Giovanni "Nanni" Moretti. Non ho visto Il sol dell'avvenire, e non lo vedrò fino a che non sarà disponibile in dvd, ma l'ennesima ondata di dispregio e odio nei suoi confronti mi fa ribrezzo. No, non perché con l'amico ho girato Io sono un autarchico ed Ecco bombo - quel film mi regalò una delle gioie grandi della mia vita, essere invitato come interprete al Festival di Cannes, scendere lo scalone del vecchio Palais du Cinema, stringere la mano al regista Alan J. Pakula e baciare sulle guance la musa di Ingmar Bergma,l'attrice svedese Liv Ullmann - no, perché vedere dispiegata una simile quantità di odio nei confronti di una sola persona mi sgomenta. Mi terrorizza. Non è ancora uscito nelle sale e già le critiche fioccano cattive e impietose mentre quelle relative ai prodotti delle piattaforme e ai film - si fa per dire - ispirati ai fumetti non sanno dove trovare più gli aggettivi per esaltarli oltre, ovviamente, allo snocciolamento idiota delle cifre iperboliche che guadagnano. Moretti, il sottoscritto e, forse, pochi altri non bada a questi orrori, lui vuole raccontare sentimenti, storie, di ieri e di oggi, far ridere e piangere, dirigere attrici e attori, scrivere, fin nei minimi particolari, le pellicole, non vuole seguire le mode. Parlare di politica in un film nel 2023 è una colpa? Omaggiare Federico Fellini anche? Usare i suoi attori, e attrici è simbolo di una colpa? Non invitare qualche critico all'anteprima un crimine inconfessabile? Gira lo stesso film da anni? Non è vero assolutamente ma, se lo fosse, meno male, vuol dire che nel cinema italiano ci sono ancora cervello e cuore. Piuttosto, ahimè, come sempre più gente accetta di andare al cinema a farsi lavare il cervello con l'acqua sporca. Un avvertimento: sicuramente andrà in Francia, al Festival di Cannes - lì lo amano molto di più che in patria e da sempre - e casomai avesse una lunghissima ovazione guardate come verrà osannato il giorno successivo. Vergognarsi bisognerebbe. E profondamente.
Cambiando argomento, invece no perché sempre di cinema di parla, avete mai letto niente di Marco Ponti? No? Ma la Critica che fa? Dorme? Si appisola? Ronfa? E di Luca Bianchini, scrittore torinese che ha fatto della Puglia la sua seconda patria? Maledizione, nei suoi film - io ho visto Una vita spericolata, Io che amo solo te e il suo seguito, La cena di Natale - non ci sono scene di sesso estremo, nudità, oscenità, droghe d'ogni genere e tipo, violenza e quel che volete voi - eppure agganciano, assai, con la loro "complessa semplicità" di quotidianeità. Cast consolidati e paesaggi spettacolari - Polignano a Mare, la città dove nacque Domenico Modugno - e, prima di tutto, estrema modestia. Sanno che non stanno girando Il terzo uomo o Quarto potere, non si danno arie ma danno emozioni e sensazioni, fanno divertire. Chi? Laura Chiatti, Riccardo Scamarcio, Maria Pia Calzone, Michele Placido, Antonella Attili, Eugenio Franceschini, Antonio Gerardi, Veronica Pivetti, Eva Riccobono e Uccio De Santis, quest'ultimo noto per le esilaranti scenette di Mudù. Cosa dire di più se non che anche questo è Cinema, che va rispettato, recensito, visto e sostenuto. In questo il lavoro dei produttori Fulvio e Federica Lucisano è basilare, essenziale. E c'è pure la neve! L'amico caro Massimo, autista dell'Atac, driver provetto e juventino sfegatato, mi manda una foto indicativa di Napoli 1 Milan 1 di ieri sera. In un bel vicolo di Napoli si vede una gran bella bandiera azzurra, i colori della squadra partenopea, con su scritto "Napoli campione d'Europa". Devo dire altro? "Non vendersi mai la pelle dell'orso senza prima averlo abbattuto". Augh. Sarà una risata che li seppellirà.