La bufera giudiziaria che ha colpito Salerno, dall'arresto del consigliere regionale Nino Savastano (fedelissimo del governatore campano) al ras delle cooperative Fiorenzo Zoccola (entrambi ai domiciliari) sull'inchiesta per presunti appalti truccati in cambio di voti, include ora un indagato d’eccellenza, Vincenzo De Luca. L'avviso di proroga delle indagini gli è stato consegnato nella mattinata di venerdì scorso (5 novembre), giorno in cui il presidente della Regione Campania teneva banco, col suo comizio (senza contradditorio), dalla sede del Genio Civile di Salerno. Nel corso della consueta tribuna via social, il governatore non ha accennato minimamente all'avviso di garanzia appena notificatogli, così come i suoi avvocati, che hanno scelto di non commentare i fatti. “Nel corso delle elezioni regionali confermo che ho ricevuto da De Luca indicazioni circa la ripartizione dei voti. Nel dettaglio, mi è stato chiesto di distribuire gli stessi 70% a Nino Savastano (ex assessore alle politiche sociali e poi risultato consigliere regionale eletto in Campania Libera) e il 30% a Franco Picarone (già presidente della commissione al bilancio a Palazzo Santa Lucia)". È il dominus delle coop Fiorenzo Zoccola (gola profonda dell’inchiesta denominata Sistema Salerno) a tirare in ballo il governatore campano (inizialmente non indagato) nel corso dell'interrogatorio fiume, durato ben 14 ore, in cui emerge un rapporto di lunga data tra l’imprenditore e il presidente della Regione, legame risalente al lontano 1989 quando l’attuale governatore ricopriva il ruolo di segretario del PCI. Il rapporto tra i due si sarebbe incrinato di recente, dopo aver subito il ridimensionamento del fratello in una partecipata municipale. Da qui la decisione del ras delle coop di sostenere Michele Sarno (suo attuale avvocato), candidato del centro-destra alle amministrative di ottobre. Nel corso delle indagini, gli investigatori avrebbero altresì scovato pizzini e promemoria indirizzati al governatore e al figlio Roberto, ex assessore comunale al bilancio. Appunti su cui sono stilati elenchi di lavori e investimenti da attuare, problemi da risolvere e favori da scambiarsi in ugual misura.
Dai verbali si dedurrebbe il sostegno di Zoccola ai De Luca, attraverso di voti e tessere di partito per candidati vicini al presidente della Regione. Gli inquirenti hanno documentato anche l'incontro tra De Luca e l’imprenditore, nella decisiva cena "per farli parlare". È il 16 febbraio 2020, Zoccola organizza coi rappresentanti delle cooperative una tavolata a cui partecipa anche il presidente della Regione. La fattura rinvenuta durante la perquisizione riporta il costo della cena, 650 euro, pagata al Ristorante del Golfo dalla cooperativa Terza Dimensione. Nel corso della serata sarebbero stati serviti nello stesso piatto, come pane e companatico, l'affidamento delle commesse pubbliche del comune di Salerno e il sostegno per le vicine regionali. A due mesi dalla riconferma di De Luca e la vittoria di Savastano, Zoccola chiama Giuseppe Polverino, uomo di fiducia del governatore, per assicurarsi il contatto in corso. Secondo l'accusa della Procura, De Luca si sarebbe mosso per sbloccare appalti che ingolosivano il noto manager in cambio di voti. Caso vuole che al governatore campano le cene a base di pesce restino sempre sul gozzo (dalle celebri "fritture", anno 2017).
Finora nessun dirigente nazionale del PD ha preso posizione sull'avviso di garanzia recapitato al governatore campano. Una mossa che potrebbe essere interpretata come possibile allontanamento del partito dalla fortezza deluchiana, a un passo dalla malora. D'altronde è noto a tutti, come riecheggia dalle rivelazioni del capo delle coop, che quanto scoperchiato dalla magistratura sarebbe alla base di un sistema che ha radici nel tempo e che tiene in ostaggio la città di Salerno da quasi vent'anni (epoca del primo mandato di De Luca sindaco, 1993). Nel frattempo, continua anche il presidio dei dipendenti delle cooperative (attualmente a spasso) tornati sotto i portici di Palazzo di Città, in attesa di un ulteriore confronto con l’amministrazione comunale e i vertici della Prefettura. Nel chiudere il famoso "cerchio magico" (di cui fa parte pure l’altro figlio, Piero De Luca) e non sollevare altri malumori nella casa del sindaco Enzo Napoli (indagato già da un mese), il Comune di Salerno si trasforma in una specie di "maison d'appuntamenti”. Accesso consentito alla stampa locale, ma solo previo pass e su richiesta: all'anima della trasparenza. Tanto che Ottavio Lucarelli, Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, ha inviato agli organi di stampa una nota in merito: “L'Ordine dei giornalisti della Campania denuncia il regolamento medievale e anticostituzionale emanato dal Comune di Salerno che, nel mezzo di un'inchiesta giudiziaria che coinvolge l'Amministrazione, consente l'accesso ai giornalisti solo su appuntamento e con badge con multe di 500 euro per chi non rispetta la normativa. Una disposizione che cancella la libertà di informazione e che contrasteremo con ogni azione, anche legale, a tutela dei giornalisti salernitani”. Sembrano passati almeno due lustri dallo scorso mese, quando alla vigilia delle amministrative lo sceriffo ruggiva fiero il suo slogan “Salerno sono io”, mentre la roccaforte si sgretolava già sotto i suoi piedi.