La Fiorella Mannoia che non ti aspetti aTintoria, dai tornei di burraco online alle Harley Davidson, il Sanremo visto con Fabrizio De Andrè, i suoi esordi cinematografici, i testi di Vasco ma soprattutto il suo, di testo, quello con la bestemmia travisata che l'ha resa un meme vivente. Si inizia proprio dai giochi: la cantante passa il tempo libero giocando online, a Ruzzle e Burraco. Un consiglio: se siete famosi, non fate mai partite con Giorgio Panariello. Il comico toscano, infatti, ha rivelato pubblicamente il nickname che la Mannoia usa per le sfide al burraco online, col risultato che poi tutti la cercavano per giocare. Niente di strano, il problema, come spiega la cantante, erano “Tutti quelli che avevo mandato affanc*ulo”. Il nickname? Insensatamente stupendo: Molla Schifa. Ma quanti sapevano che la Mannoia ha iniziato la sua carriera come controfigura sul set?

“Ho fatto la controfigura di Monica Vitti in quattro film”, lavorando sul set con Gene Hackman e Oliver Reed. “Ero giovanissima, non avevo la consapevolezza di trovarmi davanti a personaggi come Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Dino Risi. Non c'erano i cellulari, i ricordi che ho sono solo nella mia testa”. Si parla di scene anche spericolate, da controfigura: “Se c'era da andare in moto e buttarsi a terra da un carro in corsa lo facevo. Ti fai un po' male, certo”. Sembra così tranquilla, ma ce la vedete a impennare in moto? “Qualche penna l'ho fatta, poi sapevo portare le Harley Davidson, anche quelle col sidecar. Era una cosa particolare, ma avevo la passione”. La vera passione, ovviamente, era la musica, e Fiorella Mannoia è una memoria storica del cantautorato italiano, quando il mercato discografico era totalmente differente: “Ero alla Rca, con Lucio Dalla. Prima le case discografiche ti facevano fare un 45 giri, un singolo, e vedevano se funzionava. Però, a differenza di oggi, la possibilità di crescere ce l'hanno data. Io a Sanremo avevo 27 anni, oggi a quell'età sei già vecchio, non ti prendono nemmeno ai talent. Oggi non ti danno il tempo di crescere, passi direttamente dalla cameretta al palco di fronte a 20mila persone, ed è difficile da gestire. Io, come Lucio Dalla, ricevevo un acconto per le royalty, e con quei soldi ti pagavi le bollette. Non ti regalavano niente, ovvio, però investivano sull'artista, che aveva modo di crescere, di maturare. Quando è uscito Un'auto targata Torino di Dalla non ha avuto subito successo, ma non per questo è stato accantonato. Gli hanno dato la possibilità di continuare”.

Lucio Dalla, ma anche Fabrizio De Andrè: Fiorella Mannoia racconta di aver visto un Sanremo a casa sua, insieme. Il cantautore genovese fu una vera illuminazione per lei, come per molti altri. Al punto che la cantante, una volta, si è dovuta dichiarare. Nel backstage di un concerto di Ivano Fossati, la Mannoia ha aspettato che si spegnessero le luci per dire a De Andrè che gli aveva “cambiato la vita. Dopo, sono diventata tutta rossa”. Altri tempi, e lo stesso si può dire per i testi delle canzoni e il politicamente corretto: “Oggi una canzone come quella di Vasco, il neg*o che va a casa con la tr*ia non potrebbe più essere scritto. Ma va bene così, con il tempo cambia la sensibilità. Una volta facevamo la coda per le pellicce, mica pensavamo che erano animali morti. L'etica, per fortuna, si evolve”. E, sempre parlando di testi, arriva la perla. Il suo Orgogliosa e canto di Sanremo, travisato ovunque come orcozziosecanto, era diventato giustamente virale sui social e altrove. E Fiorella Mannoia, interrogata sulla questione, rilancia in maniera altrettanto memorabile: “La prossima volta canterò un testo che dice: Porta la gonna”, e come chiusa teniamo buona la risposta di Rapone, che ride per la prima volta: “E tutti gli angeli in colonna”.

