I cantanti italiani sono colpiti da una malattia cronica: fare gli stadi. Anche se la location è molto più grande di loro e del loro pubblico, più o meno pagante (leggi Blanco). Si potrebbe gridare all'azzardo, ma in ballo c'è molto di più. Fare gli stadi, infatti, è diventato un biglietto da visita che accresce il valore dell'artista, e se non c'è un numero reale per riempire, qualche escamotage si trova comunque. Dai biglietti venduti a prezzi irrisori se non addirittura regalati, a quella storia stra-nota del secondary ticketing, tornata a galla coi Coldplay, Måneskin (e lo stesso Blanco), vale a dire ticket a prezzi assai aumentati, quasi in contemporanea alla messa in vendita ufficiale, che fa pensare a qualcosa di strano, come se di mezzo ci fossero gli stessi promoter. Ah.
Poi ci sono quelli che riempiono davvero i grandi spazi. Vasco su tutti, un caso a parte, l'unico capace di mettere d'accordo più generazioni, che ha staccato 450mila tagliandi in appena undici città. Record su record. Infine Niccolò da San Basilio, Ultimo in pratica, che malgrado il secondo tour glorioso sul prato verde, si concentra sulle poche voci contro della stampa. Una storia vecchia, anzi vecchissima, in realtà, e cominciata quando il “ragazzo Mahmood” gli sfilò la vittoria di Sanremo da sotto il naso (2017), con conseguente botta e risposta in conferenza stampa (ormai entrato nella storia). E l'applauso al suo quarto posto quest'anno, e la manciata di pezzi (un paio) che non si sperticano in lodi hanno fatto il resto, portandolo a proiettare sul maxischermo della data zero alcuni titoli critici (uno anche di MOW), col sottofondo della sua Canzone stupida rivisitata. “Un gesto inutile e stupido”, lo redarguisce Marco Molendini, tra i più accreditati critici musicali, con cui facciamo il punto su questa prima tranche di megaconcerti all'aperto.
Vasco ha appena chiuso una tournée trionfale, 450mila biglietti staccati in appena 11 città.
“È sempre il più grande, non ci sono paragoni, i numeri sono dalla sua, e nonostante gli anni e la frequenza degli appuntamenti. Una posizione inattaccabile”.
Qual è il suo segreto, il repertorio, la fidelizzazione?
“La capacità di aver stretto un legame così forte con il pubblico, che rinnova ogni volta. Poi è sempre coerente con sé stesso, e questo piace anche ai giovani”.
Quest'anno non è passato per San Siro, ma non ha risparmiato una frecciatina ai colleghi ‘superstar’; e in effetti c'è il pienone: Ligabue, Coldplay, Blanco, Måneskin, Pinguini Tattici Nucleari, Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Ultimo, Pooh...
“Ormai lo stadio lo fanno tutti, c'è un'inflazione, anche chi ha una carriera brevissima riesce a posizionarsi”.
Si riferisce ai Måneskin e Blanco?
“I Måneskin non sono innovativi, ma hanno fatto comunque un percorso. Blanco, invece...”
Tra l'altro fatica a riempire.
“Di fondo è una spinta ad accreditarne il prestigio, e poi se non vende, ci sono tanti metodi per riempire, biglietti regalati, dimezzati… non è certo il primo”.
Debutto negli stadi, si diceva, anche per i Pinguini Tattici Nucleari.
“Rispetto a Blanco sono a un altro livello”.
Insomma, Blanco negli stadi proprio non lo accetta.
“Non so come faccia il pubblico a seguire quest'offerta, a fine stagione faremo il bilancio vero, quello degli incassi”.
Come giudica Ultimo che fa il dito medio alla stampa, a suo dire critica, alla prima negli stadi?
“Un gesto stupido e inutile, non aggiungo altro”.
Passiamo ai Coldplay, ospiti sia a Milano che a Napoli, che hanno riacceso l'attenzione sul bagarinaggio; ricorderà un'inchiesta di qualche anno fa che finì a capo delle stesse agenzie di promoter, allora Live Nation, poi assolta.
“Ricordo quell'indagine, sono aziende che si basano sul mercato, sul profitto, se possono guadagnare di più non si tirano indietro”.
È un dubbio che persiste, che siano proprio i promoter.
“Non si può asserire con certezza, ma è un meccanismo che funziona così: se c'è richiesta, alzano i prezzi”.
Tiziano Ferro è tornato negli stadi, e riempie.
“Almeno per ora, poi bisogna mantenere il pubblico. Prendi Ligabue...”
La sorprende la sua lieve flessione?
“No, ha fatto tanto, ma la luce della sua stella è meno luminosa di qualche tempo fa, anche perché se non imbrocchi più il repertorio...”.
Tra i vari concerti negli stadi chi avrebbe visto o vedrebbe volentieri?
“Coldplay e Vasco; per il resto posso farne tranquillamente a meno. Chiaro, no?”.