americane di Italo Calvino dall’essere diventata roba buona per uno di quei cartigli che si trovano dentro i Baci Perugina, o come didascalia dalla foto di un culo su Instagram, sorte che neanche al peggio aforisma di Oscar Wilde si dovrebbe augurare. La situazione è comunque grave, relativamente al campo di cui andiamo a occuparci, ma non è seria, laddove il campo è quello della musica cosiddetta leggera e della discografia, altro che culi su Instagram. Sto parlando, i titoli e le foto di copertina si trovan lì per quello, della querelle che in questi giorni e in queste ore sta occupando militarmente i social, social altrimenti occupati militarmente da questioni non serie e neanche troppo gravi, cioè il caso Bellissima. Sapete tutti di che sto parlando, visto che il tutti cui mi riferisco, suppongo, è composto da gente che ha iniziato a leggere questo testo proprio a partire dal richiamo nel titolo al brano di Annalisa, mela di Elena del caso in questione, di Morgan e di tutti gli altri attori in scena. Ambra affida a uno dei concorrenti di questa edizione di X Factor che fanno parte della sua squadra, tal Matteo Alieno, cantautore dai sapori anche interessanti, Bellissima di Annalisa, brano che da oltre un anno bascula in alto nella nostra classifica dei singoli, quattro dischi di platino all’attivo, apripista di quella Mon Amour che ha poi seguito le sue stesse impronte, innalzando la cantante ligure nell’Empireo del pop nostrano, per la prima volta dagli anni Ottanta due donne a contendersi lo scettro, a tratti, lei e Elodie. Una versione, quella di Matteo Alieno, per voce e piano, una versione che segue passo passo le indicazioni che la stessa Annalisa ha dato del suo repertorio andando a eseguire Mon Amour a Che tempo che fa di Fazio, spoglia, e vista la presenza del solo piano e della sua voce non poteva che essere così, piuttosto azzardata. Perché nel farla ha dovuto cambiare alcuni passaggi, e Bellissima è una hit ancora piuttosto popolare, ancora presente nelle nostre airplay, e perché i cambi non sembrano, l’ha detto Fedez e mi sono ahimé trovato per la prima volta in vita mia d’accordo con lui, aver migliorato la cosa. Per intendersi, se avete mai visto una puntata di Grey’s Anatomy o di altre serie cool della tv, vi sarà capitato di sentire una qualche canzone molto popolare del passato trasformata, sempre in versione ballad, spoglia, a alto tasso di emotività. Un po’ come è accaduto per Donnie Darko con Mad World dei Tears for Fears da parte di Gary Jules, quella roba lì, che qualcuno poi penserà essere la versione originale del brano. Ecco, Matteo Alieno ha provato a fare la stessa cosa, non riuscendoci, vuoi perché non era materia sua, vuoi perché, e qui arriviamo alla querelle, la canzone non si prestava a questo tipo di operazione, perché melodicamente e quindi armonicamente povera. Morgan, nel dire questo, certo esagerando nello schernire Annalisa, che ha detto ripetutamente di non conoscere, passando poi a usare lei e la canzone nel resto del programma come prototipo della musica demmerda, fatto che ha indispettivo Francesca Michielin, che della musica denmerda vorrebbe essere titolare, non fosse che non riesce a essere neanche quello, poi vedremo a cosa tutto ciò ha portato, Morgan, nel dire questo voleva in realtà fare un complimento a Matteo Alieno, gli ha detto che ha preso una canzone brutta e l’ha migliorata, e a Ambra, che gliela ha affidata, il fatto che lui abbia detto di non conoscere né la canzone né Annalisa di dubbia credibilità, ma siamo in televisione e lì si fa spettacolo, mica in un confessionale.
La cosa lì per lì è scivolata via lasciando delle macchie di sangue sul pavimento, perché Ambra, che di questa edizione di X Factor è evidentemente la vittima sacrificale, spesso le si fa notare di non essere competente, ha fatto notare, incautamente a Morgan, che quella è la sua opinione, lasciando agio a quest’ultimo di dimostrarle, o almeno così sarebbe dovuta andare la faccenda, che no, non è una questione di opinione, ma di oggettività, il tutto andando a chiedere a Ambra se lei conosca l’armonia e, questo vero gesto sadico, se sappia cos’è un Do Maggiore, che non è come chiedere se era a conoscenza, che so, della scala araba, ma chiedere a chi si trovi a parlare di musica se sa di cosa sta parlando, domanda cui Ambra ha risposto piccata con un “non ti rispondo”. Il tutto è poi stato inglobato dal massimalismo di Morgan, lì per defibrillare un programma morente, con buoni risultati sulla sonnolenza di noi spettatori, salvo poi essere ripreso l’indomani sui social, con effetti devastanti. Prima è intervenuto, malamente, uno degli autori del pezzo, Davide Simonetta, che lo ha sostanzialmente provato a zittire tirando in ballo i numeri, della serie, se non hai le hit non puoi parlare, che sarebbe come dire che uno che frigge le patatine da Mc Donald’s potrebbe ben tappare la bocca a Bottura o Cannavacciuolo perché le sue patatine “vendono” molto di più dei loro piatti ricercati. Cazzata, perché questo è il contrapporre alla conoscenza i numeri, cui Morgan ha risposto indicando in una anomalia del sistema proprio quei numeri, proprio Davide Simonetta, ma poteva citare anche altri suoi colleghi di grido, da Paolo Antonacci a Davide Petrella, passando per Federica Abbate, Alessandro La Cava, Katoo, Dardust e alcuni altri, proprio Davide Simonetta, ha fatto notare Morgan, firma quasi tutte le hit in top 10, sorte non capitata ai tanti geni riconosciuti della musica leggera del Novecento e primi anni Zero, da John Lennon o David Bowie, cito a memoria due nomi, il fatto che ci sia una cordata che passa da certi editori, un nome su tutti Klaus Bonoldi della Universal Publishing, a certi discografici, un nome su tutti Pico Cibelli della Warner, questi nomi Morgan non li fa, ma sono lì, sottotraccia, spiega un po’ il tutto. Insomma, una querelle che ha dato spazio a analisi e dissertazioni, dove, a avviso di chi scrive, che poi sarei io, sembra un po’ a tutti sfuggire il vero punto centrale della discussione. Quello che Morgan, forse in maniera davvero troppo massimalista, aveva buttato lì in faccia a Ambra chiedendole se conoscesse l’armonia.
Ma siccome Francesca Michielin in questa querelle non se l’era cagata nessuno, e vuoi che una che ha fatto dell’essere onnipresente, spesso ad minchiam, il suo core business, ecco che è arrivata anche lei, con Ambra al suo fianco. Nella prima delle serate del sabato sera all’Arca di Milano, ripresa delle serate al Mosso dell’anno scorso, trovata anche simpatica che ha la nostra per sopperire al fatto che di tour non se ne parla, ha annullato le ultime date del suo, che non è che brillasse proprio per vendita di biglietti, per questioni di salute a fine agosto, ma è di nuovo lì, scalpitante, guarita, evviva, nella prima delle serate del sabato sera all’Arca di Milano, con Ambra al suo fianco, ha voluto schierarsi dalla parte dell’amica Annalisa, artista che io stimo, di cui ho sempre evidenziato il talento, anche riguardo a Bellissima, canzone che nel suo specifico, il pop radiofonico, è a mio avviso perfetta, come Mon Amour, lo dico per non essere tacciato di essere di parte, nella prima delle serate del sabato sera all’Arca di Milano, con Ambra al suo fianco, ha voluto schierarsi dalla parte dell’amica Annalisa, andando a cantare, telefonino in mano, perché lei neanche conosce il testo non proprio verbosissimo del ritornello (“Dove vai/ Te ne vai/ Quella volta non dovevi andare via/Ero bellissima”). Non paga di questo, ha non solo detto che lei non gli ha potuto rispondere, a Morgan, lì a X Factor, perché fa la presentatrice, ma che quello che lui ha detto riguardo alla banalità del brano in questione, Morgan ha detto che è una canzone “di una banalità incredibile… che non è niente di che, dal punto di vista armonico non esiste, dal punto di vista melodico non esiste…”, non è vero, perché in realtà, questo ha detto, ci sono dei video sui social che lo attestano, perché parte da un primo grado, un Fa, e poi passa a un Re, un sesto grado, aggiungendo poi “bomba”, manco avesse azzeccato la catena del Dna del dodo, sparito da secoli, così, a memoria. Questo ha scatenato ulteriori polemiche, era inevitabile, perché i molti fan di Annalisa si sono attaccati a questa che è oggettivamente, badate bene, cazzata, perché è oggettivamente una cazzata, per colpire Morgan, così come invece gli hater della Michielin, quelli che magari a ragione le rinfacciano di non essere in condizioni di poter parlare di musica, perché ha alle spalle un misero triennio di canto jazz al Conservatorio, non esattamente una laurea in composizione, perché ha sì diretto l’orchestra al Festival di Sanremo, ma a quella maniera lo potrebbe fare anche un bambino, perché son tutte sequenze e click, e perché l’autodefinirsi polistrumentista solo perché si canta con un timpano davanti, timpano che in alcuni casi neanche viene colpito, o col basso a tracolla non è esattamente l’esemplificazione dell’essere polistrumentisti. Polarizzazioni che si sono aggiunte a altre polarizzazioni, a suon di “i gusti son gusti”, riguardo Bellissima, “ha vinto quattro dischi di platino e tu no” e quel “bomba” su tutto, così, inespoloso come certe cose non dette al pranzo di Natale.
Il punto, però, temo, è un altro. Preso atto che no, non bisogna scrivere una hit per dire che Bellissima, che ripeto come canzone pop radiofonica a mio avviso funziona alla grande, anche grazie all’interpretazione di Annalisa, che ha una voce portentosa e una autoironia livello pro, è una canzone armonicamente molto banale. E preso atto che essere armonicamente banali può evidentemente non essere un ostacolo al diventare una hit del brano in questione. Credo che asserire che una armonia che partendo in Primo Grado poi passi in Sesto Grado sia una bomba è una cazzata invereconda, poi la Michielin ha provato a dire che era una boutade, immagino come la faccenda del fingerpicking dell’anno scorso, per due motivi principali. Il primo, perché la musica tonale, che è quella su cui è costruito buona parte del repertorio pop contemporaneo, sicuramente tutto quello che domina le nostre classifiche, con le canzoni scritte in blocco dai nomi fatti sopra, è in effetti banale, superato già esattamente un secolo fa da Schomberg e Stravinskij, la dodecafonia non è che è stata cancellata da Spotify, facciamo attenzione. E perché, anche rimanendo sulle armonie tonali, la sequenza di accordi del ritornello di Bellissima, Sol minore, Do maggiore, sì, proprio il Do maggiore di cui sopra, Fa, Re minore, per poi passare a Sol minore, Do maggiore, Fa maggiore e Re in settima, è appunto banale, niente di originale, sconvolgente, complicato o complesso. Verrebbe quasi da dire che funziona anche e proprio per questo, la complessità non è necessariamente sinonimo di bellezza né di valore (come non lo sono i numeri, anche se statisticamente avere numeri spesso equivale a essere dozzinali, questo non perché massa sia da guardare con snobismo, ma perché la massa, analfabetizzata dalla musica che passa in classifica, quella imposta dall’algoritmo di Spotify e composta dai soliti noti, ecco, la massa analfabetizzata si trova a avere gusti di merd*). Chi vi dice “è una questione di gusti”, parla di gusto emotivo, che è parte del corredo, ti piace o non ti piace una canzone perché ti passa delle emozioni, o magari ti diverte, ma esiste un gusto oggettivo che è appunto oggettivo, chi lo nega lo fa perché ignora. Se un giro è armonicamente sbagliato, perché l’armonia, le variazioni stesse di Stravinskij che negavano le armonie tonali lo attestano, è basata su codici numerici, è sbagliato, potrà anche emozionarvi, ma sbagliato rimane, come chi dovesse trovarsi a scrivere una frase che vi tocca il cuore ma è piena di errori ortografici. Morgan, in un video che ha postato sui social, dice che parte della colpa della china che la musica leggera italiana ha preso è colpa degli accademici che si sono rifiutati di canonizzare la forma canzone, in realtà la forma musicale più diffusa al mondo, sottolinea giustamente. Non avendola formalizzata, quindi non avendo stabilito dei canoni dentro i quali iscriverla, non è possibile, almeno formalmente, dire cosa sia o cosa non sia una canzone, come invece avviene, per dire, con le sonate, i lieder, i walzer e via discorrendo. Altra causa, secondo Morgan, è dovuta agli autori, sempre loro, che scrivo la parte musicale delle canzoni, le composizioni, senza conoscere la musica, parla di armonia e quindi di melodia, andando quindi a usare sempre i soliti quattro accordi, da cui si possono tirare fuori solo armonie e melodie banali. Anche qui, tutto vero. Se usi un paio di colori primari le sfumature che potrai tirare fuori sono più limitate che se li usi tutti e tre e ci aggiungi bianco e nero, è scritto. Io aggiungo che i paletti ristretti dentro i quali i compositori che scrivono le canzoni si trovano a muovere, sono dettati proprio dall’algoritmo di Spotify, che circoscrive molto gli standard utilizzabili, fatto dovuto agli strumenti che spesso chi ascolta Spotify usa, gli smartphone, quindi un taglio a frequenze alte e frequenze basse, una omologazione dei suoni usati per gli arrangiamenti, nonché dei bpm utilizzabili per il ritmo. Prendi tutti questi elementi e li shakeri e avrai un disastro, se vogliamo provare a guardare alla musica come a una forma d’arte, questo Morgan prova a fare, certo nel luogo meno idoneo al caso, X Factor. Avere un giudice che parli di dodecafonia in un programma che altrimenti è tutto un “Regaz” e un “Votate come draghi”, dovrebbe essere guardato da tutti come un brandello di speranza cui attaccarsi, invece no, si percula la competenza, si parla di Morgan come di uno sciamannato che in realtà non pubblica più dischi da una vita e che in fondo ha scritto solo Altrove (come se i Bluvertigo non esistessero e essere comunque un divulgatore non avesse peso e valore). Io, che non ho scritto neanche una hit, lo dico nel caso Simonetta volesse blastarmi, però ho in casa un pianoforte, due chitarre classiche, una elettrica, due acustiche, un basso a cinque corde, un ukulele, e una armonica a bocca in la minore, in passato ho studiato clarinetto, violoncello e pianoforte, ho scritto una trentina di libri di musica, oltre altri sessanta di altro tema, sono alto un metro e settantacinque e peso decisamente troppo, io, per parte mia, non avrei attaccato Annalisa come esempio di vacuità, in passato l’ho difesa da Gino Castaldo che la sbertucciava, lo avrei fatto anche stavolta, non fosse che mi sembra era e sia in ballo ben altro, cioè la concezione di cosa la musica e anche la musica leggera realmente sia, e di come trattarla come un prodotto, svilendola, non sia affatto utile, neanche al programma stesso, che magari si alimenterà pure da queste polemichette social, ma ne esce come un luogo abitato da un dandy (due se ci si metti anche Il solito dandy) che la musica la conosce, e troppa altra gente che parla tanto per sentito dire.