Ripresi dalla sbornia del circo mediatico, dall’entusiasmo del nuovo nome che sale come un titolo vincente in borsa quando sconvolge il mercato, una domanda possiamo farcela: ma alla fine Draghi cosa farà?
Ok che si tratta di quello che firmava gli Euro e gioca a golf, ok che sono mesi che tutti ne parlano, ok che è stato in Goldman Sachs e ha pronunciato la frase “whatever it takes”, da oggi però dovrà mettersi alla prova.
Noi siamo tutti un po’ soggiogati dal fascino della news, anche quando è dirompente, tutti pronti a twittare e commentare o sharare meme nuovi a costo che contemplino Conte, Mattarella, Draghi, rendendoli un po’ dei giochini, delle figurine e non quello che sono veramente: le persone che decidono del nostro destino.
A Venezia, nella sua casa piena di libri, con suo ciuffo ribelle e l’incazzatura perenne, uno dei maggiori filosofi italiani di sempre, esercita la libertà d’espressione e di pensiero e chiosa così in un’intervista all’ Adnkronos: «Non c'è nessuna reale politica in Italia altrimenti non ci sarebbe Draghi. Le politiche che hanno speculato sulle legittime paure, adesso sono costrette ad obbedire alle indicazioni del presidente Mattarella».
Tutti si aspettano che Draghi sia la soluzione a ogni male, a decenni di governi interrotti e riforme mancate, a buchi nel bilancio che già prima della pandemia erano devastanti e nessuno si rende conto che quello che manca, da troppo ormai, è una “visione” in questo paese.
Può Draghi, per quanto sia bravo, colmare questo buco? Noi ce lo auguriamo tutti ma non possiamo non far caso a quanto del supporto che viene riposto nei leader politici sia simile all’effetto che ti fa una réclame in tv. Ti vendono un prodotto, ti fidelizzano. Nasci “non mi avrete mai come volete voi” e diventi una bimba di Conte. Così come ora siamo tutti Dracarys, giochiamo ai meme di Games of Thrones con Draghi e ci sentiamo in qualche modo protetti, tanto sono “loro” che pensano a tutto, “loro” che fanno i giochi.
E “loro” sono un’entità astratta, “loro” è il Potere, la classe dirigente, qualcosa di così distante da noi che tanto vale renderlo un giochino, non curarsene veramente, lanciarci nei nostri rush quotidiani fatti di gruppi Telegram e di chiacchierate su Clubhouse. Non guadagniamo abbastanza, abbiamo l’affitto da pagare, i figli da iscrivere all’asilo, il fidanzato da andare a trovare a Roma o Milano e c’è da prendere la Freccia e mamma mia devi fare l'autocertificazione e passare tutti quei controlli. Abbiamo il vaccino in cui sperare ma non ci curiamo di chi faccia il piano vaccinale, tanto è tutta roba incomprensibile, astrusa, politichese.
Abbiamo votato due anni fa, l’ennesima votazione inutile, ci hanno rifilato un avvocato sconosciuto e ora dovremmo rivotare? Ciaone! Che siano “loro” appunto a smazzarsela, “loro” che tanto ti chiamano in causa solo quando c’è da votare e poi spariscono, “loro” che non ci sono mai quando l’INPS ti tartassa o i bandi per beccarti un bonus/aiuto ti escludono con cavilli diabolici.
“loro” sono un esercito di potenti senza scrupoli che hanno un pelo sullo stomaco che te lo sogni. Lo abbiamo visto a cosa sono disposti in questi anni pur di restare in sella. Cambi di casacca, collusioni col malaffare, inciuci, robe vergognose.
Draghi quantomeno ha fatto, ha un curriculum, è autorevole. Non pensare al banchiere europeo pensa al banchiere della tua filiale, nemmeno all’impiegato che è spesso un inetto, pensa al direttore. Il direttore è figo. Il direttore è quello da cui vai per chiedere un prestito o aprire un conto speciale. Il direttore è comunque il direttore e tutti lo appellano così. Ecco Draghi. Draghi è il megadirettore intergalattico di tutti i banchieri. Incarna quell’estetica dell’uomo di stato vecchio stile: educato, competente, autorevole. C’era già ai tempi di Andreotti, c’è sempre stato anche quando non ce ne rendevamo conto, e ora eccolo lì, che si da il gomito con Silvio. E tutti dicono “woooow come è figo Draghi”.
Torniamo a Venezia, a casa dell’ex sindaco Cacciari, lo sfuriatore seriale ma serio della tv italiana che sempre nella solita intervista risponde a una domanda: «L'ex presidente della Bce sarà un raggio di luce? "Macché raggio di luce! Lo sarebbe una maggioranza coesa con qualche idea chiara e che avvia un processo di riforme che sono indispensabili. Draghi non potrà mai essere il salvatore della patria. E' un 'civil servant' come sono stati Ciampi e Monti. Farà quello che può in attesa di diventare presidente della Repubblica. Speriamo che durante il suo 'consolato' le forze politiche siano così intelligenti da riorganizzarsi e presentarsi alle prossime elezioni politiche con uomini in grado di avviare una fase costituente per questo Paese, puntando all'elezione di un Parlamento Costituente, formato da personalità in grado di elaborare ed attuare riforme istituzionali oggi indispensabili, dato che si parla di principi stabiliti circa un secolo fa. Perché quando una repubblica non sa mutare le proprie costituzioni in base al mutare dei tempi, rovina».
Eccola li la verità, tremenda come un calcio nei denti.