I testi sessisti dei rapper e trapper (non tutti, solo alcuni) sono ormai “osservati speciali” di associazioni e politici. In questi ultimi giorni si è parlato soprattutto di Tony Effe, in gara al settantacinquesimo Festival di Sanremo, e possibile ospite del concerto di capodanno al Circo Massimo a Roma. Il “possibile” non è lì per caso: la sua partecipazione è a rischio proprio a causa dei suoi testi sessisti, non particolarmente graditi dagli esponenti politici, e non solo. Ma ve lo ricordate quando, nel 1999, è uscito “Xché sì!”, quinto album degli Articolo 31? Un disco che, ai tempi, ha fatto parlare parecchio. Ai tempi erano loro i “cattivi” della musica. Gli stessi con cui, qualche mese fa, Elly Schlein ha cantato sul palco del Forum di Assago.
Nel 1999 il giornalista e critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, sul Corriere della Sera, ha sottolineato la volgarità dei testi degli Articolo 31, descrivendoli come particolarmente provocatori, con brani come “Senza regole” e “Cattivo gusto” che hanno sollevato dibattiti sul linguaggio musicale in quel periodo. “Le emittenti trasmettono un solo brano, ‘Senza regole’, con versi forti come ‘il mio credo è riassunto sul mio avambraccio in c. al mondo’, ‘ma quale hip hop? noi siamo una boyband per ninfomani’” ha scritto Fegiz a proposito di “Senza regole”. E ancora: “‘Io vado in giro fatto fatto fatto con in tasca un pacco, un pacco di sostanze per farcire una cartina’. Ma ‘Senza regole’ è roba per educande se paragonata a ‘Cattivo gusto’ che finora è stata trasmessa solo da Radio Deejay (due personaggi dell’emittente, Paoletta e Linus, hanno prestato la loro voce per le parti parlate). Qualche frase riferibile del testo: ‘E stasera come preservativo uso il domopak’. Si continua con divagazioni erotiche estreme, tatuaggi ai genitali”. Insomma, una recensione che sembrerebbe tutto, tranne che lusinghiera. Ma oggi, questi testi farebbero altrettanto scalpore? A distanza di venticinque anni le parole utilizzate dagli Articolo 31 risulterebbero ancora provocatorie? Probabilmente sì. Il punto però è: la politica (o meglio, i politici) non riescono a essere oggettivi? Perché chiedere a Tony Effe di rinunciare al concerto di capodanno se poi ad altri, che magari hanno scritto anche testi più pesanti, non viene detto (apparentemente) nulla? Che poi, sicuramente qualcuno ricorderà il video (che vi pubblichiamo qui sotto) dove Elly Schlein balla e canta al Pride sulle "Sesso e Samba", hit estiva proprio di Tony Effe insieme a Gaia. E adesso che il Pd lo vuole censurare, come la mettiamo? A questo punto, perché continuare a fare una distinzione tra "buoni e cattivi"? Chi non parla di sesso, droga, alcol, è necessariamente l’eroe? Non funziona sempre così. Gli Articolo 31 sono stati per un periodo “i cattivi” della storia, poi hanno passato il testimone a qualcun altro, e sarà sempre così. Se si sceglie una strada, che potenzialmente potrebbe essere quella di “evitare” di avere a che fare con personaggi e artisti sessisti, misogini, omofobi e via discorrendo, la si deve prendere sempre. E non, come spesso capita, solo quando fa comodo.