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Sfera Ebbasta è il numero uno,
fatevene una ragione!
"Famoso" traccia per traccia

  • di Lorenzo Monfredi Lorenzo Monfredi

20 novembre 2020

Sfera Ebbasta è il numero uno, fatevene una ragione! "Famoso" traccia per traccia
Sfera Ebbasta cinque anni fa non pensava che sarebbe arrivato a questi livelli. La sua vita era studio da Charlie Charles, canne al parchetto, sciroppo lean nelle bottiglie di Fanta, occhiaie e pensieri. Oggi è il numero uno, con buona pace dei suoi haters

di Lorenzo Monfredi Lorenzo Monfredi

Stamattina, mentre mettevo su la moka del caffè alle 7.25, il mio Xiaomi da competizione comunista pompava le 13 tracce dell’ultimo album di Sfera Ebbasta, “Famo$o”, che si apre con la bellissima traccia “Bottiglie Privé”.

Non usciva un album di Sfera dalla primavera del 2018. Parlo di “Rockstar”, che avrebbe consacrato definitivamente Sfera Ebbasta con hit quali Serpente a Sonagli e Cupido. Lo avremmo visto anche sul palco del Primo maggio di Roma, un esordio storico per il rapper di Cinisello Balsamo (ieri il comune di Ciny gli ha persino dedicato una piazza, anche se era solo una strategia di marketing in collaborazione con Spotify).

Ma per Famo$o c’è un hype diverso, ci sono altissime aspettative.

Che dire di Famo$o?

Che è mondiale, è un magic trick.

Questo è l’album più globale nella storia dell’hip hop italiano.

Spiace per chi non perdona a Sfera il suo plateale atteggiamento I don’t give a fuck, l’esibizionismo da soldi in faccia e collane scintillanti, i testi che parlano di “bitch che si fa le unghie ogni due settimane” e “solo una canna mi fa compagnia stasera”, ma i fatti sono questi: Sfera Ebbasta è il cantante italiano più influente della nostra scena, pop trap indie rock che sia.

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Sfera

Non so chi possa dire di avere dei featuring allo stesso livello di Sfera. C’ha Future, ragà. Uno che sta facendo la storia della trap negli States. C’ha Offset. C’è quello zarro colombiano con 45 milioni di follower su Insta che è J Balvin. Steve Aoki gli fa una base devastante in Salam Alaikum. Diplo e Lil Moosey.

L’album è una scarrellata di show off esibizionista, luci che brillano, beat che ci balleresti sopra o ci faresti una sessione di sparring di pugilato sul ring.

Si inizia con Bottiglie Privé, che è emozionale. Bella, bella davvero, è una hit. Il blocco che segue sono 5 featuring, tutti bombe a mano: Abracadabra con Future è IL pezzo, l’americano c’ha uno stile bestiale e spacca, poco da dire. Baby con J Balvin è cafona, che già me la vedo nei barrios di Medellin ballata dai latinos, Macarena feat Offset, “uuuuh Macarena, troppi cavalli questo Panamera” è già storia. Hollywood con Diplo c’ha il riff iniziale che gasa e il ritornello è da finestrini abbassati d’estate, mi sa che ce la porteremo fino al ferragosto 2021. Il quinto feat è Tik Tok, matrice tricolore italiano, Sfera e Guè e Marracash, gangsta al cubo.

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Famoso

A seguire sono canzoni soft come Male che sembra scritta per adolescenti complessati che vivono le prime relazioni liceali, Giovani Re c’ha un attacco puro anni ’80, nostalgia dei giorni di Ciny cercando di svoltare. Gelosi mi ricorda Serpenti a Sonagli, come base e flow di Sfera, “passano i giorni facciamo i soldi questi sono nervosi, e ci guardano male perché sono gelosi”. 6 AM pure è una canzone che riprende il percorso di Bottiglie Privé, parla di come Sfera sia arrivato al successo e delle conseguenze della fama. Non sono i classici filler riempidisco, ogni pezzo c’ha qualcosa che può piacere ad una determinata categoria di persone.

Le tre tracce finali sono Salam Alaikum con Steve Aoki e 7ari, Gangang con Lil Moosey e soprattutto $€ Freestyle, che è una mina potentissima, è lo Sfera cattivo e crudo di XDVR, il suo primo mixtape quando non era nessuno e doveva farsi prestare i soldi dagli amici anche per un panino al McDonald. Schiaffoni veri quelli di $€ Freestyle.

Però: è davvero tutto qui quello che hai fatto, Sfera? That’s it man? Sembra un album hackerato, come se mancassero dei tasselli per completarlo.

No, niente hacking, ma strategia mirata.

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Sfera

Nell’immensa operazione commerciale di lancio del disco, che comprende anche il film girato da Pepsy Romanoff e uscito qualche settimana fa in esclusiva Amazon Prime, Sfera lancia tante esche e noi orate e tonni ci abbocchiamo. Tipo: nel film si sentono beat che poi non ci sono nel disco Famo$o. C’è un estratto di una canzone che appare flash nel film, con beat e flow da brividi “Non mi facevano entrare manco a pagare, mò mi devono pagare per farmi entrare”, ma non c’è nella tracklist. Calcolate che questa rima qua è stata così ricercata che ti esce su Google. Addirittura, alcuni malati hanno caricato i 39 secondi di ghost track su Youtube. Altri indizi: Sfera parla del produttore Sky Rompiendo che gli ha prodotto due pezzi e invece nell’album ce n’è solo uno a nome Sky. E poi le allusioni al featuring con Drake… Insomma, qualcosa non quadra abracadabra.

Di certo c’è che dopo l’hype da uscita del disco, sta sorgendo l’hype da future collaborazioni e tracce. Un meccanismo perverso, forse, fatto da ingordigia e consumismo pressante, ma d’altronde questa è l’industria musicale del momento.

Sfera Ebbasta cinque anni fa non pensava che sarebbe arrivato a questi livelli. La sua vita era studio da Charlie Charles, canne al parchetto, sciroppo lean nelle bottiglie di Fanta, occhiaie e pensieri.

Oggi è il numero uno, con buona pace dei suoi haters: “Da niente a qualcosa, da qualcosa a tutto”.

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