Pronuncia n.15/2025 del 9/05/2025: Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la pubblicità esaminata è in contrasto con l’art. 11, ultimo comma, del Codice e ne ordina la cessazione. Questa la sentenza dello Iap, Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria, sulla pubblicità delle antinfortunistiche U-Power con Diletta Leotta e il bambino estasiato dalle sue cosce. Anzi, a quanto pare, dalle cosce di una controfigura, che la bionda cantante sembrerebbe non essere nemmeno la presentatrice. Sessualizzazione del bambino: questo recita l'articolo chiamato in causa dalla decisione dell'autorità che ha bloccato lo spot. Il Moige esulta, e con lui altri personaggi che avevano sollevato la questione. Bigotteria o tutela? Provocazione pubblicitaria o strategia mirata di marketing? Ma soprattutto: cosa ne penserà Giuseppe Cruciani? Su una questione del genere, lo si aspettava al varco. E lui, puntualmente, è esploso.

“Le persone sono terrorizzate, terrorizzate dal fare i complimenti. Terrorizzate, terrorizzate, terrorizzate. Tant'è che il femminismo, il vedere sessismo ovunque, beh ragazzi, è diventato una moda.” Eccoci qua. Ma, considerazioni di carattere generale a parte, entriamo nel merito della questione Leotta. “Hanno sospeso lo spot perché sessualizzava il bambino, porca tr*ia. Sessualizzava il bambino, ma un ragazzo adolescente che caz*o sogna quando comincia a guardare le prime donne? Sogna una bella ragazza, immagina quello che c'ha sotto, porca putt*na. Nella pubblicità non si può fare. Basta ragazzi, chiudiamo sta baracca perché non si può fare un caz*o. Il patron Uzzeni dice che così le vendite volano. Cioè se ne fotte, giustamente. Noi siamo veramente un paese di m*rda, cioè un bambino che guarda una minigonna, che guarda le gambe di una donna, è un'immagine straordinaria. Invece si sono inventati il termine sessualizzazione, ma che caz*o vuol dire? Io divento pazzo, guarda, divento pazzo per queste cose”, chiude Cruciani. Certo, un documento redatto dall'Oms nel 2013 suggeriva il gioco del dottore a partire dai 4 anni, e siamo pronti a scommettere che tutti i maschi, da piccoli, si siano trovati a fissare un paio di gambe senza nemmeno capire il perché. Poi, che tutto questo lo si usi per vendere un paio di scarpe da lavoro, beh, è un altro paio di maniche. O di scarpe.

