Dagospia dà come certa la nomina di Luca Beatrice a presidente del Maxxi. Noi di MOW crediamo ciecamente a Dago e ci rallegriamo per questo rumor. Anche perché la competizione è col paludato Antonio Monda e non solo di paludati, da Gennaro Sangiuliano ad Alessandro Giuli, ce ne sono fin troppi ma per di più Antonio Monda ha eccessive buone frequentazioni e a noi piacciono quelli che frequentano i peggiori bar di Caracas, altrimenti che arte e cultura è? Luca Beatrice, invece, mischia allegramente alto e basso. È molto gradito al Giorgio Meloni (nel senso di presidente del consiglio al maschile) da quando rinunciò di presentare un suo libro durante un evento più o meno artistico in cui si esponeva una Giorgia Meloni col fascio Littorio tatuato in stile Tamara de Lempicka che era davvero brutto e il Beatrice, giustamente, lo paragonò a una vignetta satirica: speriamo in un suo scritto sulla satira come arte, se fatta bene, esempi non ne mancano e non dobbiamo suggerirli noi, a parte il fatto che fu tra i primi ad elevare a dignità artistica il nostro amato Drive-In e a dare la meritata patente di artista ad Antonio Ricci.
Luca Beatrice è un curatore di mostre, un eccelso saggista, e ha già avuto incarichi pubblici che non citiamo perché gli incarichi pubblici sono quanto di più distante dall’arte possa esserci anche se tutti teniamo famiglia (la mia è composta da 36 gatti, registrati burocraticamente come colonia, e 6 cani). Il problema semmai è che, come molti scrivono, la gestione Alessandro Giuli è stata fallimentare, con calo di sbigliettamento rispetto alla gestione Giovanna Melandri e aumento di consulenti spropositato. Non era spropositata invece la consulenza di Luca Beatrice che doveva portare al Maxxi idee per mostre che, mi pare, siano state disattese. Nominerà il Giuli nell’infopiatta (secondo me è terrapiattista) uno in grado di fargli fare una gran malafigura? Secondo Dagospia sì, e noi gli crediamo. L’unica pecca di Beatrice, a quanto ricordo, fu un’esaltazione della Venere di Botticelli come influencer. Ma scrive per Libero, nessuno è perfetto e anche io ho scritto per Libero e insomma se un giornale è schierato mica puoi scrivere che la Venere di Botticelli come influencer è una grandissima minchiata come poi si è dimostrata. Ha parlato bene del Burning Man, l’evento annuale nel deserto del Nevada, e questo ci rende felici, con le seguenti parole: “E se fosse proprio il Burning Man l’opera d’arte più rappresentativa di questo ventennio abbondante che nel nuovo secolo ancora non sembra avere offerto indicazioni precise su ciò che è e potrebbe essere la creatività contemporanea?”. Non so se Beatrice avesse presente, mentre scriveva, la desertificazione. Qui in Sicilia siamo in piena siccità e un desalinizzatore sarebbe una installazione artistica preziosissima. Ma sì: vestiti di stracci, strafatti ed aspettando che la seconda legge della termodinamica faccia implodere il sole è la realtà che viviamo ogni giorno anche senza rendercene conto. L’accoppiata Maxxi-Beatrice ci sembra l’unica praticabile, e Beatrice ci sembra l’unico critico-curatore in grado di esprimere l’anima di questo spazio, ossia l’arte nel ventunesimo secolo. Auguri!