L'omaggio dei Coldplay a Napoli, e per mano della sua canzone più rappresentativa, campeggia sui social e titoli dei quotidiani. C'è chi lo considera un tributo meritato, chi una scontatissima ruffianata. Insomma, un'opera messa su a puntino per ingraziarsi il cuore dei napoletani, che alle prime note di quel capolavoro che è Napule è, di Pino Daniele, si sciolgono in pianto. Chris Martin canta in napoletano, o almeno si impegna, e il coro dei 47mila accompagna il suo esordio italiano del tour mondiale.
Fosse solo questo, nello stadio delle leggende la passione continua per tutta la serata. Dal saluto iniziale in dialetto (e chi se ne frega della pronuncia), “grazie guagliune, ve vulimme bene”, alla sciarpa azzurra attorcigliata al collo che accompagna il coro “siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi”. Poi Chris fa salire sul palco un ragazzo del pubblico (che scopriamo essere un giovane musicista) portandolo al microfono per cantare Everglow e lui, emozionatissimo ma non troppo, grida di nuovo “Forza Napoli”.
“Grazie per averci accolto come quattro Maradona”, i campioni del superpop ci sanno fare, e tirano in ballo un altro amatissimo da quelle parti; i braccialetti dati all'ingresso sono la coreografia, i palloni colorati volano sul pubblico, e i momenti di fuochi d'artificio fanno da sfondo a una scaletta che ripercorre una carriera straordinaria.
Ma non manca la nota stonata, alias chi testimonia l'incapacità della città di gestire un evento di tale portata. Un’occasione mancata: dalle corse extra inesistenti (bus, treni e quant’altro) per accompagnare gli ultimi che lasciano lo stadio, ai pochissimi taxi ancora in circolo, se non pure sgarbati. Scrive un utente: “disorganizzazione totale dopo il concerto dei Coldplay a Napoli; gente ammassata fuori dalla stazione, gente che piange sulle panchine perché non sa come tornare a casa… non sono state messe altre linee di bus. I taxi si rifiutano di portarci”. E un altro fa eco: “Ammettete che per un concerto del genere c’era bisogno di un piano adeguato di trasporto. Io sono sempre stata al nord per i concerti, e non ho mai avuto problemi a tornare a casa”. Morale? Conclude qualcuno: “se andate al concerto oggi, prenotate un taxi o un uber prima (meglio abusivo) perché lì non vi prenderà assolutamente internet”.
Non solo, l’organizzazione discutibile comincia prima dello start, e l’ingresso iniziale previsto alle 15 slitta alle 17, con conseguenti malori e altro degrado, per la mancanza di bagni chimici all’esterno.
Per non parlare di quelle centinaia di posti vacanti in mezzo al prato. Dove sono finiti gli acquirenti, sono tutti a casa ammalati? La filastrocca è risaputa, quei movimenti truffaldini che rispondono al nome di bagarinaggio online. “Questa farsa dei biglietti finirà?”, si chiede un fan; “gente che aspetta di ascoltarli dal vivo e non ne ha possibilità...”. Qualcuno gli spiegherà che alcuni di quei ticket invenduti (e rimessi in vendita inizialmente su circuiti secondari al triplo, se va bene) sono stati quasi regalati (alla fine) a prezzo stracciato, e altri ancora sono finiti (300) al Comune, ai “più bisognosi”? Napule è...