Con la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, i tecnici, il fenomeno dei Cinque Stelle, l’alleanza Giallo-Verde, Giallo-Rossa, Conte, Draghi e infine la vittoria di Giorgia Meloni dopo più di dieci anni di opposizione, molto si è parlato e molto si è scritto della declinante parabola dell’egemonia culturale “sinistroide”. Con l’ascesa di Fratelli d’Italia al governo, infatti, specularmente all’epoca che sembrerebbe essersi chiusa con l’esito elettorale di fine settembre 2022, i palinsesti Rai sono stati “occupati militarmente”, come se non vi fosse una via di scampo dal ripetere i medesimi errori dei propri predecessori. Ad ogni modo lo share disastroso di programmi come “Il Mercante in Fiera” di Pino Insegno, non pare essere bastato a compensare le pesanti ripercussioni politiche del caso Andrea Giambruno – via Mediaset – e tantomeno a distrarre l’attenzione dalle frizioni tra il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il suo Sottosegretario ghibellino (per dirla alla Buttafuoco), Vittorio Sgarbi. L’egemonia culturale, espressione coniata dal compianto Antonio Gramsci e abusatissimo nella vulgata collettiva odierna, contiene in sé una contraddizione formale e sostanziale. “Se si tratta di egemonia, non può essere cultura”. Ne abbiamo discusso con Massimiliano Parente in un’intervista esclusiva rilasciata a MOW. Scrittore di successo e laureato in storia dell’arte, istrionico autore della “Trilogia dell’Inumano” (opera omnia in millesettecento agili paginette) e de “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler”, come ha affermato per telefono, parla solo “una volta ogni dieci giorni” e oggi, dunque, ha parlato. Parente come al solito ne ha dette di tutti i colori un po’ su tutti, come piace a noi, e di questo lo ringraziamo. Tornando al discorso sull’egemonia culturale, Augusto Minzolini due anni fa scriveva un editoriale (la caduta degli Dei) in cui sosteneva che le casematte del potere della sinistra stessero ormai crollando, a partire dalla cultura sino ad arrivare alle correnti interne alla magistratura.
Parente, secondo lei sulla cultura Minzolini ci aveva visto bene, oppure no? Sarà in grado FdI di imporre un proprio modello di egemonia culturale?
La sinistra ha sempre avuto un modello censorio verso ciò che non è di sinistra, e non parlo dei postfascisti, mi riferisco a tutto ciò che è libertario, liberale, e individualista. Nella destra di FdI però non vedo alcuna cultura, e gli stessi difetti. Per me non esiste cultura di destra o di sinistra, e se pretendono di esserci in maniera esclusiva non sono cultura, è politica, ideologia. D’altra parte vedendo quello che dicono gli esponenti politici della destra si capisce che non hanno mai letto le pagine culturali del Giornale, tra le più libere in assoluto, dirette da anni da un intellettuale liberale come Alessandro Gnocchi. A questa destra non frega niente della cultura, quelle pagine le hanno sempre saltate. Temo non leggano niente.
Come si cambia l’egemonia culturale con Pino Insegno e Nunzia De Girolamo in tv?
Quella non è egemonia culturale, è mettere ovunque persone che non diano fastidio. La Rai è sempre stata sotto il controllo dei partiti, andrebbe smantellata, ma nessuno lo fa. Tuttavia non ho mai visto una Rai così lottizzata. Il problema è che la sinistra ha sempre gridato al lupo al lupo quando c’era Berlusconi. Il solito refrain del fascismo, con il Cavaliere, che era un sano capitalista. Ora che il lupo c’è davvero non li sente più nessuno. La tragedia è che non c’è opposizione, sono tutte macchiette, a cominciare dalla Schlein.
Dio Patria e Giambruno? È stata certamente una polpetta avvelenata, ma di Antonio Ricci soltanto o di qualcuno che sta più in alto. Alcuni giornalisti molto critici verso Giorgia Meloni sostengono che sia stata addirittura lei a silurare il proprio compagno perché ormai un peso, secondo lei è plausibile?
No, Antonio Ricci è forse una delle persone più libere che io conosca, e non ci sono dietrologie. Fa quello che vuole. È da sempre attaccato sia da destra che da sinistra, e non guarda in faccia a nessuno. Pensa che Nicola Lagioia riuscì a dare del fascista pure a Ricci. Ridicolo. Io penso che Ricci abbia avuto un’idea: questi rompono il cazzo agli altri con le famiglie tradizionali? Facciamo vedere alla gente come sono. Striscia è l’unica trasmissione popolare e liberale che io conosca, e Antonio Ricci è un genio della tv. Inoltre non possono fargli niente: da quasi trent’anni ha dalla sua parte l’audience.
Che ne dice invece della questione Sgarbi-Sangiuliano? Sgarbi dovrebbe resistere o dimettersi?
Io sarei per nominare Sgarbi ministro della Cultura, e Sangiuliano al massimo come suo portaborse. Io e Sgarbi spesso non siamo d’accordo, ma ci siamo sempre rispettati perché sa cosa è la Cultura, se ne occupa ogni giorno. Per me difende troppo i cattolici e ne sa poco di scienza, ma d’altra parte è un mostro di cultura umanistica, ideale per occuparsi del patrimonio culturale italiano, cosa che fa da quarant’anni perfino gratis (al di là del personaggio televisivo). Ma penso sia troppo scomodo per farlo ministro. Per questo ne hanno messo uno culturalmente più inutile di un prodotto omeopatico.
Salvini che viene disconosciuto dal nipote di Oriana Fallaci?
Ogni manifestazione di Salvini mi fa venire voglia di pensare l’opposto, anche quando per caso sono d’accordo. È un food influencer, al massimo, mi domando perché la Lega non l’abbia ancora scaricato. Vedrei bene Zaia, ma è troppo intelligente perché i leghisti lo vogliano.
Chi sventola la bandiera de "la guerra di civiltà" huntingtoniana e della guerra di religione, che c'azzecca con il presente? Abbiamo il primo Direttore della Biennale di Venezia musulmano della storia, Pietrangelo Buttafuoco.
Anche questa nomina l’avrei data a Sgarbi, non capisco cosa c’entri Buttafuoco. Sul fatto di essere filo-musulmano è coerente, l’estrema destra è sempre stata filoislamica, quella un po’ meno estrema cattolica, come il mantra della Meloni, sono una mamma, sono cristiana, ecc. Per me ogni religione è un problema quando vuole imporre le proprie credenze agli altri. Che tra l’altro non rispettano neppure loro per loro stessi.
È d’accordo sul fatto che i direttori dei musei dovrebbero essere tutti italiani?
No. Dovrebbero essere solo bravi. Alcuni ce ne sono, per esempio Gianluca Marziani, ma siccome sono liberi non vengono presi in considerazione. Per il resto il culto dell’italianità, io ogni campo, mi fa vomitare.
Quali di queste direzioni ritieni determinanti, in quanto a nomine, per il successo del progetto di egemonia culturale del governo?
Dove c’è egemonia culturale, ripeto, non c’è cultura, c’è solo ideologia. Ho saputo che Valerio Chiara sarà candidata alle elezioni. Perfetto. Siamo pieni di intellettuali che fanno politica, carrieristi e portaborse di piccole idee. Siamo un paese di merd*.