Queer, ribelle e che non si prende mai sul serio. Charles Jeffrey LOVERBOY ha presentato la collezione co-ed spring-summer 2024 portando sulle passerelle di Milano quel gusto brit che mancava da un po': da quando Vivienne Westwood, nel 2017, decise di non presentare più le sue collezioni uomo nella città lombarda e di spostare tutto a Londra. Charles Jeffrey cresce a Glasgow e poi si trasferisce a Londra per studiare moda alla Central Saint Martins, deciso a creare un suo marchio indipendente. Attirato dalla cultura dei nightclub, le piste da ballo, i bagni, i sobborghi e i vicoli di Londra, lancia il suo brand LOVERBOY che è frutto di una serata al Vogue Fabrics di Dalston. Dopo la prima collezione, il marchio comincia a farsi strada e diventa immagine dello spirito multiculturale della capitale inglese.
La collezione spring-summer 2024 "This New Caroleans"
Charles Jeffrey LOVERBOY porta, per la seconda volta alla Milano Fashion Week, la sua collezione intitolata "This New Caroleans". Una primavera estate che mixa l'abito dei soldati dell'esercito durante i regni dei re Carlo XI e Carlo XII di Svezia al romanticismo degli anni ‘80 e allo sportswear, senza mai dimenticare l’estetica queer. Il tutto condito con l'intelligenza artificiale usata nel design della collezione che, se da una parte fa paura a molti, ad altri invece sembra piacere, come ad esempio a Casablanca, che ha usato l’intelligenza artificiale nella nuova campagna primavera-estate 2023.
In passerella sfilano elmi, abiti, completi di tartan merlettati e corazze in denim e in porcellana pre-loved-Wedgwood che anticipa la capsule LOVERBOY x Wedgwood. E poi ancora immagini di spade e castelli rimescolati a calze con le ossa disegnate, occhiali con occhi da gatto e zoccoli con le borchie. Una collezione che però va oltre gli abiti performativi, ma che lancia un messaggio ben preciso, ovvero quello dell’espressione di sé.
La rivoluzione anti-establishment di LOVERBOY
All’interno delle collezioni di LOVERBOY ci sono diversi riferimenti alla storia moderna della moda: egli tocca l'estetica di John Galliano, di Jean Paul Gaultier e, infine, di Vivienne Westwood. E proprio dopo la scomparsa di quest’ultima, molti hanno visto in LOVERBOY il suo successore. E quindi la domanda è: Charles è l’erede di Vivienne Westwood? La Westwood è stata lo spirito guida di un momento storico ben preciso e di un movimento culturale, quale il punk. Con lei il vestire diventa un linguaggio ribelle, inclusivo, consapevole ed espressivo di sé. Non aveva paura a esporsi e a urlare contro tutti. Vivienne, con la sua moda, ha creato una vera rivoluzione.
Quella di LOVERBOY è una rivoluzione arcobaleno, un movimento londinese di ragazzi anti-establishment. Va al di là del semplice marchio moda, perché è una community e una celebrazione dell’individualità e, quindi, della diversità. Ci sono dei temi in comune con l’estetica della Westwood, ma Charles non sembra voler rivoluzionare il settore moda, il suo intento è quello di raccontare una nuova generazione di 'club kids' di Londra. Lo stilista con la sua tribù, chiamata i LOVERBOY, trova finalmente spazio nel sistema moda e quindi in modo spontaneo si fa successore delle battaglie della Westwood e, allo stesso tempo, dà voce a una nuova generazione.