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Che bisogno abbiamo di
Valentina Nappi fuori dal porno?

  • di Ray Banhoff Ray Banhoff

13 settembre 2020

Al centro di polemiche, nelle ultime ore, per le sue posizioni in tema di esibizionismo e masturbazione in pubblico, parla come un'intellettuale senza esserlo e senza che ci sia bisogno di lei al di fuori di un mondo che ormai è completamente appiattito

di Ray Banhoff Ray Banhoff

Il problema di Valentina Nappi non è tanto quello che dice (spesso sono solo supercazzole filosofiche incomprensibili) ma come lo dice. Non so se lo faccia apposta o se sia il suo modo di esprimersi ma ha quel tono piatto e sarcastico che la maggior parte delle volte mi fa venire voglia di dissociarmi a priori. Jessica Rabbit diceva: non sono cattiva, è che mi disegnano così. 

Tutti abbiamo diritto a reinventarci e come dice Dylan tutti conteniamo moltitudini. Chi diavolo sono io per giudicare? Nessuno, ma lasciatemi riflettere, devo dar voce a un’inquietudine che sento dentro. 

Valentina Nappi è diventata celebre come attrice porno e a un certo punto è stata eletta a intellettuale. La sua carriera di pornoattrice è stata avvalorata e le ha permesso di entrare nell’opinione pubblica italiana come una sorta di “genio”. Tutto questo perché si riempiva la bocca a caso di termini come: sessismo, femminismo, tecnocrazia, patriarcato, libertà sessuale, tabù etc.. Paradossalmente credo che involontariamente abbia avvalorato una tesi non detta: fa i bocchini e sa pure pensare! Bruttissimo a dirlo, ma credo sia andata così. E la colpa un po’ è sua. Parla solo di sesso, sempre: cazzi all’infinito! E lo fa con quel tono serioso che veramente appiattisce e appesantisce la conversazione. Si prende troppo sul serio, è convinta di essere Heidegger nel mentre che posta le foto del cibo e le richieste per onlyfans a 3 euro o quel che diavolo vende, diventa insopportabile. 

Sempre meglio che lavorare in miniera o andare in trincea. https://t.co/WsH9c9mwZc

— Valentina Nappi (@ValeNappi) September 12, 2020

Si è targettizzata così, in pratica confermando i peggio stereotipi maschilisti e femministi o di genere, che crede di combattere. Micromega l’ha fatta scrivere, sono anni che viene intervistata su tutto, ha parlato a un TED (noiosissimo, una lezione di filosofia del supplente in cui la classe dorme). 

Ecco, mi contraddico e faccio un torto a me stesso, ma a sentirla parlare mi viene da dire: ma che diavolo dice? Ma che bisogno abbiamo di Valentina Nappi fuori dal porno? Come scrisse Quit the Doner in un celebre articolo: ve la immaginate se fosse un maschio? Nessuno se la filerebbe.

Ma non generalizzo. Ripeto: Valentina dice delle cose giuste, tipo «Il pudore è sempre negativo. L’unico che si deve avere è quello sull’ignoranza», oppure «il femminismo è razzismo. È come dire bianchismo, o nerismo. Oggi non ha più senso essere femministe». Sono le classiche cose giuste sulla carta ma ancora inattuabili nella realtà. Purtroppo. È tutta roba idealizzata, astratta, sono cazzate. 

A 12 anni vidi un ragazzo masturbarsi in auto in mezzo al traffico. Io ero a piedi e gli passai di fianco. All'epoca avevo appena cominciato a masturbarmi e la cosa mi eccitò. Io non capisco perché ci siano le aree fumatori ma non le aree per fare sesso o masturbarsi https://t.co/XTZKlZ5cXg

— Valentina Nappi (@ValeNappi) September 11, 2020

Non sono un estremista, le riconosco pure dei meriti. Per esempio ogni giorno combatte le femministe. Su Twitter eh, non credo nella vita vera, ma già per questo merita una medaglia. Le femministe online sono il buco nero dei social italiani, una vastità di presomalismo. Purtroppo la Nappi è più presa male delle prese male. 

In questi giorni Valentina ha fatto parlare di sé per dei Tweet. Si sa, Twitter è il luogo dell’azzardo, centoquaranta caratteri per creare aforismi di sé stessi. Twitter è la vanità totale, il mazzo di rose sopra l’abisso, l’esercizio di stile. Il tema era una sua esperienza da ragazzina, quando vide un uomo sul treno che si masturbava. Invece che esserne scandalizzata, lei spiega che si eccitò. E ti pareva? L’uomo non stava dirigendo su di lei le sue mire orgasmiche, semplicemente si stava masturbando per conto suo in pubblico. 

"Ti prego prendi anche il culo". https://t.co/VVhL9gb7n0

— Valentina Nappi (@ValeNappi) September 11, 2020

Per Valentina questa dovrebbe essere la normalità, almeno a quanto dichiara su Twitter o ai TED (in cui dice che i bambini dovrebbero poter assistere a un amplesso su schermo gigante in Piazza del Popolo). Le femministe chiaramente non hanno il senso dell’umorismo e si scagliano contro di lei. Io non so se la Nappi crede in ciò che dice ma mi pare una stronzata. Non è che sono un vecchio matusa se non apprezzo un tizio che si fa una sega in pubblico. È questa l’emancipazione? Segarsi in pubblico? Tutti ci facciamo le seghe, ma se sei in autobus devi anche renderti conto che non tutti hanno voglia di assistere.

Torniamo alla base. A Valentina. A come mai la sentiamo parlare, al fatto che è famosa perché fa i film porno. Il porno cosa è? Per quel che riguarda un uomo è solo materiale per la masturbazione. Non è arte, non è niente di rivoluzionario anzi è la cosa più noiosa del mondo, non è roba concettuale. Basta con questa cazzata di rilegare il porno a qualcosa di “alto”: nel 2020 è solo materiale per le seghe! Cinquant’anni fa poteva avere un senso credere che fosse emancipazione ma oggi è solo appiattimento.

Per questo la Nappi è ridicola. Non è la sacerdotessa di un nuovo credo, non è una guru, non è un’intellettuale. È una che fa porno ed è presa male anche quando lo fa. Dice che gli piace tanto il sesso ma a vedere i suoi film non traspare, non ti passa mai quel senso di eccitazione. È così pesa che concettualizza anche l’hard. Insomma, oltre che per la filosofia, non è buona nemmeno per le seghe a dirla tutta.

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