Per il giornalista Andrea Scanzi, del Fatto quotidiano, c’è qualcosa di tragicamente illuminante nel leggere le classifiche degli artisti più ascoltati in Italia nel 2024 su Spotify. Così non si trattiene e in un recente video dal titolo “La musica non è morta (ma il gusto medio degli italiani sì)”, ha dato voce alla sua rabbia con una polemica che brucia più di un riff di chitarra distorto. Scanzi è partito da un presupposto: “La musica è una cartina tornasole fondamentale di una società. Così come tutta l'arte, va di pari passo con la qualità di un popolo e di un'epoca”. E se davvero la musica è lo specchio di una nazione, l'Italia sta guardando la propria immagine più sbiadita. Il suo commento alla top ten della discordia.
Primo posto? Geolier. “Cioè, capite? Primo posto Geolier. Uno che non ha nessun talento. Napoli, una città che ha partorito musica straordinaria come quella di Pino Daniele e James Senese, oggi porta in vetta Geolier. Ma di cosa stiamo parlando?”. E il resto della classifica non consola: Sfera Ebbasta, Lazza, Tedua, Anna, Guè, Kid Yugi, Capo Plaza, Shiva e Tony Effe. Un elenco che per Scanzi suona come una condanna: “Non c'è speranza. Chi ascolta questa roba non può votare bene, e infatti non vota o vota politici imbarazzanti”. Scanzi non si trattiene neanche sui singoli più ascoltati. Al primo posto c'è I p’ me, tu p’ te di Geolier. “Un titolo che sembra un codice fiscale e che ascoltare equivale a darsi una martellata in testa”. Il resto? “Come un tuono di Rose Villain? Sesso e Samba di Tony Effe, che è la canzone più brutta dell'universo? Ragazzi, siamo seri. E voi vi stupite se il Paese va a rotoli?”.
Ovviamente, l’accusa di “boomer” è dietro l’angolo, ma Scanzi la respinge con una punta di ironico orgoglio. “Sì, sono un boomer, e meno male! Ho 50 anni e mi sono vissuto gli anni ‘80 e ‘90, ho studiato i ’70. Chi mi dice boomer è gente che ascolta Lazza e Tedua. Io ho visto i Led Zeppelin, ascolto i Pink Floyd e i Radiohead. E voi mi parlate di Tony Effe? Ma per favore”. Per Scanzi, il problema non sono tanto Geolier o Sfera Ebbasta in sé, ma il fatto che il panorama musicale italiano sia dominato esclusivamente da questo tipo di artisti. “Negli anni ‘90 avevamo CSI, Timoria, Afterhours, Marlene Kuntz, cantautori come Fossati e De André che facevano dischi immortali. Ora? Bisogna scavare sotto il tappeto per trovare qualcosa di decente”. E non si ferma qui: “Sanremo è un disastro, un’esibizione annuale di mediocrità. E qualcuno cerca pure di rivalutare Achille Lauro chiamandolo il nuovo David Bowie. Ma mi prendete in giro? Achille Lauro è la versione discount, da Lidl, di Renato Zero. E oggi, un artista emergente deve piacere a lui o a Jack La Furia per avere una chance? Ma chi è Jack La Furia per decidere chi può emergere e chi no?". Scanzi cita il caso di un cantante che a X Factor aveva interpretato Lunaspina di Ivano Fossati in modo impeccabile, ma che fu eliminato da La Furia con la giustificazione: non è il mio gusto. "Se non capisci un artista, non fare il giudice. Ma vi rendete conto?”.
Uno dei bersagli principali del giornalista, poi, è l’abuso dell’autotune, che definisce senza mezzi termini “una piaga”: “L’autotune doveva essere un effetto speciale, non un rifugio per chi non sa cantare. Oggi chi è stonato diventa cantante e si fa correggere la voce dai computer. Fedez, se non sai cantare, non fare il cantante! Fedez, che conosco e stimo, lo sa: senza autotune, dal vivo, fa figure di merda”. Scanzi chiude il suo sfogo con una riflessione amara: “Questo è un paese catatonico, che accetta tutto e non si indigna mai. Abbiamo avuto una tradizione cantautorale elevatissima, ora il livello medio è sprofondato. La musica, specchio del pensiero critico e della complessità, è diventata un deserto”. E a chi ribatte che ognuno ha i propri gusti, Scanzi risponde: “Sì, ma i gusti di un popolo dicono molto sul suo futuro. E il nostro non sembra affatto roseo”.