Ci sono canzoni che arrivano come uno schiaffo e una carezza nello stesso istante. Che non hanno bisogno di orpelli, né di melodie accomodanti. Che si presentano nude, con tutta la loro fragilità addosso, e per questo diventano potenti. È solo un momento, il nuovo singolo degli Zen Circus, è esattamente questo: uno specchio crudo e poetico in cui una generazione intera può riconoscersi, magari sfinita, magari in bilico, ma ancora viva. Appino e soci tornano con un brano che ha il sapore delle cose vere, di quelle che non si scrivono a tavolino ma che escono fuori quando non c’è più nulla da perdere. È una canzone che tocca corde profonde dell’anima – quelle del disincanto, della solitudine, del peso delle eredità familiari, del dolore che non passa mai davvero. Eppure, nel suo cuore c’è anche una luce: una frase semplice, quasi banale, ma capace di tenerci a galla quando tutto sembra crollare. “È solo un momento”. Quante volte ce lo siamo detti, di notte, nel silenzio? Dopo una serata sbagliata, un amore andato in frantumi, una telefonata mancata, un sogno che si sgretola tra le dita. Gli Zen lo sanno. E ce lo urlano addosso come solo loro sanno fare: con la voce rotta, con le chitarre che sembrano venire da un garage dell’anima, con quella scrittura che non cerca la rima perfetta ma la verità.
Il testo è un vortice di riconoscimenti: “Sei tua madre, sei tuo padre / Non c’è scampo”, “Ti sei ferito / Ma non sei mai guarito”. È un ritratto spietato ma necessario, in cui ci viene ricordato che siamo il frutto delle nostre cicatrici, dei rimpianti, dell’ingiustizia e dell’amore insieme. Ma anche del tempo che ci scivola addosso – come quei vent’anni che “sono volati mentre sussurravo al vento”. Musicalmente il brano resta fedele all’essenza della band: un rock viscerale, scarno, diretto. Non c’è trucco né trucco da streaming. Solo strumenti veri, sudore e voce. Ed è proprio questa coerenza – che negli anni non ha mai ceduto alla tentazione della moda – a rendere ancora oggi gli Zen Circus una delle realtà più oneste del panorama italiano. Il ritorno di una band come questa non è solo una notizia musicale. È un bisogno collettivo. È come ritrovare un amico dopo tanto tempo, e scoprire che non è cambiato poi così tanto. Che continua a guardarti dritto negli occhi, senza fingere. “È solo un momento” è una canzone da ascoltare in macchina alle 4 del mattino, dopo una serata di merda, mentre fissi il volante come se potesse darti risposte. È un grido, ma anche un abbraccio. È la frase che non ti salva davvero, ma ti permette di resistere ancora un po’. Ed è tutto quello di cui avevamo bisogno.
