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Zaccagnini: “Måneskin? Da bancarella dell'usato”. E punge i giornalisti a Sanremo: “Vanno per i selfie”

  • di Paolo Zaccagnini Paolo Zaccagnini

16 gennaio 2023

Zaccagnini: “Måneskin? Da bancarella dell'usato”. E punge i giornalisti a Sanremo: “Vanno per i selfie”
Il critico Paolo Zaccagnini all'attacco. A cominciare dai Måneskin e le ultime pensate per il lancio del disco: da Damiano nudo al live a sorpresa sui tetti di Roma. “Muore Jeff Beck e dobbiamo pensare a questa paccottiglia?”. E poi giù duro su Sanremo e la presenza “utile” della stampa: “I giornalisti al Festival? Al massimo fanno qualche foto”

di Paolo Zaccagnini Paolo Zaccagnini

Esce questa settimana Rush!, nuovo disco dei Måneskin. Ecco, l'Irish Times gli ha dato tre stelle, a Iggy Pop solo una. Follia pura. Pesa, nel giudizio, la memoria, anche visiva. Iggy, 76 anni, sempre a petto nudo, Damiano rasato a zero e completamente nudo. Ma muore Jeff Beck, la Chitarra Elettrica, e si deve scrivere di questa orrenda paccottiglia? Vittoria conosce le signore bassiste o crede si suoni con uno striminzito seno nudo, il suo? Bassismo o onanismo? Che dire di più? Gli artisti non necessitano di queste baracconate pietose. Il lancio sui tetti di Roma? Tutto frutto, credo, del manager e di quell’altro, Clemente Zard, figlio di David. Video del nuovo singolo, bello, e poi? Questo non è rock'n’roll, è bancarella dell'usato. Buoni per fare i super ospiti al quarto, ripeto, quarto festival di Amadeus.

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E a proposito di Sanremo. Presente in sala stampa Ariston per 19 anni - sono mancato solo nel 1999 perché aspettavo l’esito di alcuni esami –  ecco, gli accrediti non sono stati ridotti, come si diceva all’inizio per la Dalla, anche se i giornalisti non portano nulla al Festival, magari qualche foto con i fans. Senza contare faraonici conti di alberghi e ristoranti e taxi, premi-paccottiglia e, perché no, libera circolazione delle idee. Con questo governo, con tutti i governi non va bene. Dicono, a ragione, che in 19 anni ne ho fatte di tutti i colori, ma non ho mai insultato e offeso nessuno, anzi ho fatto ridere e sorridere, emozionare fino alle lacrime la grande Raffaella Pelloni, in arte Carrà. Nessuno se l'è presa, mi è testimone l'amico che si occupava dell'ufficio stampa, il collega Antonio Maza che, vista la straordinaria somiglianza con Craxi, chiamavo “onorevole”. Se con i tre colleghi della defunta L'Unità, Alba Solaro, Roberto Giallo - alias Alessandro Robecchi, ora autore di pregevoli libri polizieschi per la Sellerio -  e Maria Novella Oppo, “gattara” a oltranza, seminavamo il panico, era colpa dello spettacolo, che negli anni si è fatto sempre più infimo. Quel Sanremo non esiste più, e non ci sarà più. Piero Chiambretti per il suo Festival aveva creato una sigla, semplicissima e verissima. Perché Sanremo è Sanremo. Poi ci sono l'Italia, l'Europa, il mondo, l'universo. E lì sono dolori, signor Amadeus.

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