Ho passato la mia estate con Freddie, leggendo le sue biografie, ascoltando le sue canzoni, ma siccome non mi bastava anche ordinando una sagoma cartonata in dimensioni reali, per averlo vicino a me e parlarci, come Robert De Niro con Jerry Lewis in Re per una notte. Stare con lui, parlare con lui mi ha fatto bene, mi sono distratto dai miei libri, dalle mie opere, dal pensare all’universo, a quello sconfinato campo di concentramento che è la vita. Certo, Freddie sarebbe stato superficiale per i miei parametri, ma non di più né di meno di quanto lo sono gli altri in generale, i credenti in generale, i vitalisti in generale, con la differenza che tutti questi sono dei coglioni e lui era lui, era Freddie Mercury.
Ho studiato e ristudiato gli ultimi video, in particolare quello di These are the days of our life, su YouTube ci sono anche i backstage, era magrissimo e zoppicava perché l’AIDS gli aveva mangiato un piede. Come diceva lui: non voglio essere una rockstar, diventerò una leggenda. E questa leggenda, questo gigante è stato ucciso da un microscopico virus. Ma d’altra parte chi riesce a immaginarsi un Freddie vecchio? E ancora: who wants to live forever? Io in realtà sì, purché insieme alle persone che amo, però penso anche che meglio 45 anni da Freddie Mercury che 90 da Eugenio Scalfari o da Matteo Salvini o chiunque altro.
Ho anche scritto al Fairmont Palace Hotel di Montreaux, in Svizzera, per prenotare la Freddie Mercury Suite, la stessa camera dove lui ha trascorso anni. No, quando parlo con Freddie non cerco di spiegargli la vacuità dell’universo, la stupidità di ogni credenza, questa storia terribile di 14 miliardi di anni in cui non siamo niente ma vogliamo illuderci di essere qualcosa, poveri cretini. Con Freddie parlo di frivolezze, di pettegolezzi, di piccole cose, lui è estraneo alla letteratura (ma ormai anche io, ci sono le mie opere, il resto è un vuoto a rendere), e anche alla scienza ma anche alle ormai ridicole illusioni metafisiche degli umanisti, così gli porto la colazione a letto al mattino, gli do il bacino della buonanotte, e quando mi chiedono cosa avrei fatto se non avessi fatto lo scrittore rispondo sempre: Freddie Mercury, ma il posto me lo aveva già preso lui, love of my life.