Paola Egonu anticipa il suo pippone sanremese sulle pagine di Vanity Fair. E immaginandosi nell’Alabama di oltre mezzo secolo fa, continua a frignare di razzismo. “Vale la pena far nascere un bimbo nero in Italia?”. O ancora: “Non metto mai le mani in borsa dentro un negozio per evitare di essere accusata di furto”. Di tutto e di più, mentre getta fango sul suo Paese. “Perché mai dovrei rappresentare VOI?”. Intanto, già che si trova, attacca pure il governo Meloni: “Come fate a dormire sereni?”. Secchiate di negatività e solito melodramma, ma era proprio necessaria? Speriamo almeno sia relegata a tarda serata (a giocare a volley?).
Altro che lustro allo sport sul palco dell'Ariston: vale la pena ricordare che la piangente pallavolista non più di tre mesi fa lasciava la nazionale attaccando la stampa a caso, per via del commento di un coglione che si chiedeva come mai giocasse nel Belpaese. Non a caso è volata in Turchia, Paese non necessariamente noto per essere un faro dei diritti umani e civili con un ingaggio esorbitante (un milione di euro!), dando lezione di antidiscriminazione condite da racconti sulle sue frequentazioni amorose.
È pure vero che per rimediare al due di picche della sciatrice Sofia Goccia era necessario un nome che facesse rumore, insomma spendibile per la causa. Parliamoci chiaro: al di là dei meriti sportivi, se la Egonu non fosse di colore e fluid, e così chiacchierata, l'avrebbero ugualmente invitata? Ci sono fior di sportivi e persino pallavoliste che meritavano la stessa chance. Come Monica Moki De Gennaro, che in primis non sputa sulla maglia azzurra, ed è il miglior libero del mondo. O un'altra a caso, Francesca Piccinini, indimenticata regina del volley italiano. Forse è questo il vero razzismo?
Curioso, inoltre, che per colmare la distanza tra “non torno più, l'Italia è razzista” e “eccomi qua” basta un cachet del Festival (e chi lo paga?!). Pecunia non olet. Alla fine il pianto a favor di telecamera dà i suoi frutti, e come sempre “chi chiagne fotte 'a chi rire!”. A questo punto s’accettano altri inviti anche per Lady Soumahoro e Roberto Saviano, soprattutto dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro. Del resto il prezzemolino di Kiev, Zelensky, è già sistemato in collegamento nella serata finale, rivelato da Bruno Vespa – novello Ministro degli Esteri - dalla “zia Mara” a Domenica In. E chissà che non arrivino pure i Kalush Orchestra, la band Ucraina che “a sorpresa” ha vinto l'Eurovision made in Italy. Perché Sanremo è Sanremo o meglio un revival del politicamente corretto? Così è (se vi pare).