Un milanese che disegna le divise al Napoli. E niente, fa già ridere così. Se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto Marcelo Burlon (e sono sicura che qualcuno di voi se lo stava chiedendo), la risposta è semplice: non ha fatto nessuna fine, siamo noi ad aver deliberatamente deciso di andare avanti. É stata una specie di presa di potere da parte nostra, ma sotto sotto sapevamo che sarebbe arrivato il fatidico giorno in cui, ancora una volta, il designer-imprenditore argentino avrebbe fatto parlare di sè. Alcune persone ce l’hanno nel DNA. L’unica cosa che Marcelo Burlon non ha sicuramente nel suo DNA, invece, è il sangue napoletano, ma questo non è bastato a impedirgli di fare quello che ha fatto.
Il motivo che lo ha spinto ad interpretare le divise della squadra è il legame alla figura di Diego Armando Maradona, con cui condivide il paese d’origine. Stop, non ci sono altri motivi evidenti per cui le divise del SSC Napoli siano diventate così vistosamente di dubbio gusto. Ok, ultimamente si può chiudere un occhio sulla condizione degli artisti, sul fatto che il lockdown abbia limitato ogni forma di stimolo creativo, ma questo non significa riproporre pari pari una t-shirt con una grafica del 2012. Il mio rammarico va soprattutto al portiere, che il 18 aprile sarà Alex Meret, costretto ad indossare la t-shirt alata in versione giallo limone (oltre al danno, la beffa). D’altro canto Marcelo Burlon è noto soprattutto per le ali sulle magliette e dovremmo tutti recitare un mea culpa se oggi siamo arrivati a questo. Se vi sembrava che lo sportswear stesse finalmente prendendo una piega più raffinata, condizionato dalla crescita del leisurewear e declinato in uno stile più sobrio e ricercato, vi stavate sbagliando: County Of Milan è ritornato a spada tratta a smentire i vostri buoni auspici. Ma tutto questo casino per un paio di magliette da calcio? Ebbene no, Kappa e Marcelo hanno perseverato nel trash per tutta la collezione, che comprende anche due tute, zaini, cappellini, calzettoni e, come se non bastasse, altre versioni di t-shirt alate. Ringraziamo Kappa per lo spoiler.
Calcio e streetwear stanno diventando una realtà unica e le t-shirt non si limitano più a una questione di campo, ma anche di moda. La contaminazione tra sport e moda è un processo fondamentale per ampliare l’immaginario creativo, ma nonostante i buoni propositi è inutile negare che ci sia stato qualche scivolone stilistico. Infatti, le rielaborazioni delle maglie da calcio degli ultimi anni hanno visto dei risultati spesso opinabili. Uno di questi (che ora comunque è stato superato di gran lunga da Burlon) è senza dubbio il remake del 2019 di Palace, il noto brand streetwear londinese, della maglia della Juventus. Si tratta praticamente di una classica t-shirt della Juve a righe bianche e nere con la differenza nelle scritte e nei loghi, colorati di verde e arancione fluo. E nel prezzo, dato che oggi la troviamo su StockX a circa 300€. Un po’ meglio per le t-shirt dell’Inter realizzate Outline Studio Milano nel 2018, che perlomeno ha saputo valorizzare i loghi e dare una certa sinuosità alla grafica. Ma sul campo della streetwear la partita l’ha vinta Nike nel 2018, con la celebre maglia della Nigeria indossata da Skepta, che ancora prima della release ha ricevuto circa tre milioni di ordini. La scelta della grafica unita ai colori elettrici ha reso la t-shirt memorabile, sancendo il vero e proprio inizio del legame tra calcio, moda e hype.
Purtroppo però, è un attimo passare da “collaborazione” a “collisione” tra due pianeti opposti, soprattutto nell’ambito dell’abbigliamento sportivo, che prima del buon gusto deve soddisfare dei parametri tecnici di funzionalità, oltre che garantire la visibilità degli sponsor. Insomma, tutti elementi che ben si allontanano dall’idea di moda. La linea guida per chi si presta a queste collab dovrebbe essere il sacrosanto, banalissimo e riduzionista “Less is More”, per limitare il più possibile gli elementi disturbanti. Che si traduce in “meno collari alati sulle magliette del Napoli”, poniamo fine al trash una volta per tutte.