È morta a Roma, a 95 anni, Gina Lollobrigida. Per il grande pubblico è sempre stata la "La Lollo". E sì, lei ci ha lasciati. Si racconta che fu Vittorio De Sica a convincerla a puntare sul cinema, sicurissimo delle sue potenzialità. Icona di bellezza, personalità di riferimento tra gli anni '50, '60, '70, da sempre contrapposta ad un'altra immensa icona femminile, Sophia Loren, Gina nel corso della sua carriera da attrice si è portata a casa non pochi riconoscimenti: sette David di Donatello, tre Nastri d'argento, un Golden Globe, una candidatura ai Bafta, nel 1955, per "Pane amore e fantasia", che oltre ai riconoscimenti l'ha incoronata come la "Bersagliera". Ha lavorato accanto a mostri sacri come Tony Curtis, Burt Lancaster, Errol Flynn, Humphrey Bogart e non ha mai sfigurato accanto a nessuno. Venerata da mia nonna come attrice, star e modello da seguire con timore reverenziale, quello che però ho sempre trovato, personalmente parlando, affascinante è stato il suo periodo post-cinema.
Quando le proposte dal grande schermo hanno iniziato a diradarsi, lei non si è seduta in un angolo, in attesa che qualcuno o qualcosa si ricordasse di lei. Non ha atteso che nessun fidanzato ricco e potente la rimettesse sui binari delle grandi produzioni. Ed erano anni in cui se alle tua spalle non c'era un grande uomo le prospettive di carriera erano pochine. E invece, lei si è trasformata - fortunata eccezione - prendendo e iniziando a coltivare altre quote della sua non indifferente creatività: la carriera come fotoreporter, la portò a intervistare Fidel Castro, (sul quale poi diresse anche un documentario e col quale dicono avesse avuto un flirt) a viaggiare per il mondo, raccontando il ricchissimo Occidente e l'estremo Oriente. Negli anni '80 le sue immagini vennero anche esposte a Parigi, presso il Camevalet Museum, dove fu insignita pure della medaglia d'oro della città. Mica pizza e fichi. Ha pubblicato otto volumi fotografici ma nel cassetto aveva così tanto materiale che probabilmente avrebbe potuto pubblicarne altri 25.
La scultura è un altro campo dove è riuscita a eccellere portandosi a casa grandi esposizioni e i complimenti di capi di stato di tutto il mondo. Famosa per l'avvenenza e un carattere, dicono, molto volitivo, trovo però che dovremmo celebrarla per altro: per il suo aver dimostrato che l'indipendenza è una cosa che puoi guadagnarti e abbracciare alla faccia di tutto e tutti, che puoi fregartene delle malelingue e andare avanti per la tua strada, che essere poliedrica non è un male, ma un modo di affrontare la vita altamente raccomandabile. Nel 2018 durante un'intervista al Corriere ha dichiarato: "Sono sempre stata severa, volevo solo ruoli eccezionali. Io non recitavo un ruolo, io lo vivevo." Visto come ha vissuto la sua vita, direi che il suo film è il migliore di tutti. Non ce ne voglia Mario Monicelli...