La fiamma di Achille Lauro si sta affievolendo, tant’è che si trova a impegnarsi in progetti scolastici, come un D’Avenia qualunque. Come direbbe lui, C’est la vie. Ma qualcuno prova a prendere il suo posto, a suon di smalti, evoluzioni personali e ricerca interiore. Ormai vanno sempre più di moda queste Marina Abramovich dei poveri, che trovano sensato dal punto di vista del marketing presentarsi non tanto fluidi, o liquidi, quanto a rischio evaporazione, fumosi, senza sostanza, senza riferimenti. Ne è la prova Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical, in gara quest’anno ad Amici … ehm, pardon, a Sanremo. Dopo la comparsata l’anno scorso come ospite di Tananai per una cover dell’icona gay Raffaella Carrà, A far l’amore comincia tu, quest’anno sceglie di mettersi in gara. Ha senso, chiunque dichiari di essere anticonformista non può che passare dall’Ariston (anche se forse c’è dietro una logica effettivamente anticonformista à la Ecce Bombo, con il suo «mi si vede di più se…»).
Il rapper classe ’98 è lontano dai nefasti singoli in cui, con il volto imbastardito e in mano un mitra, digrignava i denti. Addio a Polka 1. Vorremmo che questa nuova fase di sessualità angelica (presente e senza confini allo stesso tempo) e sodomia serafica si ispirasse all’androgino di Elèmire Zolla, ma non è così. Al contrario, i suoi riferimenti sono Marylin Manson, i Tokio Hotel e – udite, udite! – Justin Bieber. Fu al tempo in cui ascoltava le interviste di Manson che scoprì la possibilità di essere un giorno donna, un giorno uomo, di mettersi lo smalto senza dover essere giudicato. Erano i tempi di Bill Kaulitz e della sua estrema femminilità, o almeno Rosa Chemical ne parla così. In fondo Nuovi gay del Nostro parla proprio di questo, dice a Vice, dei fluidi, dei sui fan, di chi apprezza.
Ma torniamo a Sanremo. Cosa porterà quest’anno? Ci si aspetta tanta eccentricità e, perché no, del feticismo. Non ha infatti mai nascosto la sua passione per i piedi o per il lattex e nel 2022 ha girato l’Italia con Non è normale, in un radio & digital tour a bordo di un camper rosa per parlare di nuove frontiere della normalità (nonostante neanche in un risicatissimo concetto di normalità, quello statistico, si possa far rientrare una qualsiasi “nuova frontiera”, va da sé). Ci aspettiamo grandi cose da lui? Ovviamente no. Tatuatore e modello, writer, dormiva con la cappa di fumo in camera; i graffiti gli hanno salvato la vita. Ora veste di nero e parla placidamente, come un mistico trafitto da una spina di luce che conserva gelosamente e che lo fa soffrire. Una sorta di Santa Rita senza rivelazione ma che vorrebbe essere lei stessa “La rivelazione”.
Che Achille Lauro abbia fatto scuola è normale. Non avendo neanche lontanamente un minimo di memoria storica e culturale, vedere un tizio mogio che si infilza con una rosa e inizia a sanguinare su Rai1 non può che sconvolgere. Salvo ricordarsi che in Italia abbiamo avuto il Carmelo Bene de Il rosa e il nero, e in Europa l’azionismo viennese. Dunque, che a pendere dalla sua eredità artistica [grassa risata] siano personaggi che fino a ieri cantavano «Sto chiuso nel trap house, sono Rosa / Niente bianco, giallo, verde / Padelle sporche di verdura sul gas / Giovane sesso, piedi della trappola / Piccolo, moda italiana, lean, what? / Troppa luce, troppi watt», non è così scandaloso. Recentemente ha anche scoperto come si chiamava papa Giovanni Paolo II, Karol, grazie a un’amica o groupie o altro che gli ha fatto compagnia durante un’intervista su Twitch.
Siamo contenti per lui, non sia mai volesse musicare una delle sue encicliche. Per esempio Veritatis Splendor. Anzi, lanciamo il progetto: Rosa, immagina la dissonanza tra il tuo stile di vita, la tua musica e la frase di San Paolo «Non conformatevi alla mentalità di questo mondo», al centro del secondo capitolo della lettera del Papa. Potresti rovesciarne il senso e toccare la gloria del Lauro che si battezza in diretta TV. Amadeus sarebbe felice di invitarti, magari facendoti duettare con I cugini di campagna, che quest’anno canteranno una canzona scritta dai La rappresentante di lista, troppo meritevoli per calcare il palco sanremese. Per ora ti aspettiamo in prima serata sulla Rai, riscrivendo la frase che tu hai scritto in un tuo post per ricordarci della tua partecipazione; non più «con l’arte e per i piedi», ma «per l’arte [fatta] con i piedi».