È il giorno del Premio Strega, il riconoscimento più ambito dagli scrittori italiani, ma nello scorrere la sestina dei finalisti – così come la lista dei candidati -, non abbiamo notato colui che si autodefinisce “il più grande scrittore vivente”. Un errore? Una svista? Un complotto? Così lo abbiamo contattato. Massimiliano Parente, autore della mastodontica Trilogia dell’Inumano (1665 pagine) e di altri bestseller decisamente più alla portata di tutti, da ultimi Parente di Vasco e Tre incredibili racconti erotici per ragazzi, non è arrivato a tanta considerazione di sé senza avere fior di riscontri. Vittorio Sgarbi e Aldo Grasso lo hanno definito un “genio”, solo per citarne alcuni. Eppure, in certi “salotti bene” della cultura non lo troverete mai. Quando gli chiedo una intervista sullo Strega mi risponde: “Speravo sulla relatività generale”. Ma in un mondo dove sembra vietata la critica, è l’unico che non ha peli sulla lingua e snocciola nomi e cognomi. Tanto che ha appena avviato una rubrica su YouTube: “Libri di merda bellissimi”, dove fa a fettine illustri colleghi con le sue recensioni: imperdibili quelle su Michela Murgia e Alessandro Baricco. E così, su quello che è universamente riconosciuto come il premio letterario più prestigioso d'Italia e che gode di una consolidata fama in Europa e nel mondo, ci tiene a precisare “È truccato”. Ci spiegherà i motivi. A nulla è valso metterlo in guardia: “Voglio farti litigare con tutti”, perché sono arrivato tardi: “Non credo ce ne siano molti con cui non l’abbia già fatto”. Bene, possiamo cominciare.
Sul candidato 1, 2 e 3: "Prendi una pagina di Bazzi e dopo leggi una pagina di Carofiglio e una di Mencarelli e trova le differenze"
Ti ritieni il più grande scrittore italiano vivente eppure al premio Strega, considerato il più ambito dagli scrittori, non sei stato menzionato. Come te lo spieghi?
"Mi avrebbe stupito il contrario. Una volta mi è stato offerto di partecipare, da Newton Compton. È che gli ho ritirato perfino l’opera su cui volevano dei cambiamenti per addolcirla, anzi che la riscrivessi proprio per farla diventare un “libro da Strega”, li ho mandati affanculo e l’ho pubblicata con Mondadori. E stiamo parlando della terza parte della Trilogia dell’inumano, mica di un libro di Carofiglio o della Parrella. Le persone comuni non conoscono i meccanismi del Premio Strega, credono sia un premio per le opere migliori. Tanto per cominciare il libro da candidare lo scelgono gli editori, e gli editori candidano il libro più vendibile e che sia più Midcult possibile. È quella narrativa banale destinata al pubblico medio che il pubblico medio crede sia letteratura. E poi c’è una giuria che di fatto ormai è controllata da Mondadori, fatta di zombi vecchi con il pannolone e anche nuovi zombi che sono stati morsi dai vecchi. Lì entra in gioco il potere dell’editore nel controllare la sua quota di giurati e il leccaculismo dei candidati, frequentatori dei salotti degli zombi. Devi essere innocuo, ruffiano, e produrre libri per casalinghe, per questo non è mai stato candidato né premiato uno scrittore vero. I giochi tra l’altro vengono fatti a tavolino con un anno di anticipo. Un giorno Mario Desiati mi disse: mi hanno proposto di partecipare al prossimo Strega, ma di arrivare terzo. Ho accettato. Dopo dieci mesi, finì in cinquina e arrivò terzo".
Neanche Aldo Busi o Alberto Arbasino furono mai presi in considerazione, cosa non funziona nella selezione?
"Perché sono scrittori veri. Se ti guardi indietro negli ultimi venti anni ti rendi conto che non è mai entrato uno scrittore vero, per i suddetti motivi. Non solo Busi e Arbasino, ma neppure Barbara Alberti, Isabella Santacroce o Piersandro Pallavicini. Pensa che io in venti anni che pubblico opere studiate anche nelle università, non sono mai stato citato una sola volta su Repubblica. Una volta il più grande astrofisico italiano, Nanni Bignami, mi citò in un suo articolo, e io gli dissi che avrebbero cancellato il mio nome. Scommettemmo una cena, ovviamente vinsi io. Cosa c’entra questo? Repubblica è fondamentale. È il club di questi morti di sonno, impiegati della narrativa omogeneizzata, se vai a vedere orbitano tutti in quel salotto lì. C’è ovviamente anche il salotto del Corriere della sera, ma spesso sono due vasi comunicanti. Ma non basta essere nel salotto giusto, devi essere anche giustamente mediocre. Pensa che in questi ultimi venti anni sono uscite opere mastodontiche e fondamentali come la nuova scrittura di Fratelli d’Italia, Canti del Caos di Moresco, la trilogia di Desdemona Undicesima di Isabella Santacroce, la mia Trilogia dell’Inumano, e intorno le formichine del Ninfeo di Villa Stocazzo hanno continuato a entrare e uscire dal loro formicaio per premiarsi a vicenda".
Ricordo che in una passata intervista mi dicesti: “Il premio Strega è truccato”.
"È quello che ti ho appena detto. Il mio amico Silvan dice che il trucco c’è ma non si vede. Qui il trucco c’è e si vede. Un club di moribondi mediocri che premiano impiegati leccaculi mediocri proposti da editori che scelgono il libro giusto per tirare su cinque o diecimila copie in più".
Analizzando i sei finalisti, c’è qualcuno che spicca?
"È venti anni che stronco i libri di chi finisce allo Strega, ho deciso di leggere solo romanzi importanti, se finiscono lì è garanzia della loro mediocrità. È questa l’utilità dei premio Strega. Li ho sfogliati comunque tutti, guarda la lingua, la struttura delle frasi, la scelta delle parole, sono tutti intercambiabili, e tutti già dimenticati sul nascere. Vogliono il loro momento di celebrità, glielo diano".
Sul candidato 4: "Ferrari vince. Lui non volendo morire direttore editoriale vuole morire scrittore pubblicando un’altra opera inutile. Le relazioni le ha, si è fatto amico tutti"
Febbre di Bazzi?
"Prendi una pagina di Bazzi e dopo leggi una pagina di Carofiglio e trova le differenze".
Così ne hai già recensiti due. Ragazzo italiano di Ferrari?
"Gian Arturo Ferrari me lo ricordo bene perché fino a che c’era lui in Mondadori come dirigente non potevano pubblicare me, e sai perché? Perché stroncai pesantemente Saviano, che era la gallina delle uova d’oro della Mondadori, e lo feci sul Giornale, che è in parte di Mondadori ma mi lascia libero di scrivere quello che voglio. Altro paradosso, il Giornale è anche di Berlusconi, ma Saviano in Mondadori contava di più. Tornando a Ferrari è perfetto per vincere il Premio Strega, non volendo morire direttore editoriale vuole morire scrittore pubblicando un’altra opera inutile. Le relazioni le ha, si è fatto amico tutti, punto su di lui, dopo una vita di rigore relazionale ha diritto al suo rigor mortis stregato".
Tutto chiede salvezza di Mencarelli?
"Prendi una pagina di Mencarelli, leggila dopo una di Carofiglio e una di Ferrari e capirai perché penso la stessa cosa di tutti".
Almarina di Parrella?
"Idem come sopra".
Il Colibrì di Veronesi?
"Diciamo che è bravissimo, merita di vincere. Le sue opere hanno cambiato la storia della letteratura, è un genio. Ma la verità non te la posso dire perché il suo editore è Elisabetta Sgarbi, che è anche il mio. Mi appello al quinto emendamento".
Sul Candidato 5: "La verità su Veronesi non la posso dire perché il suo editore è Elisabetta Sgarbi, che è anche il mio"
Hai da poco avviato una rubrica su YouTube che si intitola “Libri di merda bellissimi” in cui analizzi alcuni degli scrittori che vendono di più, ma metti in evidenza le loro lacune. Come mai hai deciso di farti tanti nemici in un mondo in cui di solito è vietato criticare?
"Proprio perché è vietato criticare, proprio perché tutti questi sono solo gente che fa carriera, una carriera effimera, momentanea, che richiede molto uso della lingua, non nella pagina ma nella vita, come se lavorassero in banca. In fondo faccio quello che fanno gli scienziati per esempio contro gli omeopati, denuncio l’omeopatia narrativa, e anche il carrierismo. Non ti credere, parlano tutti male tra di loro, ma solo in privato, ai tempi in cui ancora uscivo di casa qualcuno l’ho visto, l’ho sentito parlare. Ma sono mossi solo da invidia, criticano chi è come loro in privato ma in pubblico no perché tutti potrebbero servigli un giorno. Io non ho questo problema, per cui posso farlo pubblicamente, non mi serve nessuno".
In uno degli ultimi video hai esaminato la “baricchità”. In cosa consiste?
"La spiego nel video, nell’idea della letterarietà, di essere letterari. Quando non sai scrivere, quando non hai un talento, ti puoi rifugiare nella letterarietà, che è usare la cassetta degli attrezzi delle metafore kitsch per far credere di essere uno scrittore. Una famiglia va a cena? Ci va, scrive Baricco, come un fiume carsico che va verso la luce. Ma vaffanculo te e il fiume carsico. Ovviamente libri del genere vanno bene per il pubblico medio, perché chi non sa scrivere vende a chi non sa leggere".
Quindi la Scuola Holden per te è il tempio della fuffa?
"È utilissima se uno ci va pagando diecimila euro per imparare come non si scrive".
Proviamo a mandare un messaggio a Baricco: se lo incontrassi, cosa gli chiederesti?
"Di continuare a essere Baricco, cos’altro potrebbe fare?".
Uno dei tuoi bersagli preferiti è anche Michela Murgia. Cosa non sopporti della sua scrittura?
"Tutto, quello che scrive, come lo scrive, quello che pensa. Ha perfino avuto una rubrica dove stroncava i romanzi degli altri, che sinceramente sono tutti meglio dei suoi, anche quelli dello Strega. Come diceva Arbasino, non puoi criticare chi costruisce grattacieli se non sei capace di costruire una capanna".
Sulle metafore di Mauro Corona si potrebbe scrivere un libro a parte.
"Anche qui sono libri che puntano alla letterarietà media, questa volta in versione montanara e naif, che piace tanto. Dove ti trovi per esempio la luce della luna che entra nella baracca come un camoscio che salta l’ostacolo e mille similitudini del genere. Ci ho fatto una puntata stupenda di Libri di merda bellissimi. Se li leggi come libri comici ridi dall’inizio alla fine".
Voglio farti litigare con tutti. Il Fabio Volo scrittore come lo valuti?
"Forse il migliore di tutti. Perché è diventato un cliché, per i suddetti zombi, prendere Fabio Volo come esempio di non letteratura, mentre la letteratura sarebbero loro. Fabio Volo alla fine è il meno pretenzioso, è solo Fabio Volo, di lui non resterà niente come degli altri, ma centra l’obiettivo in maniera più genuina, più ingenua, e quindi è molto meglio degli altri. Se gli altri vincono lo Strega, a lui almeno un Nobel".
Per te è fondamentale la conoscenza della scienza per poter scrivere di letteratura. Quanti scrittori in Italia conosci con queste caratteristiche?
"Tra i morti Primo Levi e Italo Calvino. Tra i vivi e bravissimi Piersandro Pallavicini, che è un chimico importante e uno scrittore formidabile. Tra l’altro nel suo ultimo romanzo, Nel giardino delle scrittrici nude, si inventa un personaggio meraviglioso, Sara Brivio, che divenuta miliardaria istituisce un premio letterario meritocratico, il Premio Brivio, proprio in funzione anti-Strega".
Dopo tante critiche agli altri, proviamo a segnalare qualcosa di buono. Oltre a te, in Italia chi merita di essere letto?
"Per esempio, Piersandro Pallavicini, Isabella Santacroce, Giuseppe Culicchia, Barbara Alberti, Gaia de Beaumont, Antonio Moresco fino a Canti del caos, Diego De Silva".
Dopo la mastodontica Trilogia dell’Inumano e i più accessibili Parente di Vasco e Tre incredibili racconti erotici per ragazzi hai dichiarato di non aver più nulla da scrivere. E adesso cosa farai?
"Mi sto occupando delle ripubblicazione delle mie opere, sono uno scrittore postumo, un sopravvissuto a se stesso che si occupa di quello che ha fatto. Tra poco uscirà una nuova edizione de L’amore ai tempi di Batman, con La nave di Teseo. Inoltre, sto scrivendo un libro con Giorgio Vallortigara, è un libro epistolare dove uno scrittore dialoga con un neuroscienziato, si intitola Lettere dalla fine del mondo".
Ho visto che hai aperto il tuo sito, dove sono segnalate varie prestazioni a pagamento. Si va da una partita con te a Call of Duty (100 euro) al matrimonio (10mila euro). Quali prestazioni hai effettivamente portato a termine finora?
"Nessuna per fortuna".