Sarà che dopo due anni e passa di pandemia tutti abbiamo molta voglia di rilassatezza, sta di fatto che mai come quest’anno la leggerezza e l’amore sembra essere nell’aria, manco l’avesse sparata un qualche adepto di una setta guidata da un santone obeso e con la barba lunga. Ecco quindi, parliamo di musica, un florilegio di canzonette usa e getta, spesso in condivisione, anzi, sempre in condivisione, tutti amici di tutti, per dirla con il Carlo Verdone di Un sacco bello, un uomo, una donna, un uomo una donna, una donna una donna, e via discorrendo. In questa nuova lettura del contemporaneo, e non poteva che essere così, nell’anno del Signore 2023, un ruolo primario lo giocano rapper e trapper, tutti intenti a collaborare tra loro e, spesso e malvolentieri, almeno per chi ascolta, con artisti pop. Una nuova grande estate dell’amore. Come una sorta di orgia gigantesca, consumata sotto gli occhi, o gli orecchi, di tutti, lui che bacia lei che bacia lui. Insomma, ci siamo capiti. Poi però, e per fortuna, succede che qualcuno decida di rompere questo incanto, come una giovane Aurora che si punga con l’ago del fuso. Lì dove fino a un secondo prima era tutto un cocktail, una discoteca italiana, un balla che ti passa, arriva come uno di quei temporali equatoriali che tanto va di moda ultimamente, Luca Imprudente, in nomen omen, in arte Luché. È lui che ha appena pubblicato l’ultima, per ora, puntata di un dissing iniziato prima del Covid con Maurizio Pisciottu, in arte Salmo. Piccola notazione anagrafica, Luché ha quarantadue anni, Salmo trentanove, non esattamente gente che frequenta l’asilo, ma quel che Luché fa in Estate demmerda 2, in sostanza, è il corrispettivo in gran bella forma, va detto, di una classica lite infantile, solo che invece che aspettare che arrivi la maestra e dividere i contendenti, stavolta finisce proprio a vaffanculo. Era già accaduto nel 2019, quando Luché aveva commentato, male, un post vagamente tronfio di Salmo, nel quale si sparava un po’ di pose definendosi il numero uno, e da lì era scattata tutta una serie di risposte via stories, con il rapper sardo a accusare Luché di non saper rappare dal vivo, e il rapper napoletano a rispondergli che lui era bravo, e che piuttosto era Salmo a avergli copiato delle barre e una base sul suo Machete Mixtape. Il tutto condito da “io non ho mai ascoltato la tua musica, ma fai cagare”, “io non so neanche una tua canzone, ma comunque è una merda” e via discorrendo.
Un dissing in puro stile rap, certo, di quelle che in America ha portato a parecchi morti, si pensi a 2Pac e Biggie morti in strada, ormai una trentina di anni fa, e che da noi ha avuto bei picchi, penso a Fibra contro un po’ tutti, da Vacca a Tormento, Marracash e Guè contro Fedez, Beba contro Chadia Rodriguez. Un dissing che però, fino a ora, si era speso via video, a parole dette, ma che ora passa ai fatti, cioè dentro le rime di una canzone. Una bella badilata in faccia, certo, con tanto di sputtanamento finale, prima con un feat della voce di Salmo che giustifica il suo aver mandato un messaggio a Luché per fargli i complimenti, e poi lo stesso Salmo che lo introduce a un live di Napoli come una leggenda. Una canzone, certo, uscita in rete, dice Luché, rivendicando il non volerci lucrare su, come se oggi le canzoni uscissero ancora in formato fisico, ma che nei fatti farà sicuramente sfaceli, dividendo il pubblico di appassionati in due fazioni, chi dalla parte di Salmo, per altro perculato anche per aver regalato diecimila biglietti in occasione del suo famoso concerto di San Siro, chi da quella di Luché, accusato a suo tempo di essersi autodefinito re di Napoli, ma su questo il rapper si è già spiegato a suo tempo. Molti di chi parteggerà per Luché dirà che Estate Demmerda 2 era atto dovuto, visto il riferimento al telefono inglese contenuto nel 64 Bars che pochi giorni fa Salmo ha fatto in compagnia del produttore Luciennn, infatti nel 2019 più volte Luché aveva fatto riferimento al suo telefono inglese, ma Salmo aveva già avuto modo di spiegare che non era sua intenzione riaprire la faida, era giusto un raima.
Non fosse che il dissing è un’arte, figuriamoci se chi scrive questo articolo, che di dissing ne ha ricevuti, finito dentro una barra di Emis Killa, anni fa, come dentro una di Miss Simpatia, ma ne ha anche fatti parecchi, con i suoi articoli, e ora smetto di usare la terza persona che mi sembra di essere Maria Grazia Cucinotta, verrebbe quasi da ricordare ai diretti interessati che superati o alle soglie dei 40 anni forse sarebbe il caso di smetterla di fare i bambini capricciosi, anche perché, suvvia, un conto è dirsele di santa ragione, ma che almeno ogni tanto si passi alle mani. Poi però a ben vedere il dissing, se fatto come si deve, volendo anche solo con mestiere, è qualcosa che genera economie e diverte, si pensi a Vittorio Sgarbi che sui dissing a suon di capra capra capra ci ha costruito una parte del suo impero, quindi ben venga una canzone estiva che invece che inneggiare al ballare in discoteca sia un vero e proprio inno allo sfottò, nella speranza che arrivi presto una risposta pepata di Salmo e che si porti via le fragole di Achille Lauro e tutte quelle robettine che ci ammorbano da settimane dentro le radio. Per ora a tappeto c’è finito Salmo, e anche buona parte dei sedicenti tormentoni, vediamo come risponde Lebonwski. Con le mani, con le mani, con le mani, giù botte.