Quando un giornalista riceve un comunicato stampa su un qualsiasi artista sa già che l’attenzione sarà concentrata, soprattutto, sui numeri. Su quanti dischi d’oro e di platino ha fatto e sulle cifre raggiunte sulle piattaforme di streaming. Se la musica è prima di tutto arte, com’è possibile “ridicolizzarla” così, soffermandosi solo sui numeri? Da gennaio sarà sempre più difficile sfruttare semplicemente questo meccanismo. Il motivo? La FIMI ha deciso di alzare (significativamente) le soglie per le certificazioni discografiche. Per il disco d’oro non saranno più sufficienti le cinquantamila unità attuali, ma si passerà a centomila unità vendute. Raddoppierà anche la cifra per il raggiungimento del disco di platino, passando da centomila unità a duecentomila unità. “Questi nuovi parametri rispecchiano l’evoluzione del mercato musicale italiano, caratterizzato dall’incremento della fruizione digitale” ha dichiarato la Fimi in merito alle nuove regole per le certificazioni. “Con un pubblico sempre più ampio per ogni brano, l’aggiornamento punta a rappresentare in modo più fedele il reale successo commerciale e l’impatto culturale delle opera musicali”. Ma sarà davvero così?
Fino a oggi il disco d’oro o di platino è stato un traguardo relativamente accessibile. Ma da gennaio, quando il cambiamento sarà radicale, sarà ancora così? L’obiettivo è quello di rendere più “prestigiose” le certificazioni, ma il risultato concreto sarà quello di una drastica riduzione degli artisti che potranno davvero ottenere questi riconoscimenti. Soprattutto, non si rischia l’effetto contrario? La corsa ai numeri, che fino a oggi è stata spietata, diventerà ancora più aspra. In tutto questo, Lazza ha ottenuto con “Sirio” il disco di diamante, ed è entrato così nella storia. È infatti il primo album rap ha ottenere questa certificazione in epoca Fimi. Prima di lui (ma non ancora in epoca Fimi) ci sono riusciti solo gli Articolo 31 con “Così com’è”, uscito nel 1996, che ha venduto all’epoca seicentomila copie fisiche. Il suo successo è significativo, ed è un traguardo da celebrare, non solo per la musica, ma anche per il rap. Ma il riconoscimento non fa altro che alimentare la domanda: sarà sempre più difficile avvicinarsi al disco di diamante? Assolutamente sì, ma lo sarà anche per le certificazioni “minori” come il disco d’oro e di platino. È possibile, quasi nel 2025, prendere i numeri come unica misura del successo musicale? E, soprattutto, cosa succederà agli artisti meno mainstream? La musica, così, rischia davvero di diventare un “terreno” sempre più elitario, dove solo i big possono permettersi di brillare. Almeno per quanto riguarda i numeri. Ancora una volta, tutto questo è a discapito della qualità e a dimostrazione che sì, le cifre anche nella musica sembrano essere più importanti di qualsiasi altra cosa.