Siamo perplessi. Chiara Ferragni in queste ore è stata travolta dall'ennesima polemica social. Beh, di certo non è questo a perplimerci. In ogni caso, mentre sogniamo la venuta del giorno in cui nessuno si sentirà più in dovere di vergare interi papielli in merito alla gretta inopportunità di ogni peto esperito dalla regina delle imprenditrici digitali, stavolta ci uniamo alla shitstorm del giorno. Più che altro perché non l'abbiamo capita. Come è noto, la donna che ha prima inventato e poi ridefinito il concetto stesso di "influencer" sarà sul palco dell'Ariston al prossimo Festival di Sanremo. Di recente, ha annunciato di aver devoluto il proprio intero cachet in beneficenza. Nello specifico, all'associazione D.i.Re che opera in difesa delle donne in difficoltà. Non l'avesse mai postato. Cori di malcontento si sono levati da ogni dove, come ragli d'asino verso il cielo. Perfino Selvaggia Lucarelli è scesa in campo, in assetto da guerra. Nel frattempo, il celebre tennista Matteo Berrettini, sempre tramite associazione benefica, ha donato un anno di gelati a bambini ospedalizzati affetti da mucosite, una rara malattia che, tra le altre cose, impedisce a chi ne è affetto di ingerire cibo solido senza provare dolore. E, giustamente, piovono per lui espressioni come "cuore d'oro", "angelo", "tenero che si taglia con un grissino". Sì, ma a partità di gesto nobile, perché Chiara è una stronza e Matteo un eroe?
"Per la cronaca, il cachet di Sanremo per lei sono spicci", tuona Selvaggia via Instagram. Mentre la accusa anche di voler semplicemente smarchettare la maglia "femminista" e di conio Ferragni Couture che la regina dei social indossava quando ha annunciato la donazione: "Monetizzare, monetizzare sempre", chiosa la giurata di Ballando con le Stelle, soffiando via il fumo dalla canna della pistola dopo la sparata. In molti sono con lei. O, in ogni caso, non c'è testata online che non abbia ripreso i suoi infuocati strali contro Mrs. Lucia. Ebbene, sulla stessa linea spazio-temporale, sostanzialmente in contemporanea, un altro profilo "vip" si stava rendendo protagonista di un bel gesto benefico: cosa fa Matteo Berretino quando posa la racchetta? Il gelato, pare.
Il tennista, tramite l'associazione Atleti al tuo Fianco, ha scelto di donare una fornitura annuale di gelati a bambini ospedalizzati per mucosite, una rara patologia che rende molto dolorosa la deglutizione a chi ne soffre. Tale annuncio non è l'unica buona notizia che vede protagonista l'amatissimo sportivo. Giusto ieri, 13 gennaio 2023, è uscita su Netflix la docu-serie Break Point che ha seguito proprio Berrettini (e altri) nel proprio percorso sportivo nell'Olimpo del tennis. Ça va sans dire, non c'è testata che non abbia riportato il nobile gesto benefico dell'atleta nei minimi particolari. E corradato da almeno almeno una citazione alla produzione della grande N su di lui. Nessuno, però, ha parlato di "monetizzazione" o di "mossa pubblicitaria", niente di niente. Come, tra l'altro, è sacrosanto che sia, intendiamoci.
Va fatto notare poi, ancora una volta, l'ovvio: la beneficenza in pubblico non è brevetto Ferragnez. Sono tanti i vip pien de danè che decidono di sostenere cause benefiche che stanno loro a cuore. Il sette volte campione di Formula 1 Lewis Hamilton, per esempio, dal primo giorno di attività a oggi, ha donato il 7 % del proprio patrimonio per sostenere associazioni a sostegno di istruzione e salute nel Regno Unito. Tradotto in cifre, si parla di una cosa come 23 milioni di sterline solo nel 2022. Che stronzo, eh. L'ha pure fatto sapere in giro. Altrimenti, non ci sarebbe il suo nome al quinto posto della classifica UK che stila l'elenco dei più generosi benefattori dell'anno. Cafonissimo.
Sì, perché alla fine sembra che il problema sia, soprattutto, di etichetta. L'importante non sarebbe, per molti, donare e dare visibilità a uno specifico ente rispetto a un altro. No. Quel che conta davvero è tenerselo per sè. Come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi nel fare beneficenza. E, soprattutto, chi fa una critica di questo tipo, non tiene conto di un dettaglio: lo 0,07 % (stima randomica) dei follower di Chiara Ferragni costituisce numericamente la densità abitativa di almeno due o tre cittadine medio-grandi. Se anche solo quella infinitesima porzione percentuale dovesse mai prestare orecchio all'annuncio di Lady Instagram, non vogliamo dire che verrebbe spinta a donare "per emulazione", ma di sicuro verrebbe a conoscenza dell'associazione D.i.Re, per esempio. Non ci pare uno scenario poi così tremendo, buongusto o meno.
Ciò che è, fuor da ogni dubbio, di pessimo gusto, rimane la corsa al conto in tasca nei confronti del benefattore. È come se, nel momento in cui vi dovesse capitare di allungare una moneta a un mendicante per la via, puntualmente vi comparisse di fianco il branco di gnu imbazziriti che stesero Mufasa ne Il Re Leone gridandovi sopra: "Eh vabbè, potevi fare almeno 5 euro, pezzente!". Ancora una volta, se fare le pulci sui soldi altrui non è buona creanza nel mondo reale, pessima abitudine rimane via social. Ma questo lo capiremo forse nel giorno del mai. E amen.
Tornando a Berrettini, perché lui è un eroe e Chiara invece una stronza? Una risposta logica, chiaramente, non c'è. Forse per molti Ferragni incarna lo stereotipo di successo (e grana) "senza merito", mentre il bel Matteo è uno sportivo, uno che si è sudato sul campo la visibilità di cui oggi gode. Tale versione, se letta a voce alta, fa già ridere così. Non c'è bisogno di aggiungere altro. È più che umano provare della sana antipatia per i Ferragnez come istituzione oppure anche verso i due singoli componenti della coppia presi individualmente. Molto spesso, però, chi vi si scaglia contro, lo fa solo per invidia sociale, oppure per racimolare, loro sì, un po' di eco mediatica. Finendo, naturalmente, per alimentare il proprio seguito e quello del "nemico". È il circo, bellezze. E alle volte, clamorosamente, ne esce addirittura qualcosa di buono. Perché lamentarsene? Perché un bel "chissenefrega" non fu mai twittato.