Che poi Hunter Thompson alla sua assistente le ha proprio sparato, ma non in maniera banale come quando, tipo, spari alla tua assistente. C’era di mezzo un orso e l’assistente non era neanche all’aperto con Thompson: Thompson era fuori, l’orso era fuori, l’assistente era in casa, ma ugualmente Thompson ha sparato alla sua assistente. Perché sto parlando dell’assistente di Thompson? Ah sì, perché Gonzo Girl (il film di Patricia Arquette, oggi alla Festa del Cinema di Roma – queste informazioni rompono tutto il ritmo del pezzo) è la storia dell’assistente di uno scrittore modellato sulla figura di Thompson e ispirato al romanzo semiautobiografico di Cheryl Della Pietra (dallo stesso titolo) che è stata davvero una delle assistenti di Thompson ma adesso non saprei dirvi se è proprio l’assistente alla quale ha sparato, d’altronde un’assistente vale un’altra e per quanto riguarda le sue muse Thompson le comprava (a volte legalmente, spesso legalmente, per strada).
Giornata tipo di Hunter S. Thompson
(da “The strange and savage life of Hunter S. Thompson di E. Jean Carrol)
3:00 p.m. Sveglia
3:05: Chivas Regal leggendo i giornali del mattino, sigarette (Dunhill)
3:45: Cocaina
3:50: Un altro bicchiere di Chivas ed una sigaretta
4:05: Prima tazza di caffè e sigaretta
4:15: Cocaina
4:16: Succo d’arancia e sigaretta
4:30: Cocaina
4:54: Cocaina
5:05: Cocaina
5:11: Caffè e sigarette
5:30: Più ghiaccio nel Chivas
5:45: Cocaina etc. etc.
6:00: Erba per ammorbidire la giornata
7:05: Alla Woody Creek Tavern per pranzo. Heineken, due margaritas, coleslaw (insalata di cavolo), una taco salad, un doppio ordine di anelli di cipolla fritti, torta di carote, gelato, a bean fritter (polpettine di fagioli fritte), sigarette, un’altra Heineken e cocaina. Per il viaggio di ritorno uno snow cone (un bicchiere di ghiaccio tritato su cui sono versati qualche bicchierino di Chivas)
9:00: Inizia ad assumere coca in maggior quantità
10:00: Gocce di acido
11:00: Chartreuse (un liquore francese), cocaina ed erba
11:30: Cocaina etc. etc.
12:00: A mezzanotte Hunter S. Thompson è pronto a scrivere
12:05-6:00 a.m.: Chartreuse, cocaina, erba, Chivas, caffè, Heineken, sigarette, pompelmo, sigarette, succo d’arancia, gin, visione continua di film pornografici
6:00: Champagne nell’idromassaggio, saponette per lavarsi, fettuccine “Alfredo”
8:00: Halcyon (un medicinale ansiolitico e sedativo)
8:20: Hunter Thompson si addormenta
Per cui c’era quest’orso davanti la porta della casa dell’assistente, che abitava in una dependance della baita di Thompson a Woody Creek, una montagna vicina ad Aspen, e Thompson le gridò: “Non uscire di casa! Voglio dire, non volevo sparare all’orso, di solito sparo per terra, partono i sassi che colpiscono il culo dell’orso e quello scappa, ma sai com’è, è come dire a quancuno di non toccare la vernice, lei ha aperto la porta e l’ho colpita. Adesso sta bene, anche se i giornali titolano che ho sparato all’assistente, come se avessi pensato «adesso la faccio fuori»”. E insomma nel film c’è questa barista barra aspirante scrittrice Alley qualcosa (interpretata da Camilla Morrone) che viene scelta come assistente per aiutare Walker Read (interpetato da Willem Dafoe). Che la scelta cada su una barista sembra sensato, forse era brava a fare i cocktail, o forse è una di quelle cose per fare immedesimare la spettatrice media barra aspirante scrittrice, non saprei.
Read-Thompson è pressato dalla casa editrice, aspettano tutti il suo nuovo romanzo, ma Read perde tempo, divaga, se ne stracatafotte. Poi però arriva questa barista-aspirante scrittrice-genio incompreso e capisce ciò che nessuno aveva capito: lo scrittore ha il blocco dello scrittore. Ma certo che era sprecata a fare la barista (dicono in coro le spettatrici medie, ché in fondo è un po’ la struttura del romanzo rosa anche se Read ha già una moglie e un’amante che gli ronzano intorno – e forse è anche per questo che non riesce a scrivere una pagina – prima di darmi del sessista sono abbastanza convinto che anche una scrittrice possa andare in blocco se le girano in casa il marito e l’amante).
Per quanto riguarda il titolo “gonzo” è lo stile di Hunter S. Thompson, nel senso che è proprio il suo sile ad essere stato etichettato come “gonzo” ed è l’unico autore della raccolta di Tom Wolfe sul “new journalism” che ha un sottobrand a parte, ed è anche difficile cercarlo su Google perché “gonzo” è diventata anche una categorie di porn* (ispirati proprio al “gonzo journalism”, riusciteci voi – nota per l’autore: scrivere un articolo lungo nel quale si approfondisce il “gonzo porn*”).
Si dice spesso che il giornalismo gonzo sia quel giornalismo che fa entrare l’autore nel reportage in maniera da eliminare qualunque oggettività – ma a quanto ne so l’unico scritto del genere è L’Ethica di Spinoza – anche se non esiste l’oggettività, se non quella soggettiva, per cui possiamo dire che Thompson sia poi infine uno dei pochi scrittori oggettivi. Altri ci vedono un tantino di surrealtà nei suoi articoli, magari borghesi che pensano che il loro salottino Ikea sia il mondo. Sono convinto che Thompson lo abbia capito che la realtà (compreso il salottino Ikea) sia del tutto surreale e che invece la surrealtà sia l’unica realtà. E insomma questa maniera di definire il gonzo giornalismo non mi convince, altrimenti anche il pezzo di Alain Elkann sui Lanzichenecchi potrebbe ascriveri al “gonzo”, e invece Thompson, coi Lanzichenecchi, ci avrebbe fatto amicizia, sarebbe sceso alla loro fermata, avrebbe bevuto e si sarebbe drogato con loro, per poi abbandonarli e trovare Lanzichenecchi ancora più Lanzichenecchi, e discendere così, anima e corpo nella lanzichenettudine profonda, andando alle cause della tragedia e della commedia, scovandone le cause e anche la bellezza. Quello di Elkann se proprio vogliamo etichettarlo, è un giornalismo “ganzo”.
Per cui dicevamo dell’orso. Era un grande appassionato di armi, Thompson, non Elkann – almeno non ci risulta, poi chi lo sa – ed è con la sua pistola che si sparò a 67 anni perché non sopportava la protesi all’anca (io ce l’ho ma non mi dà fastidio, sono anche stato 11 mesi con le stampelle perché non potevo operarmi ché c’era il Covid e durante il Covid ho letto molti siti complottisti e adesso sono convinto che la mia protesi in titanio sia un’antenna 5g anche se in campagna il cellulare continua a prendere maluccio). Dicono anche che si sia sparato perché con tutte quelle droghe e tutto quell’alcol la sua mente se ne fosse un po’ andata via. Ci sono alcuni invece che pensano sia stato fatto fuori perché stava scrivendo un pezzo che avrebbe inguaiato il governo americano – vallo a sapere. Però dobbiamo ringraziarlo, Thompson, per tutte le droghe che si è fatto, liberando un ritmo della scrittura che è musica (“scrivo come se suonassi, tendo a fare sparire la velocità in cui il pensiero si trasferisce sulla carta, non scrivo lo spartito, suono direttamente lo strumento, per questo compro macchine da scrivere sempre più veloci, se domani dovesse uscire una macchina da scrivere velocissima che costa 12 milioni di dollari farei un assegno in bianco e me la porterei a casa”). Adesso, io il film non l’ho visto, ma credo bisogna scrivere soltanto di film che non si sono visti e di libri che non si sono letti, non siamo certo zerbini di altri autori. Peccato per Patricia Arquette che tra le sorelle credo sia l’unica che non abbia gli incisivi sporgenti che per un qualche motivo inconscio (forse l’amore giovanile per Pippi Calzelunghe) mi piacciono tantissimo. E direi che per adesso basta.