Shine bright like... quanti follower hai sui social. A Parigi, durante la Paris Fashion Week, è andata in scena, per la sesta volta consecutiva, la sfilata di L'Oréal Paris “Walk your worth”. Défilé del brand di make-up, partner della PFW, che celebra, attraverso la bellezza, inclusione ed empowerment femminile. Un appuntamento fisso del calendario parigino, aperto anche al grande pubblico, che ha visto salire su una gigantesca passerella, presso il Parvis De La Tour Eiffel, star di diverse industrie dello spettacolo come Camila Cabello, Andie MacDowell, Helen Mirren, Viola Davis, Elle Fanning, Eva Longoria, Aja Naomi King, Soo Joo Park e tante altre.
Quest’anno, per la prima volta, arriva anche una novità tutta Made in Italy: infatti hanno sfilato Elodie, nuova ambasciatrice del marchio, e Miriam Leone. Altra grande novità è stata la presenza della richiestissima Kendall Jenner, entrata da poco nella famiglia L’Oréal Paris, che ha chiuso lo show con un abito morbido composto da infiniti swarovski firmato Ludovic de Saint Sernin.
Elodie più al top di Kendall Jenner
Uno show gigantesco che in pochissimo tempo è finito sulle prime pagine di giornali francesi e media internazionali. “Alla sfilata di L'Oréal Paris c’erano…”, “Tutte le star dello show di L'Oréal Paris” e via discorrendo. Quest’anno però grande attenzione è ricaduta sulla nostra Elodie, che, con il suo make-up geometrico, capello raccolto in uno chignon e un abito trasparente nero, ha incantato la stampa internazionale superato anche la top model Kendall Jenner. La cantante e attrice, ora anche modella, ha sfilato con passo sicuro, seducente e con una tale scioltezza da farci credere di essere nata anche per questo. Una camminata spontanea, accompagnta da un sorriso ammicante, che ha conquistato il pubblico, lontana anni luce da quella della Jenner, che in passerella è apparsa forzata e decisamente non genuina. Attorno alla top model c’è una costruzione di sovrastrutture difficili da abbattere, anche se sui social qualcuno ha alzato la mano, domandandosi se sia effettivamente meritata tutta questa fama e, soprattutto, se sia corretto che Kendall sia oggi una delle modelle più pagate al mondo.
A volte però le narrazioni non sono solo bianche e nere, esistono infinite sfumature di mezzo dove Kendall Jenner trova il suo posto. Ci sono moltissimi show dove la modella sfila con sicurezza perché in grado di cogliere l’essenza di quel brand, rispondendo al suo compito di modella. La domanda, a questo punto, sarebbe quindi da fare ai brand che decidono di ingaggiarla e di pagarla profumatamente. A coloro che scelgono di affiancare il proprio DNA a qualcuno che forse è troppo lontano e che, sì, porta avanti le vendite, generando una “call to action” o addirittura un “drive to store”, ma dall’altra parte fa perdere di credibilità, propone una ripetizione già vista e rivista, annoia e non aggiunge nulla di nuovo allo show di cui fa parte.
Calvin Klein contro Kendall Jenner
Uno dei casi più eclatanti è stata la campagna di Calvin Klein, “My Calvins”, che ritrae la Jenner insieme a Justin Bieber. Al tempo lo stilista (non più proprietario del marchio), intervistato da Fern Mallis al Savannah College of Art and Design, ha detto: "Sono certo che Kendall sia una ragazza adorabile, ma non è il tipo di scelta che avrei fatto io. Justin Bieber sì, perché mi piace, non perché ha milioni di follower. Oggi i modelli vengono pagati in base al numero di follower che hanno sui social. Vengono ingaggiati non perché incarnano l'essenza del designer, che è quello che io ho sempre cercato di fare, ma perché hanno molti 'seguaci'".
E così lo stilista punta il dito contro la tendenza delle maison del lusso di scegliere i propri modelli sulla base dei follower che hanno sui social media. Un utilizzo costante che nasconde una grande crisi interna al sistema: senza queste figure la moda non è più in grando di vendere o di appassionare? È necessario associare la propria immagine a quella di un profilo Instagram che conta milioni di follower?
In parte sì, ma se lo si fa nel modo corretto, è solo un valore aggiunto. Il caso di Elodie, o di tante altre - pensiamo ad esempio alla campagna pubblicitaria di Valentino con Zendaya, la quale incarna alla perfezione il Dna del marchio -, è la prova provata che è ancora possibile fare delle scelte all’interno dell’influencer marketing o della scelta degli ambassador che abbiano un senso e che non siano solo dettate dal numero di followers. Anche perché, se Kendal Jenner contemporaneamente è ambassador di Calvin Klein, Gucci, L'Oréal Paris, Jimmy Choo, Stella McCartney e Miu Miu (che sono tutti brand diversi tra loro, ndr), risulta quasi impossibile credere che sia in grado di abbracciare ogni singola filosofia del marchio con cui lavora, e quindi la scelta ricade su di lei solo per il numero di followers e per la sua popolarità.