Blanco da record? Questa storia degli stadi vi è sfuggita di mano. Anche questa storia di portare a suonare artisti, chiamiamoli per comodità minori o più giovani, a suonare in posti più grandi della loro “capacità”, vi è sfuggita di mano. Esistono delle tappe, che uno dovrebbe percorrere, passo dopo passo, fino a raggiungere il traguardo. Quella faccenda della gavetta, avete presente?
Una volta gli stadi, specie per gli artisti italiani, erano il punto d'arrivo di una carriera strepitosa, il culmine che permetteva di non “sprecarsi” in altri luoghi - come palasport, teatri - e concentrare i proprio fan in posti capaci di accoglierne fino a 10 volte tanto. Una volta, appunto. Da qualche anno a questa parte, invece, lo stadio non è più inaccessibile, ma spalancato (quasi) a chiunque, basta avere un pezzo (o giù di lì) in classifica, un buon manager e un buon promoter. Alla faccia!
Perché tutto questo? Perché fare gli stadi è come un biglietto da visita che permette di accrescere il proprio status e di conseguenza il proprio valore. E pazienza se poi si riempie a suon di biglietti “regalati” (finti sold out) o peggio ancora ci si ritrova a meno di un mese dal via con ancora ampissima disponibilità. È il caso di Riccardo Fabbriconi, questo il vero nome di Blanchito, che già a un passo dal lancio del nuovo disco, Innamorato, se la passava malino. Costretto ad annullare l'appuntamento del 23 giugno all'RFC Arena di Reggio di Emilia (Campovolo) - a cui avrebbe aderito - per motivazioni tecnico-produttive, come da stringato comunicato stampa (di Vivo Concerti). Del resto c'è chi in tempi di magra, come raccontava il buon Monina, si “ammalava” (all'improvviso) persino.
Stando ai fatti, di biglietti non venduti per il suo debutto negli stadi - due date (a stracciare il primato di Ultimo) ce ne sono tanti. Ma tanti davvero, specie per l'Olimpico (vedi allegato), con interi settori ancora vuoti. L'artista più giovane (a 20 anni) a “riempire” (si fa per dire) San Siro, se ne torna quindi con le pive nel sacco, e guarda dal basso chi quei numeri se li può permettere davvero. Vasco in primis, un caso a parte, ma anche i Pinguini Tattici Nucleari (altri debuttanti), tra le principali certezze della discografia italiana, che anche gli amanti dei paragoni, ad alzare il tiro, li chiamano i nuovi 883, capaci di richiamare gli adolescenti, ma anche mamma e papà. Non un piccolo particolare.
A ben vedere, dunque, dai club agli stadi il passo non è (sempre) così breve. Ancora più complicato poi dopo quello sfogo “rock” di Sanremo - i calci alle rose per intenderci - che da gigantesco passaggio promozionale si è trasformato in una sorta boomerang, a cui nulla può nemmeno il duetto strategico con (sua maestà) Mina. E questa è la dimostrazione lampante che l'esperienza, il tempo, la crescita, non sono un optional marginale.