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Se LVMH si prende anche le Olimpiadi, cosa resterà agli altri?

  • di Flavio Marcelli Flavio Marcelli

27 luglio 2023

Se LVMH si prende anche le Olimpiadi, cosa resterà agli altri?
LVMH sarà premium partner delle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Parigi 2024 con un importo di circa 150 milioni di euro. Le maggiori maison francesi del Gruppo saranno attori importanti della manifestazione. Ma di fronte a questi conglomerati di maison del lusso, sempre più presenti come sponsor degli eventi più popolari, c’è ancora qualcuno che può vincere?

di Flavio Marcelli Flavio Marcelli

LVMH asso piglia tutto. Il colosso del lusso francese, dopo un periodo di indiscrezioni, ha ufficializzato la sua partnership con le Olimpiadi di Parigi 2024. Alle sponsorizzazioni siamo abituati, quindi non dovrebbero creare troppo clamore, ma una di questa portata non si era ancora mai vista. Infatti, il Gruppo sarà premium partner con un importo di circa 150 milioni di euro, pari a circa il 10% della cifra complessiva delle sponsorizzazioni di privati.

L'annuncio apre così ufficialmente i Giochi che si svolgeranno dal 26 luglio all'11 agosto, mentre le Paralimpiadi saranno dal 28 agosto all’8 settembre. A presentare il progetto è stato lo stesso Bernard Arnault, presidente e amministratore delegato di LVMH, che ha sottolineato come questa “partnership contribuisca ad accrescere l'appeal della Francia nel mondo”. Assieme a lui erano presenti il presidente del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 Tony Estanguet, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e la ministra francese per lo Sport e i Giochi Olimpici e Paralimpici Amélie Oudéa-Castéra.

“Come gruppo francese, abbiamo sentito il dovere di contribuire a un evento che è destinato a lasciare il segno su un'intera generazione. Per noi, e sono sicuro anche per molti altri, questa partnership è una scelta obbligata”, ha dichiarato Antoine Arnault, responsabile per la comunicazione e l'immagine del Gruppo.

Partnership obbligata, ma anche molto voluta e che non ha lasciato spazio, come sponsor, a nessun altro player del settore moda. Infatti, LVMH sembra essere il solo giocatore luxury tra i partner premium di Parigi 2024. Nella lista si legge la banca BPCE, Orange, il gruppo energetico EDF, Carrefour e il gruppo farmaceutico Sanofi. Tra quelli mondiali a livello di Comitato Olimpico Internazionale troviamo Omega (cronometrista ufficiale dei Giochi Olimpici dal 1932 – difficile quindi da fare fuori. Infatti, i marchi di orologi di LVMH non saranno presenti) e Alibaba.

Per l’occasione il marchio svizzero di orologi ha lanciato uno speciale Seamaster Diver 300M sportivo in acciaio inossidabile e oro Moonshine™ 18 carati con un quadrante in ceramica bianca e dettagli unici, come il fondello commemorativo e il logo di Parigi 2024 sulla lancetta centrale dei secondi. E se da una parte Omega è official timekeeper dei Giochi, che ruolo giocherà invece LVMH con i suoi infiniti marchi?

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Il monopolio di LVMH alle Olimpiadi di Parigi 2024

La parola monopolio qui in Italia è ben conosciuta e si applica su diversi beni. La radice della parola deriva dal greco μόνος mònos «solo» e -πώλιον pólion da πωλεῖν polèin «vendere» ed è una forma di mercato caratterizzata dall’accentramento dell’offerta o della domanda nelle mani di un solo venditore o di un solo compratore. In pratica quello che ha deciso di fare LVMH per queste Olimpiadi, ma come?

Ogni marchio francese del Gruppo avrà infatti un ruolo da vero protagonista. A partire da Chaumet, maison di gioielleria di lusso fondata nel 1780 a Parigi, che per l’occasione disegnerà le medaglie dei campioni. Moët Hennessy fornirà i propri prodotti nell’ambito dei programmi di ospitalità; Sephora – sì, è francese - sarà partner della Fiaccolata Olimpica e proporrà attività per il pubblico lungo tutto il percorso della staffetta. Ancora dubbi su Louis Vuitton, Dior e Berluti che, secondo alcune fonti, potrebbero vestire gli Olimpici, ma tutto è ancora ufficioso.

Insomma, una grandissima mossa di marketing che vedrà i brand di LVMH al centro della scena. Mossa che schiaccia piccole realtà di valore, anche Made in France, che però non hanno una forza economica tale da imporsi su queste gigantesche vetrine mondiali. E se da una parte LVMH con il suo Prize, concorso che premia giovani talenti della moda con un montepremi di 300 mila euro, è attento ai nuovi talent, dall’altra sembra che per loro non lasci spazio in queste occasioni di decisiva visibilità. E come lo sport è il luogo per eccellenza dove si offrono opportunità anche alle nuove promesse, altrettanto sarebbe importante riuscisse a fare la moda.

Più spazio per nuovi marchi differenziati apre opportunità non solo ai possibili emergenti, ma a tutto il mondo che ruota attorno al fenomeno moda: il match, che ora rischia di rimanere chiuso, sarebbe importante rimanesse aperto per le nuove generazioni di designer e per una loro coesistenza con i grandi marchi del lusso. È possibile ancora credere in questa utopia?

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