Quante pagine inutili seguite con i vostri account social? Se poteste dare un’occhiata alla sezione discover del mio account Instagram (quella che si vede pigiando sulla lente d’ingrandimento), ci trovereste: boxe, modelle, calcio, cibo. Ne seguo alcune che non hanno proprio senso, con dentro vecchi pugili sfregiati, fumetti splatter, oppure ricette stragourmet alternate a porcherie trash ipercaloriche. E poi c’è lei: Case Popolari. Uno scroll e ti ritrovi immerso tra motorini, palazzoni squadrati, finestre come caselle del calendario, statue di Padre Pio a sostenere un’intera piazzetta. Giambellino, San Basilio, Rione Berlingieri, Quartiere Paolo VI. Scenari dai tratti post apocalittici, ma ci resti sotto, specie se vieni dal borgocentro tutto acchittato tra ZTL e parchetti con l’erba falciata al millimetro. Sei attratto da quelle zone, ti richiamano la vida loca cantata dai trapper e ti tirano fuori l’attitudine da mean streets di De Niro. La mitologia del quartiere ghetto è affascinante come poche altre narrazioni.
Dietro i post di Case Popolari c’è Giuseppe, 34 anni. Ci sentiamo al telefono, ha appena chiuso un contratto per entrare nella sua nuova casa.
Giuseppe, come nasce Case Popolari?
Case Popolari nasce come costola di Welcome To Favelas, che è gestita da Amore_Tossico, Massimiliano Zossolo. Lui è uno dei miei migliori amici, ci siamo conosciuti nel 2006, tempi senza social, ci legano tanti interessi in comune.
Quanti siete a gestire Case Popolari?
Case Popolari è gestita da me personalmente, anche se spesso mi consulto con Massimiliano per avere un parere su molte delle idee che mi passano per la testa. Nel frattempo, essendo anche admin di Welcome To Favelas, gli do una mano per la pubblicazione dei post pure su quella pagina.
E cosa c’entra Welcome To Favelas con Case Popolari?
La storia è questa: Welcome To Favelas ha iniziato a girare forte nel 2014, 2013. Prima era tutto su Facebook, non censuravamo nulla. All’epoca Welcome To Favelas era diversa come pubblicazione di contenuti. Mò la gente ride per il Bomba Anarchica, o segue gli aggiornamenti dell’incendio sulla Tuscolana, ma chi c’era dagli inizi si ricorderà che era nata come una pagina che mostrava i quartieri popolari d’Italia e del mondo, gli ecomostri eccetera. Poi ha preso il sopravvento il contenuto di risse, di barboni ubriachi che fanno casino, e insomma è sorta la caratterizzazione attuale. Ci siamo spostati su Instagram perché Facebook era diventato troppo stringente, ci bloccava tutto, segnalazioni, il delirio.
E poi?
A Giugno 2016 è sorta Case Popolari (su Instagram nel 2017, nda), che ha sempre avuto l’obiettivo di restituire un’estetica a queste zone urbane che spesso vengono relegate a ghetto, per recuperare la funzione originaria di Welcome To Favelas.
Come definiresti Case Popolari?
È un progetto artistico. Quello che vogliamo fare è rivalutare questo tipo di quartieri tramite una loro caratteristica particolare. Penso alle Fornaci di Pistoia e alla loro struttura, oppure a quei palazzoni coi murales tipo il Tufello dove sta Proietti. Ma anche una semplice scritta simbolica, uno scorcio scenografico di macchine bruciate con ecomostro sullo sfondo.
Voi però non esaltate il lato “criminale” di queste zone.
No assolutamente, noi vogliamo proporre una rivalutazione estetica di una serie di quartieri considerati spesso malfamati. Mettiamo delle foto senza emettere giudizi o fare proclami. Questa è l’essenza della pagina. Poi ci sono tanti ragazzetti che vivono di soldi in mostra, Jordan ultracostose, arroganza e spesso sono gli stessi che ti inviano lo scatto con la pretesa che venga pubblicato. La mia impressione è che questi utenti spesso lo facciano solo per farsi vedere, come a dire “noi che veniamo da sto quartiere siamo meglio di voi, siamo malfamati…” - che poi magari è gente che c’ha paura pure della gatta sua. Qualche volta mi mandano i video del blitz di Polizia, ma certe cose le pubblico solo se sono hanno una certa efficacia altrimenti non me ne frega niente. Ci sono anche persone scialle che vivono il quartiere in modo tranquillo e mandano foto perché sono affezionati alla loro zona e gli piace vederla esposta, al di là di logiche di strada o altro.
Ma ci guadagnate da Case Popolari?
Guarda io faccio il metalmeccanico. Ti dico, ultimamente sto sponsorizzando artisti emergenti della scena trap e rap italiana, qualche negozio online e mi è capitato anche di promuovere una modella di nudo, mentre in passato tramite posta privata o qualche evento in giro per l’Italia siamo riusciti ad alzare qualcosa. Se mi linkano qualche video musicale girato nelle popolari lo pubblico per dare colore alla pagina.
Perché spesso spingete per far iscrivere la gente su Telegram?
Beh perché lì possiamo anzitutto postare cose più pesanti. Ma ci serve fondamentalmente per fidelizzare, per spammare pubblicità e rendere più partecipi i follower del profilo insta con discussioni o aneddoti.
Qual è l’obiettivo vostro?
Io mi diverto e basta, mi piace proprio pubblicare le foto di questi quartieri. L’obiettivo è di crescere, calcola che quando l’ho presa in gestione Case Popolari, e parliamo del 2018, era ferma a 2mila follower, mo’ ne ha 42k.
E i contenuti come li scegli? Te li mandano gli utenti?
All’inizio sceglievo foto dal web, ricercavo le zone popolari delle città che mi piacciono o che conoscevo e estrapolavo foto. Mo’ ho il direct intasato invece, davvero, mi mandano centinaia di foto al giorno.
Qual è la cosa più assurda che ti arriva in direct?
Una cosa d’impatto che capita spesso in Case Popolari è che mi scrivano persone per avere informazione sulle graduatorie dell’assegnazione degli alloggi popolari di vari comuni, oppure su chi contattare per riparare qualcosa che s’è rotto. Persone disperate, che pensano di parlare con un Ente Pubblico. Io m’immagino che ‘ste persone cerchino case popolari sul motore di ricerca e gli usciamo noi prima di tutto il resto, quindi pensano siamo noi l’Istituzione. Una roba tragica, davvero.
Qua capisci come in certe realtà le istituzioni in tante realtà siano assenti, non c’è comunicazione col cittadino.
Esatto, io mi so’ anche messo a spiegare come potevano contattare il sito del loro comune o come allegare le domande, ma è impossibile stare dietro a tutti, tant’è che c’ho fatto anche un post non ironico in cui spiegavo che non siamo un motore di ricerca per case popolari, ma una semplice pagina che mostra con un occhio diverso queste zone, spesso considerate degrado e basta.