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Si può dire che la foto di Toscani ai Maneskin è noiosa? Si può dire o no? Ecco lo abbiamo detto

  • di Ray Banhoff Ray Banhoff

13 febbraio 2021

Si può dire che la foto di Toscani ai Maneskin è noiosa? Si può dire o no? Ecco lo abbiamo detto
IL fotografo italiano, il Cracco del clic, l’icona. Toscani in primis è vittima di se stesso poiché ha abdicato il talento per perseguire un suo successo personale in modo da continuare a produrre occhiali, vini, masterclass, ritratti, opinioni polemiche negli studi televisivi dove ogni tanto lo chiamano. Non sono i 78 anni che lo rendono “vecchio”,perché nell’arte la vecchiaia non esiste quanto il fatto che abbia tradito l’arte per diventare un grande imprenditore.
La sua foto dei Maneskin sembra rafforzare la tesi di questo appiattimento.

di Ray Banhoff Ray Banhoff

Ci sono i Maneskin sulla copertina di Sette del Corriere e tutti ne parlano. come mai tutti ne parlano? Perché l’ha scattata Oliviero Toscani, un nome gigante della storia della fotografia in Italia.
Però… c’è un però. Perché il fatto è che la guardi e pensi: «‘sta foto? Mah». Non è che ti dica niente. Si ok, leggi “Toscani” e ti ravvedi, riconsideri il tutto ma passati quei cinque secondi di ossequio mentale e riverenza psicologica esclami: «certo non è che si sia sprecato».

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Toscani ormai fa la stessa foto da decenni e quella foto funziona nella misura in cui è lui a funzionare grazie alla foto e non viceversa. Mi spiego meglio: quando senti parlare di Toscani senti dire: «Oliviero è un genio, un grande imprenditore». Richard Avedon ha fatto per decenni la stessa foto: fondo bianco e luce totale, ma nessuno ha mai detto di Avedon “è un grande imprenditore” -eppure chissà i soldi che ha fatto- ma di sicuro tutti lo considerano un nome tutelare dell’arte. Idem per Helmut Newton fino a Juergen Teller o Terry Richardson. Parliamo di fotografi che hanno uno stile marcatissimo, riconoscibile, che non hanno mai cercato di essere altro rispetto a ciò che erano. Fotografi che hanno “fatto sempre la stessa foto” reinventandosi però di continuo, senza mai stancare.
In pratica Toscani, che è un grande imprenditore, ha fatto un favore ai Maneskin scattando loro una foto che non necessitava di essere bella, poiché bastava contenesse la sua firma che ormai è un brand. Loro hanno beneficiato del suo nome, sono stati iconizzati. Sette ha fatto un favore a Toscani lasciandogli scattare una foto che non doveva essere necessariamente bella ma giusto portare la sua firma. Lui ha ripetuto il suo rito consacratorio così si è innescato il gran carrozzone dell’aiutami che io t’aiuto. Il risultato però è scarso. Molto italiano, molto “lo faccio fare a uno bravo”.

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Vi siete mai chiesti come mai certe campagne pubblicitarie, certe copertine di magazine, certe immagini sono sempre così piatte o noiose? Perché da noi funziona così. A certi livelli lavora chi è un grande imprenditore. 
La fotografia non serve più a Toscani per esprimere la sua creatività, ma è solo un meccanismo da azionare ogni tanto per ricordare al mondo che lui è IL fotografo italiano, il Cracco del clic, l’icona, in modo che possa continuare a produrre occhiali, vini, masterclass, ritratti, opinioni polemiche negli studi televisivi in cui ogni tanto lo chiamano a parlare. Toscani in primis è vittima di se stesso, poiché ha abdicato il talento per perseguire un suo successo personale. Non sono i settantotto anni che lo rendono “vecchio”, perché nell’arte la vecchiaia non esiste, quanto il fatto che abbia tradito l’arte per diventare un “grande imprenditore”. 
Il suo conto in banca ne ha beneficiato, la sua fotografia no.
 

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Vi diranno che tutta l’arte è un business e che c’è del genio in quello che fa Toscani, ma non è che invece non c’è niente? 
la cover dei Maneskin non è altro se non un posato che potrebbe essere scattato in qualsiasi studio fotografico d’Italia. Dalla foto non passa energia, non traspare niente, non si scioglie un nodo, é una foto che è solo un clic, quando invece la foto non è mai solo un clic e queste cose le sa anche Toscani perché ne parla nelle sue masterclass, negli interventi che fa sulla fotografia, nelle dirette su Instagram. Le macchie di colore sui corpi nudi sono un’ennesimo toscanismo di Toscani, parlano più della sua apatia creativa che del suo stile e non aggiungono niente ai soggetti. In definitiva, se non ci fosse stato dietro il nome di Toscani, nessuno avrebbe parlato di questa cover di Sette. 

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Alla fine l’operazione dell’aiutami che io ti aiuto sebbene inizialmente galvanizi tutti i soggetti in causa (i Maneskin che fanno una cover di Sette perdipiù con Toscani; Toscani che incassa una cover ben pagata; Sette che usa un gran fotografo e cerca di vendere un numero ai fan dei Maneskin) l’operazione intera si rivela un boomerang perché se poi la foto è scarsa un pezzo come questo è il minimo che ti possa capitare (ma state sicuri che lo leggerete solo su Mow, perché altrove certe cose nessuno ha il coraggio di dirle). A nessuno rimarrà in mente questa cover, ai Maneskin non sarà servita a niente, Sette non avrà ottenuto like, Toscani avrà fatto un’altra foto noiosa. Niente di nuovo.

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  • Oliviero Toscani

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