Jonathan Roy è un cantautore canadese che si è esibito nei giorni scorsi in Italia per la prima volta, al Biko di Milano. Cresciuto tra Colorado e Montreal, è uscito con un album di debutto “What I’ve Become” nel 2009 e ad oggi conta oltre 400mila iscritti su YouTube e più di 50 milioni di stream solamente su Spotify. Nel corso della sua vita, e grazie anche ai suoi viaggi e alle sue avventure, il cantautore ha creato un universo artistico del tutto personale fatto di carisma e di un talento grezzo nella scrittura dei brani. Le sue canzoni sono infatti una raccolta pop che attraversa confini e generi. Lo abbiamo incontrato e ci ha spiegato il suo nuovo sound, quanto si può guadagnare grazie alla musica sui social e perché, al di là della carriera, l’importante è la costante ricerca della felicità.
Quando hai iniziato a fare musica?
Avevo circa 12-13 anni. Mia mamma mi aveva comprato una batteria e un pianoforte e avevo iniziato a prendere lezioni. Se devo essere onesto, lo amavo ma ero estremamente timido e, inoltre, volevo rendere mio padre fiero di me. Mio padre è un giocatore di hockey, ed è stato tra i migliori in assoluto. Credo che ad un certo punto mi fossi sentito quasi in obbligo di seguire il suo percorso, di renderlo fiero di me. Ma a 18-19 anni ho preso la decisione di tornare a suonare, di ritornare alla musica e di farlo per sempre.
E tua madre?
Lei mi ha sempre incoraggiato a suonare e dedicarmi a quello, quindi ho deciso di ascoltare lei, e me stesso, perché sapevo che era quello che volevo realmente fare, quindi mi sono buttato e non mi sono mai più voltato indietro.
È stato difficile essere il figlio di un padre del genere?
A volte può essere difficile seguire le orme di qualcun altro, perché non sono le tue e quando non lo sono è lì che diventa complicato, perchè ti trovi a inseguire il sogno di qualcun altro. Invece bisognerebbe sempre seguire i propri istinti e il proprio cuore, la propria anima. La vita è troppo corta per rincorrere i sogni non propri.
La società di oggi aiuta a inseguire i propri sogni?
Ci ha sempre detto che dovevamo seguire le orme dei nostri genitori. Ci ha messi in scuole nelle quali eravamo e siamo costretti a imparare materie che, in realtà, non ci interessano davvero. Ma da giovani non sappiamo neanche noi chi siamo. Siamo totalmente persi e confusi, cercando di capire chi siamo veramente e cercando di trovare le cose che amiamo davvero. Quindi, sì, credo che da giovane fosse molto complicato e scomodo per me, ma allo stesso tempo amavo davvero l’hockey, era tutto ciò di cui ero sicuro, tutto ciò che avevo, finché non mi sono reso conto che non lo era, che la musica era, sotto sotto, ciò che volevo realmente fare.
Come hai notato che la tua musica piaceva a un pubblico?
Quando ho iniziato nella mia città, Quebec, in Canada. Le persone cominciarono a connettersi lentamente alla mia musica. Ho fatto dei tour, le cose andavano bene, non benissimo, ma scorrevano, e poi c'è stata la svolta grazie ad una delle mie canzoni, che è stata la ragione per cui ho tenuto duro e che mi ha portato in Europa. È meraviglioso quando non stai più semplicemente pensando a fare musica ma la vivi, ed è ciò che è successo a me, ho iniziato a suonare dal vivo ed è diventato parte di me. Le cose hanno preso il volo lentamente, le persone sentivano cosa avevo da dire, cosa stavo vivendo. Ad un tratto un mio video che aveva circa 1000 views esplose e ora ne conta circa 114 milioni. Quella canzone è un po’ ciò che ha dato l’avvio alla mia carriera.
Quanto contano i social per la musica?
Personalmente ero solito a farmi influenzare molto dai social, ero attento a cosa i miei fan volevano effettivamente ascoltare e cercavo di capirlo. Ora, se devo essere sincero, faccio semplicemente ciò che mi consiglia il mio cuore e la mia mente, non sono più influenzato dai social, semplicemente cerco di essere me stesso. Poi le persone possono fare ciò che vogliono, se gli piace ciò che faccio bene, altrimenti possono passare ad un’altra canzone.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Ascolto tutta la musica, penso che non ascoltare tutti i tipi di musica sia un grande errore perché c’è così tanta bella musica là fuori che non va sprecata. Da piccolo ero un grande fan di John Mayer, aveva un tono di voce splendido, mi ricordo che in un’intervista gli avevano chiesto se gli facesse male cantare in quel modo e lui mi rispose: “No, semplicemente penso come canto”. Quella cosa mi ha aperto la mente. Inoltre amo le voci, i toni forti, è ciò che amo ascoltare.
Quanto si può guadagnare dalla musica sui social?
Alcune persone possono farci molti soldi, basti guardare Justin Bieber, Shawn Mendes, Billie Eilish, insomma, questi artisti stanno guadagnando milioni di dollari grazie ai social, specialmente da Youtube. Queste piattaforme sono incredibilmente efficaci per farsi conoscere e dietro di esse girano decisamente molti soldi. Bisogna investire molto, ma ci si può guadagnare ancora di più. La quantità è differente da persona a persona, dipende da quanto bravi si è a livello musicale, quanto è forte la propria immagine, quanto ci si connette con i gusti del pubblico e la qualità di ciò che si vende. Ci sono miliardi di persone sul pianeta, c’è musica per tutti.
Sapevi che la musica su Instagram è stata bloccata per un periodo in Italia?
Non ne avevo idea, come mai è successo?
Perché Meta e Siae non sono riuscite a trovare un accordo sui diritti.
Lo trovo corretto e scorretto allo stesso tempo. Queste piattaforme sono enormi, e se sei come me, c’è un momento in cui devi lasciar andare tutto questo business. Preferirei non guadagnare i soldi che faccio ora grazie ai social, ma sapere che tutti possono ascoltare la mia musica su Instagram o su altre piattaforme. È molto importante per me, perché, grazie al fatto che le persone hanno sentito la mia musica sui social, ora ho la possibilità di girare il mondo e di aver fatto uno show in Italia, o in altri paesi. Questo è decisamente più prezioso di guadagnare qualche soldo grazie ad un post su Instagram. A volte mi sembra che siamo talmente preoccupati per i soldi, che tendiamo a dimenticare la vera ragione per cui lo stiamo facendo e la ragione è l’amore per la musica. Ma ovviamente capisco che anche il business sia importante.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Di certo mi vedo ancora a produrre musica e a suonare, mi piacerebbe diventare papà, viaggiare per il mondo con la mia famiglia, ed essere felice. Essere felice è un grande passo, mi sforzo ogni giorno per esserlo, nonostante tutte le cose belle che sono successe tendo a dimenticare quanto sia fantastica la mia vita. Le cose semplici sono in realtà molto complicate, credo che le cose semplici siano le più difficili a cui rispondere, da capire e a cui aggrapparsi, ma sono le più importanti.