Ho terminato la visione de La regina degli scacchi, la miniserie in onda da novembre su Netflix e che secondo molti è un piccolo capolavoro.
A mio dire si tratta di un prodotto ben fatto, godibile e - se conosci gli scacchi - nemmeno così strampalato. Nel senso che gli attori non muovono i pezzi sulla scacchiera come farebbe un bambino di due anni con dei mattoncini Duplo giganti in mano, mentre cerca di schivare il cucchiaio che lo imbocca durante la cena.
Poteva succedere. Non è successo. Buon per noi.
Ma non divaghiamo.
La regina degli scacchi è bello, ma non è un capolavoro televisivo. Diciamo così: lo guardi volentieri, ma non ti fa venire voglia di cucinare metanfetamina, per mettere in chiaro cosa intende col termine “capolavoro” chi vi sta scrivendo.
C’è una lettura in particolare che più di tutte mi ha affascinato di questa serie ed è la praticamente perfetta sovrapposizione di alcune linee narrative che possiamo trovare sia ne La regina degli scacchi sia ne la saga di Rocky. Fino a Rocky IV almeno.
Da qui in avanti se non avete ancora visto la serie ci potrebbe essere il rischio di qualche spoiler. Vale anche per chi non ha ancora visto Rocky, ma Rocky IV è uscito nel 1985 e se non lo avete ancora visto in 35 anni non credo che sarà un problema. E comunque - lasciatevelo dire - non sapete cosa vi siete persi.
Prima di tutto c’è un disagio sociale che accomuna i due protagonisti. Beth (la regina degli Scacchi) che deve superare il trauma di una madre suicida e dell’infanzia in orfanotrofio e Rocky che tira a campare recuperando crediti per un boss di Philadelphia.
Poi c’è il talento e la sua gestione che in questo caso rappresenta l’ascensore sociale, il riscatto. Con gli scacchi posso diventare qualcuno, posso farmi notare dai ragazzi, posso emanciparmi, posso pretendere rispetto sembra a un certo punto pensare la protagonista.
Per Rocky invece è tutto dentro la boxe che pratica a livelli medio-bassi, ma poi arriva l’opportunità della vita attraverso una trovata pubblicitaria dello staff di Apollo Creed. Una trovata che dovrebbe rimetterlo a galla, fargli guadagnare qualche soldo e invece – BOOM! - gliela travolge cambiandogliela dalla notte al giorno.
Ci sono i lutti che segnano la carriera e la vita dei due. La mamma di Beth suicida di cui abbiamo già detto e il custode dell’orfanotrofio, il signor Shaibel, colui che le ha insegnato il gioco, le mosse, le aperture. Praticamente il suo mentore.
Dal lato dello Stallone italiano dobbiamo passare per la morte di Mickey l’allenatore che cura e maltratta il campione come un figlio e poi la morte più stupida* e discussa della storia del cinema: quella di Apollo Creed. Un’altra trovata pubblicitaria dello staff del pugile che stavolta non gli fa perdere il titolo ma direttamente la vita. Per fare lo sbruffone con Ivan Drago si presenta a un match di esibizione vestito come lo zio Tom e viene ammazzato alla seconda ripresa.
[* a proposito di morti stupide del cinema e della tv vale la pena segnalare la morte del padre di Dawson (parliamo di Dawson’s creek) che muore perché gli casca il gelato mentre sta guidando, si china a raccoglierlo e sbam. Morto. Tra l’altro l’attore che interpretava Mitch Leery nei primi anni ‘90 divenne famoso in Italia per l’interpretazione di Flash, il super eroe. Un super eroe morto per un gelato cascato mentre guida macchina. La peggior cosa degli anni ‘90. Totalmente.]
Il tuo avversario che diventa il tuo allenatore. Succede a Rocky con Apollo nel terzo film della saga e succede a Beth con l’ex campione degli US Open Benny Watts.
... e che ti porta nella sua città per allenarti meglio. Los Angeles per Rocky e New York per le Regina degli scacchi. Funzionerà per entrambi, in fondo, cambiare aria.
E poi ci sono i russi da battere. E non potrebbe essere diversamente. Se ambienti una storia che parla di scacchi negli anni ‘60 non puoi non metterci dentro dei russi. Così come Rocky. Se ambienti un colossal nel momento più florido dell’America reaganiana non puoi non buttarci dentro uno scontro epico con un pugile russo.
E i russi che perdono. Sì, alla fine vincono sempre gli americani. Ma non senza difficoltà. Beth prima di vincere, perde due volte contro Vasily Borgov e Rocky deve assistere alla morte di Apollo per mano di Ivan Drago. Fun Fact: le vittorie contro i russi avvengono in entrambi i casi su suolo russo. Addirittura Rocky combatte la sera della vigilia di Natale in Russia in una delle lotte più epiche della storia del cinema.
E alla fine i russi che tifano per gli americani. Perché se io sono cambiato e voi siete cambiati allora tutto il mondo può cambiare. Credo che basti questo. Applausi, lacrime, sorrisi, titoli di coda. Ci fossero stati Beth E Rocky durante la guerra fredda, forse ne saremmo usciti prima. Tanto prima. E pure migliori.
Su Facebook mi hanno fatto notare che La regina degli scacchi è una serie tratta da un libro uscito nel 1983 mentre Rocky IV è del 1985 e che quindi tecnicamente sarebbe Rocky a ispirarsi e non viceversa. Tutto vero e giusto, ritengo però che nessuno abbia copiato nessuno e che si sia solo seguito un canovaccio: se parli di scacchi nei Sessanta parli pure dei russi. Se parli di boxe nel 1985 forse devi far scontrare il tuo personaggio con un cattivo russo. That’s all folks!
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