“Mio figlio era buono, era buono. Non doveva morire in quel modo. Lasciato a terra come un cane”. È un grido di dolore quello della madre di Chris Obeng Abom, il ragazzino di 13 anni investito e ucciso (lunedì sera) da un’automobile mentre camminava sul ciglio della strada, ennesimo caso di omicidio stradale, in Valpolicella, in provincia di Verona. Chris, nato in Italia, da una famiglia di origini ghanesi, residente a San Vito di Negrar, era il più grande fra i fratelli: lascia un fratello più giovane di un anno e una sorellina di otto. E i genitori: il padre è occupato come pavimentista in un’azienda di Modena, la madre ha smesso di lavorare in seguito a una malattia.
È stato un passante a chiamare il 118, dopo avere visto, a terra, il corpo, ma era già troppo tardi. Se solo il conducente del mezzo si fosse fermato e lo avesse soccorso, il ragazzino poteva salvarsi: lo sostengono i medici della Terapia Intensiva, che hanno tentato di rianimarlo.
Intanto, il responsabile è stato individuato dai carabinieri che sono risaliti alla targa dell’auto grazie al sistema di videosorveglianza comunale: si tratta di un operaio di 39 anni, con precedenti per guida in stato di ebbrezza. L’uomo, il giorno dopo l’incidente, ha usato il mezzo per andare a lavorare in un cantiere edile, come nulla fosse. Sulla carrozzeria, però, gli agenti hanno riscontrato i segni dell’urto. Ora l'operaio è deferito in stato di libertà per i reati di omicidio stradale, fuga in caso di incidente e omissione di soccorso.