Zelig riapproda su Canale 5 ed è subito naufragio. Dopo vari rinvii di messa in onda, il (fu) carrozzone comico del Biscione occupa l'ammiraglia proprio la sera in cui lo spettacolo è da un'altra parte, ossia su Sky, dove va in scena la prima puntata di X Factor dopo la cacciata del giudice reietto Morgan. E questa è sfortuna. I monologhisti stanchi, l'allegria tenuta insieme da strisce adesive per dentiera, il loop eterno di roba che aveva già scocciato 20 anni fa, invece, è puro dolo. Si fa presto a parlare di accanimento terapeutico, di diritto/dovere all'oblio, all'eutanasia. Ma, per quanto sia infausto sparare sulla croce rossa, tocca farlo. Zelig è stato il punto di riferimento della comicità televisiva italiana per anni, oramai non lo è più. Da tempo misurabili col carbonio 14. Era difficile ma non impossibile stare al passo, lo dimostra il successo dei Gialappi su Tv8, però la mitologica trasmissione di Canale 5 non ci è riuscita. Nonostante la sempre pregevole conduzione del duo Vanessa Incontrada-Claudio Bisio, il programma è l'equivalente mediatico del Titanic che affonda. Perché continuare a registrare cotanto tristanzuolo naufragio? Per lo stesso motivo per cui non si riesce a staccare gli occhi da un incidente stradale quando purtroppo capita di vederne uno in tangenziale, probabilmente. Rimaniamo per qualche inconscia ragione ipnotizzati a guardare fino a che punto possa andare male. Anche se fa male.
Gelo agli Arcimboldi. I sedicenti comici di Zelig sfilano sul palco mesti, senza avere nulla di interessante o divertente da dire. Si parte con Angioni che riporta in scena il suo urticante Kevin Sciannamanna, grida, fa le facce, cita la Ferragni, Bisio si premura di ricordare al coraggioso pubblico che ci sarà pure qualcosa in onda su Rete 4. Poi Maurizio Lastrico e Maria Chiara Giannetta dimostrano di essere due draghi veri con gli scioglilingua. E dunque? Quando si ride? Mai. Andassero a storpiare La la Land da un'altra parte, per la carità.
Compare un comico ventenne che irride la nonna che impasta (avanguardia pura), lo fa ingrassare da quanto cucina (ma dai), alle volte gli viene pure il vomito dopo il pranzo da lei (eh, vabbè). La percula sulle note di una canzone di Tiziano Ferro, Non me lo so spiegare, uscita quando il nostro con ogni probabilità non era ancora nato o stava emettendo giusto i primi vagiti. Sicuramente una scelta personale del giovane, anzichenò. La pur brava Federica Ferrero, l'unica che fosse riuscita a lasciare il segno nella scorsa edizione con un divertente monologo sulla chat delle mamme, torna ripetendo se stessa: stavolta mima la conversazione di una chat di condominio. E non funziona. È tutto già sentito, telefonato, scrittissimo, claudicante. La mano degli autori spegne i comici che un tempo forse nemmeno troppo lontano quello stesso palco riusciva a far splendere, dando inizio a carriere stellari. Peccato. Per i coinvolti, certo, ma soprattutto per il pubblico.
Pochissime le vecchie glorie disposte a farsi rivedere, almeno alla prima. Appare un improvviso Teo Teocoli giusto il tempo di duettare con Vanessa Incontrada nei panni di Adriano Celentano e tagliare la corda, immaginiamo a bordo dell'ultima scialuppa rimasta. Torna anche Leonardo Manera con un personaggio nuovo talmente sconclusionato che dà l'idea di non aver compreso nemmeno lui. L'unico momento sensato dell'intera serata attinge comunque dal passato: Claudio Bisio riveste i panni del tronista Claudiano e una generazione di Over 30 sospira di nostalgia. Zarrissimo, respingente, con l'addominale fisso che ricorda il marsupio di Panariello. Ed è subito primi Duemila.
L'unica domanda riguardo a Zelig resta proprio legata al tempo che è passato: eravamo noi, anime candide, a ridere a crepapelle di fronte a questo carrozzone 20 anni orsono, forse anche per mancanza di alternative? Oppure Zelig è sempre stato questa cosa qui, mai niente di meglio e oggi, sovrastimolati da social e wi fi, lo vediamo per quello che è? In ogni caso, perfino l'orchestra del Titanic a una certa ha smesso di suonare. Gli irriducibili sedicenti comici di Zelig seguitano invece a sviolanare seppur freezati da anni nell'iceberg dell'impatto. Impresa ciclopica, non c'è che dire. Ma non vale nemmeno più l'alibi della resilienza. Non si ride mai, staccassero la spina.