Un grande della moda. Tom Ford è stato, e continua ad essere, un rivoluzionario, un’icona gay, un uomo capace di creare l’immagine del direttore creativo bello e interessante, riuscendo così a scrivere un nuovo vocabolario del fashion. È stato direttore creativo di Gucci dal 1994 al 2004 e a capo di Saint Laurent dal 1999 al 2004. Ogni brand che toccava si bagnava della sua estetica glam e di una calda sensualità.
Il Divo, a inizio anno, ha deciso di ritirarsi dalle scene, vendere il marchio a Estée Lauder e affidare a Zegna la produzione e la distribuzione per 20 anni. La scelta del nuovo direttore creativo è stata facile ed è ricaduta su Peter Hawkings, suo braccio destro (anche durante il suo glorioso periodo in Gucci). Tantissime novità in casa Tom Ford, una delle ultime è stata quella di presentare la collezione spring-summer 2024 durante la Fashion Week di Milano, anche forse per sottolineare il legame con la sua azienda produttrice.
La sfilata di Hawkings era una delle più attese, blindatissima e con diversi guest che - a causa dell'affollamento - si sono ritrovati in seconda fila (della quale si sono ovviamente lamentati), ha chiuso la terza giornata di fashion week milanese. Uno show che piace ma che lascia in bocca un sapore dolceamaro, quasi nostalgico. La collezione non si allontana troppo dallo stile del suo fondatore: la sexiness è presente, come anche il glam, l’erotismo e il minimalismo. Ma è tutto sottotono. Hawkings fa un omaggio a Tom Ford, soprattutto a quando era direttore creativo di Gucci con un tocco à la Saint Laurent.
Su una passerella in velluto sfilano silhouette minimali, lussuose e calme. Uno dei primi look è un dress morbido indossato con una cintura dallo stile equestre che ricorda uno bianco della sfilata di Gucci del 1996. Non manca la camicetta sbottonata fino all’ombelico su pantaloncini, pantaloni in velluto o gonne a matita, come nella collezione Gucci 1996-1997 indossata Kate Moss.
La collezione si ispira a Donyale Luna, la top model nera nata a Detroit e divenuta famosa negli anni '60 e nei primi anni '70 per i suoi look ultraterreni e per essere stata una musa di Andy Warhol e di Richard Avedon. Il suo guardaroba è sartoriale e chic, le superfici sono luminose, accese da fili d'oro e con squame di coccodrillo che si posano anche sui tacchi. Immancabile l’occhiale dalla lente gialla che nasconde uno sfumato smokey eye, iconico del marchio.
A Hawkings va riconosciuto però il merito di aver avvicinato la donna e l’uomo Tom Ford. Spesso i due generi, al tempo, erano molto lontani: Ford disegnava da Los Angeles, mentre Peter da Londra. Ora condividono la sartorialità impeccabile, i pellami sportivi e decisi, l'immediato senso di raffinatezza, il gusto per la magnificenza. E la facilità. Manca però tutto quell’erotismo caro a Ford che mandava in passerella modelle e modelli in mutande o addirittura solo in perizoma. Indimenticabile quello di Gucci. E come scrive la Friedman sul NYT “se Hawkings ha imparato una cosa dal suo mentore, dovrebbe essere che la vera seduzione si presenta con la sicurezza di un punto di vista originale. Dopo tutto, non si può ripetere il passato. Si può solo giocare a vestirsi con esso”. Giocare con il passato può essere pericoloso, perché si può rimanere troppo legati ad esso, e il rischio, poi, è quello di non aggiungere nulla di nuovo, ma anzi di togliere dove non è necessario.