“Sono stato cordialmente querelato per diffamazione dal ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara”. Pochi minuti fa Nicola Lagioia ha annunciato sui social di aver ricevuto una notifica dal ministro della Scuola Giuseppe Valditara, in relazione a un vecchio video dello scrittore, ospite da Serena Bortone a Che sarà, in cui l’autore de La città dei vivi aveva ironizzato sulla grammatica di un tweet di Valditara, questo qui: “Se si è d'accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l'italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l'arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell'apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci”. A distanza di mesi arriva una querela, l’ennesima a uno scrittore da parte di questo governo. Abbiamo contattato subito Lagioia per raccontarci com’è andata.
Perché Valditara l’ha querelata?
È per quel mio intervento durante la trasmissione di Serena Bortone su un suo tweet. Io l’avevo preso in giro per la forma sgrammaticata del post. Insomma credo sia lecito poter prendere in giro un ministro in quel modo lì. Anche perché il tweet è davvero scritto male, ma evidentemente il ministro la pensa in maniera diversa e quindi mi ha querelato.
Per così poco?
Se avessi reagito io, querelando tutti quelli che mi hanno stroncato, ne avrei dovuto mandare cento a giornalisti e critici. Ma io non ho mai guardato nessuno da una posizione di potere. E mi sembra incredibile che un ministro della Repubblica si comporti così.
Quando ha ricevuto la notifica?
Stamattina, infatti ancora devo parlare con il mio avvocato. È veramente bizzarro perché sono appena tornato da Bologna dove con lo spettacolo della Ferocia aveva vinto quattro premi Ubu ieri sera, poi stamattina torno a casa e mi trovo la querela di Valditara.
Questo è interessante, perché il mondo della cultura e il governo sembrano andare a due velocità differenti: mentre i suoi spettacoli e i suoi libri vincono premi, dal governo riceve un altro genere di attenzione. Quasi un’intimidazione?
Sì, purtroppo sì. Ma secondo me è anche un gesto di debolezza, se devo dire la verità. Ma lei se li immagina Andreotti e Cossiga che querelano qualcuno perché diceva che avevano scritto male qualcosa? Io sono comunque preoccupato dalla debolezza dei nostri governanti.
Christian Raimo è stato sanzionato per delle dichiarazioni contro il modello Valditara. La scuola, che era l’oggetto anche del suo tweet, sta diventando un punto debole del governo?
Io noto una permalosità gigantesca, è proprio nel gioco delle parti. Per come sono stato educato alla democrazia di questo Paese, tu dovresti poter prendere in giro un ministro che scrive un tweet. Tra l’altro, io non credo proprio di essere stato offensivo, non l’ho insultato. D’altra parte, devo constatare che loro considerano determinati scrittori proprio dei nemici politici. Cioè questa cosa a me è veramente sorprendente.
Perché?
Ma davvero un ministro si è interessato a questa cosa che ho detto a tal punto da pensare di querelarmi? Non so perché lo abbia fatto, se per il tema scuola, il fatto che si parlasse di stranieri, il fatto che avessi proposto di fargli fare il test delle competenze come quello che lui stesso aveva proposto. Ma sono convinto che anche se l'avessi preso in giro su un’altra cosa sarebbe andata allo stesso modo. Cioè, è proprio che non sopportano il dissenso. È il dissenso che temono.
L’udienza sarà il 18 aprile 2025, crede che Valditara potrebbe ritirare la querela come ha fatto Meloni con Canfora? O a questo punto preferirebbe arrivare in tribunale e mostrare a tutti quali carte questo governo stia giocando con gli oppositori?
C’è una sproporzione gigantesca fra un ministro e uno scrittore. Tenuta considerata la rottura di scatole, mi risparmierei molto volentieri il processo. Quindi spero la ritiri, anche per decenza, però non potete chiederlo a me, dovreste chiederlo a lui.
Il governo sta colpendo degli scrittori sovraesposti che hanno avuto anche dei ruoli importanti nella gestione della cultura di questo Paese (nel suo caso il Salone del Libro). Crede ci sia sotto qualcosa?
Secondo me probabilmente qualcosa c'è, perché comunque è un comportamento davvero troppo ricorrente. Io non solo il primo. Quando cominciano a essere due, tre, quattro, cinque, sei, a quel punto tu capisci che è proprio una strategia governativa questa. Per altro noi scrittori siamo per il nostro Paese un bel biglietto da visita, veniamo tradotti, premiati e così via. Quindi noi che dovremmo essere anche un motivo d'orgoglio per le istituzioni. Invece siamo considerati dei nemici. Guardi, le devo dire la verità, mi sorprende, mi spiazza. Io sono nato nel 1973 e ricordo come funzionava il gioco delle parti in questo Paese, soprattutto tra governanti e governati, tra potenti e intellettuali. Qui c'è qualcosa di diverso rispetto al passato.
Lei è stato anche sempre molto aperto e ha lasciato libertà di parola a tutti anche al Salone. Basti pensare alla presenza nel programma della ministra Roccella.
Infatti, se si arriva ad attaccare me, che non sono un attivista, a differenza anche di altri miei colleghi, qualcosa non funziona. Ripeto, che io dia fastidio è sorprendente, proprio non tollerano il dissenso, lo considerano una cosa sgradita, pericolosa.