Nell'immaginario di chiunque, chi dirige un’orchestra dovrebbe quantomeno conoscere le note, saper scrivere la musica, e “consigliare” i musicisti. Insomma, parliamo delle basi, dell'abc proprio. Che succede? Che Sanremo ormai è una vetrina troppo ghiotta per certi producer, che da qualche anno chiedono di fare i direttori. Qualcosa che comprensibilmente suscita malumore tra chi è davvero qualificato per ricoprire quel ruolo, e che magari resta a casa - vedi il sempre rimpianto Beppe Vessicchio o Fabio Gurian (professionista di prim’ordine, con 15 Festival alle spalle) - sostituiti, come altri, dalle bacchette “con l'autotune”. È quanto ci rivela una gola profonda (che è nell’orchestra di Sanremo 2024), alle prove per Sanremo a Roma, che preferisce l'anonimato per ovvie ragioni, e che ci fa anche qualche nome, per quanto riguarda quest'edizione del Festival (e non solo), a cominciare da Enrico Brun. “È molto in gamba, un numero uno, e vanta diverse collaborazioni (dai Måneskin ai Pinguini Tattici Nucleari) - spiega il nostro informatore - ma non è in grado di dirigere un'orchestra. Tant'è che le case discografiche hanno assoldato dei trascrittori, come Carmelo Patti che ne segue addirittura quattro o cinque”.
Cosa facilmente riscontrabile nel post pubblico di Maninni (l'outsider della situazione), che nel divulgare lo spartito rivela chi si sta occupando dell'orchestrazione del Festival: Carmelo Patti, appunto. In parole povere, il maestro presta la sua professionalità e ovviamente presenzia a tutte le prove, tranne per la diretta della settimana di febbraio, quando Brun salirà sul palco dell'Ariston per “prendersi la gloria”. “Il direttore col badante? - rincara la nostra fonte - è inquietante”. Qualche anno fa - affonda, facendo capire che la situazione è solo peggiorata - giravano anche dei meme tra musicisti, su altri direttori -fake.
Quelli abili? A quanto pare si contano sulle dita di una sola mano, a cominciare dal mitico Enrico Melozzi. Rilancia il testimone: “scommettiamo che se togliamo la presentazione del maestro d'orchestra, nessuno vorrà più farlo? Del resto siamo tutti vittime di un bisogno d'esposizione - calca la mano - e l'orchestra del Festival? Soprattutto gli archi, non sono mica i migliori che abbiamo in Italia (quasi sempre impegnati). Sono persone che amano farsi vedere”. Non parliamo dei cachet, altro tasto dolente, da noi già affrontato: “I musicisti, specie archi e violinisti, sono pagati poco e niente - conferma l'orchestrale - cifre ridicole, 50 euro al giorno (circa 3mila euro per l'intero periodo) per due mesi di lavoro, in cui si è disponibili dalla mattina presto a dopo mezzanotte. Eppure la Rai (che è all'oscuro di tutto) i soldi li dà. A quanto pare - è l'accusa da verificare - è l'Orchestra Sinfonica di Sanremo che trattiene qualcosa...”. Tra paghe da fame e direttori d'orchestra “con la controfigura”, la polemica è bell'e pronta.