Tutto il mondo moda da mesi stava aspettando questo giorno, e ieri sera - a Parigi - finalmente è arrivato. Nella serata del 20 giugno, precisamente alle 21:30, è andato in scena il debutto di Pharrell Williams come direttore creativo dell’uomo di Louis Vuitton per la collezione spring-summer 2024.
Già a febbraio, mese in cui è stata comunicata la nomina, molti puristi del settore avevano storto il naso non riuscendo a capire il senso alla base di questa scelta se non, forse, per semplici mire commerciali. L'interesse di LV era ed è ancora oggi quello di proseguire il lavoro iniziato e realizzato negli anni da Virgil Abloh, trovando quindi un volto e un nome in grado di portare a termine questo compito. E chi meglio di Pharrell? Un uomo che ha già lavorato nella moda: ha sfilato per Chanel, ha collaborato con Nigo e ha lavorato a lungo con Adidas. Williams però non è uno stilista, e finché si è trattato di fare alcune collaborazioni spot con il mondo moda, il risultato è andato bene a tutti. Quando però una delle Maison più importanti al mondo ti affida la direzione creativa, allora partono i malumori. Nessuno però ha osato sbilanciarsi prima del vero debutto del nuovo direttore creativo dato che Pharrell non aveva ancora presentato nessuna collezione, lasciandogli così il beneficio del dubbio. Quello di ieri sera quindi si è rivelato essere il vero banco di prova: risultato? Più che una sfilata di moda quello di Pharell sembrava un grande evento di Hollywood per amici e star di ogni ambiente.
Da Beyoncé a Kim Kardashin, passando per Zendaya e Rihanna
Allo show c’era un’altissima concentrazione di vip blasonati, ovviamente tutti sapientemente vestiti in LV by Pharrell. Nel parterre la protagonista della nuova campagna uomo, Rihanna, con pancione a vista e in compagnia del marito A$AP Rocky. Ma ovviamente non è finita qui. C’erano anche Zendaya, Beyoncé, Jay Z, Jared Leto, Kim Kardashian, Lebron James, Naomi Campbell, Lenny Kravitz, Lewis Hamilton e molti altri.
Tutti amici riuniti per applaudire l’amico produttore e novello stilista, che scrive il primo capitolo della sua storia da Louis Vuitton. La presenza di grandi nomi ha sicuramente dato rilievo all'evento, con foto e video dei presenti subito virali online, ma ha tolto interessa alla sfilata: ci sarà stato almeno qualcuno che abbia partecipato alla serata per vedere la collezione?
Da Louis Vuitton con Pharrell vince l’entertainment
Lo show di Louis Vuitton si è tenuto su Pont Neuf e sulla passerella hanno sfilato degli abiti dal sapore dolce amaro. Era un collage, un insieme di tante cose messe insieme. C’era l'archivio della Maison, era presente la sartoria con i completi, immancabile lo sport e poi alcuni look che richiamavano lo stile personale di Pharrell. Non mancano alcuni guizzi interessanti come il pungente il motivo Damier pixelato a mo’ di camouflage indossato anche da Rihanna nella foto campagna. Nel mix di stordimento generale lo show si conclude con la parata dei modelli, un coro gospel Voices of Fire che intona Love, Peace, Joy, Pharrell che si inchina, abbraccia la famiglia, l’ufficio stile riunito in passerella e un mini concerto di Jay Z.
Altro? Be’ senza dubbio questa sfilata passerà alla storia non per i capi proposti, ma per tutto il circo che è stato costruito intorno all'evento. Forse consapevole delle sue mancanze Pharell ha scelto di puntare "su altro", e di farlo aggiungendo un po' di spocchia verso il "vecchio" mondo della moda. “Non sono andato alla Central Saint Martins. Ma, sapete, non sono nemmeno stato alla Juilliard per studiare musica e fino ad ora va tutto bene”, aveva risposto Pharrell alle critiche di alcuni che sottolineavano la sua non esperienza come stilista.
Una frase che Williams poteva evitare, pensando a tutte quelle persone, anche tra i suoi nuovi colleghi, che invece una scuola di moda l’hanno fatta, e ne sono usciti con una consapevolezza della moda ben diversa. Hanno speso soldi per imparare un mestiere e non si sono inventati direttori creativi solo perché sono delle super star. Sentire una cosa del genere, e poi vedere quello che è stato messo in scena, è frustrante per chi la moda la studia, la frequenta e la coltiva. Queste nuove star-designer hanno a disposizione team dove lavorano stilisti veri, che spesso hanno studiato anche alla Central Saint Martins, e che quindi fanno comodo proprio a chi, senza il loro aiuto, non saprebbe dove sbattere la testa. Allora il messaggio che passa è che forse conviene investire nella popolarità e non nella formazione, sicuramente è più remunerativo.