Quando, per un periodo, Pietrangelo Buttafuco frequentò Catania, essendo presidente del Teatro Stabile (minchi* quanto si lamenta, eppure qualche carichetta l’ha sempre avuta, il mio ex amico di Agira) fu un periodo vivace, allegro, di litigi alla Cavalleria Rusticana, di coltellate metaforiche. Si creò, al tempo, una strana alleanza tra il Buttafuoco (destra, destra, destra) e il Giuseppe Dipasquale, regista ufficilale di Andrea Camilleri, e durante questa diarchia anche alcune opere del maestro Camilleri andarono in scena (mentre ufficialmente il Camilleri faceva il maestro di sinistra con la voce profonda e scriveva testi per le biciclette di Montante, sotto processo per un cumulo di cose). Gugliemo Ferro, figlio del “gigante” (pirandelliano) Turi Ferro e di Ida Carrara (che apparì per l’ultima volta sul palcoscenico in una mia piece – e poi fu sotituita dalla maestra Fioretta Mari), disse che il Pietrangelo Buttafuoco aveva, con la sua presidenza, ha perso la metà degli abbonati. Io, all’epoca, ero (e sottolineo ero) amico di entrambi, sommerso dalle telefonate perché ognuno voleva tirarmi dalla propria parte. Buttafuoco querelò Gugliemo Ferro e perse (in primo grado, non sappiamo se ha fatto appello) e il buco di bilancio dello Stabile fu di milioni e milioni e euro. In bocca al lupo alla Biennale.
All’epoca ero ancora un intellettuale che non disdegnava la mondanità (adesso me ne sto in campagna a grattarmi sotto le ascelle). Ma mi piacerebbe condividere con i lettori di MOW Alcune memorie dell’epoca su Pietrangelo Buttafuoco. Sperando che possano essere illuminanti. Farò solo cronaca. A voi i giudizi.
BUTTAFUOCO SULLE MOGLI
“Perché ancora non ti sei maritato?” - Mi chiese Pietrangelo Buttafuoco su delle scale mobili della metropolitana di Roma. Diedi la risposta che do sempre: “Probabilmente credo nell’amore. Non ho trovato la persona giusta”. “Senti a me. Tu ti devi trovare una do’ paisi. Ricca. Laricedda (brutta) così non ti fa le corna. La metti a casa e quella ti cresce i bambini. Così tu puoi fare tranquillamente lo scrittore".
PB SULLE ALGHE
Di me scrisse, in “Fimmini” (edizioni Mondadori, cito a memoria): “A Ottavio Cappellani le fimmine di Catania gli si arrampicano sulle gambe come alghe”. Neanche io mi fidanzerei con me stesso, dopo questa descrizione lusinghiera.
PB SULLE CENE
Andammo a cena in un ristorante sulla via degli archi della Marina. Era allora presidente del Teatro Stabile di Catania. Noi eravamo seduti a un tavolo. La moglie di Buttafuoco, con i figli, a un altro.
PB SUI GAY, COLTELLI E INSALATINE
Una delle sue citazioni preferite: “Se tu sei insalatina e io ti taglio col coltello non divento insalatina anche io. Tu resti insalatina e io coltello”. Chi voglia capire, capisca.
PB E I SUOI COMUNICATI STAMPA
Buttafuoco, in qualità di presidente del teatro, si inventò uno spettacolo che io avrei dovuto scrivere con la regia di Dipasquale (direttore dello Stabile con cui non ho mai avuto buoni rapporti: ha il prognatismo mascellare e mi fa impressione). Sapendo dei miei ottimi rapporti con il quotidiano “La Sicilia” mi disse di uscire con un comunicato stampa che annunciava lo spettacolo. Era il presidente dello Stabile e lo feci. L’indomani fu pubblicata una smentita da parte di Giuseppe Dipasquale. Disse che non c’era nessuno spettacolo del genere in programma. Il presidente mi dice una cosa, presidente, è bene dirlo, che intratteneva ottimi rapporti e con il Dipasquale e con la moglie attrice Valeria Contadino. Ho avuto come l’impressione che volessero sputtanarmi. Ma è difficile sputtanarmi. Non lo sapevano. A Catania li chiamavano il gatto e la volpe.
PB SUGLI ABBONAMENTI
Guglielmo Ferro, regista, attuale direttore del Quirino a Roma, figlio del “gigante” Turi Ferro e della strepitosa Ida Carrara (andò in scena per l’ultima volta in uno spettacolo tratto da “Sicilian Tragedy", uno dei miei libri) disse che con Buttafuoco lo Stabile di Catania aveva perso metà degli abbonati. Buttafuoco ha querelato Ferro e ha perso (in primo grado, non sappiamo se ha fatto appello).
PB E I FIGLI
Saro Buttafuoco, figlio di Pietrangelo, è stato condannato, in primo grado, a sette anni di carcere per tentato omicidio, compiuto in “squadra”. Scrive il gip Tamara de Amici: “Ad accomunare il gruppo di picchiatori, non solo l'appartenenza alla stessa comitiva che si vedeva ogni giorno tra ‘macchinette' e motorini, ma anche la militanza politica nel Fronte della Gioventù, sigla dell'estremismo nero della Capitale. L'azione sarebbe stata compiuta per rimarcare il controllo sul territorio (Piazza Cavor). L'ideologia di estrema destra usato come collante e come copertura ideologica di comportamenti violenti e prepotenze”.
PB SULLA MELONI
Quando la Meloni si oppose alla candidatura di Buttafuoco alla presidenza della regione Sicilia perché musulmano: “Io faccio politica, me ne rendo conto, ma con i miei libri e con i miei articoli. Non sono adatto al mercato elettorale dove la pur formidabile Meloni è poi costretta ad argomentare da pezzente per salvaguardare il proprio orticello”. Domanda: con la nomina a presidente della Biennale, non è che è diventato un’insalatina nell’orticello della Meloni?
PB SULLA CARRIERA
“Tu non ti devi occupare di cose italiane. Devi fare l’aristocratico siciliano che viaggia. Devi fare reportage dall’estero”. Data la mia bravura a farmi amici i potenti di turno e i governanti forse aveva ragione.