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Un viaggio chiamato Nicaragua

  • di Alberto Capra Alberto Capra

12 agosto 2020

Un viaggio chiamato Nicaragua
Ha sonorità ipnotiche e seducenti il nuovo progetto firmato Caterina Yuca Sforza e Yuri Tartari Pucci. Tre singoli già pubblicati e altri cinque in arrivo per sognare di essere altrove, anche durante il lockdown

di Alberto Capra Alberto Capra

Non tutto ciò che fa parte del nostro immaginario proviene da esperienze che abbiamo realmente vissuto. Esistono infiniti mondi a cui accediamo, fin da quando siamo piccoli, attraverso la letteratura, la musica, i videogame e, più in generale, la narrazione in senso lato. La capacità di astrarre in una maniera tanto complessa, d’altro canto, è ciò che ci rende unici come specie animale. È così che, di certo, nella vostra vita, nella vostra mente, almeno una volta, vi sarà capitato di essere seduti in spiaggia davanti a un falò, durante un tramonto, o di viaggiare per chilometri e chilometri col sole in faccia e gli occhiali sul viso, sul lungo rettilineo di una highway americana. Di sicuro, vi sarà capitato di essere sferzati dal vento, tra i pascoli del nord della Scozia, o di esservi accomodati, in una serata afosissima, tra i tavoli in legno, di un ristorante in Sud America.

Ecco, provate, ora, a tornare per un attimo laggiù. La strada che vi scorre a fianco è una calle per lo più pedonale. La vegetazione è rigogliosa e nel locale c’è una ventola a soffito, che si muove claudicante. La camicia a fiori si è appiccicata, sulla vostra pelle, e il sudore vi cola sulla fronte. Ordinate una birra ghiacciata, mentre l’impianto del locale passa una musica che vi resterà in testa per giorni e giorni. Un attimo a suo modo perfetto, in cui crogiolarsi anche dal divano di casa. Basta chiudere gli occhi, per farlo, e schiacciare play: Spotify>Artista>Nicaragua. Basta il nome, per sognare, bastano due note per iniziare il viaggio.

 

 

Nicaragua è il nome del nuovo progetto musicale firmato da Caterina Yuca Sforza e Yuri Tartari Pucci. 8 canzoni, scritte di getto, durante il lockdown, in un appartamento di Milano riconvertito a studio di registrazione. La costrizione che diventa fuga, la tensione che diventa creatività.Caterina Yuca Sforza è una voce unica, al debutto con un progetto finalmente suo, ma con un’esperienza musicale internazionale. Nasce in Giappone e poi vive in Inghilterra, Australia e Svizzera, prima di arrivare in Italia, a Milano. Con KT Tunstall, quella di "Black Horse and The Cherry Tree”, Caterina affronta un tour mondiale come backing vocals. In Italia collabora dapprima con Andrea Poggio, seguendolo, nel 2018, nel tour Europeo a supporto di “Controluce” e poi, a fine 2019, coi Minnie’s, per i quali realizza due featuring nel loro ultimo disco “Evviva Manifesto”. 

Caterina Yuca Sforza e Yuri Tartari Pucci_2

È in questo contesto che l’incontro con Yuri diventa sodalizio. Yuri, infatti, oltre che uno dei fondatori, è il chitarrista dei Minnie’s, la band che, dal punk degli esordi, è evoluta fino alle sonorità più ricercate di oggi e che, con 6 album all’attivo e centinaia di concerti in giro per l’Italia e l’Europa, rappresenta una delle realtà più longeve della scena Indie italiana. Nei NICARAGUA suona chitarre, bassi, synth, tastiere, flauto traverso ed è il produttore artistico.

“See you at the beach” è stata pubblicata online il 9 giugno. Un modo profetico per augurarsi che, anche quest’anno, saremmo riusciti a farci un bagno e a ballare in spiaggia. Il 3 luglio, poi, è stata presentata “Belong”, una traccia complessa e introspettiva che, tuttavia, non toglie al duo l’armonia e l’immediatezza che lo contraddistingue. “Your shoes” è l’ultimo singolo ad aver visto la luce, lo scorso 24 luglio. Al suo interno, tutti gli elementi che caratterizzano questo progetto, come la freschezza e la profondità, l’ironia e la dolcezza, e la collaborazione con Luke Bullen (batterista dei Mescaleros, poi di Byan Ferry, Billy Bragg e molti altri).

Ce le portiamo dietro, tutte e tre, in questa estate che, per molti, deve ancora iniziare, nell’attesa di ascoltare le cinque tracce mancanti per dare forma a un album che, di certo, saprà riportarci in quel luogo, in quel ristorante, anche nei mesi a venire.

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