Michele Morrone, indimenticabile protagonista di 365 giorni, film Netflix erotico in salsa mafiosa che si sarebbe benissimo potuto intitolare 365 giorni di che minchia guaddi? se non fosse che si prendeva anche sul serio, specializzato nel ruolo di siculo belloccio e malavitoso, capace di far fremere donne (e uomini, per carità, siamo inclusivi), protagonista di funcie e funciazze e guance scavate nelle pubblicità di Dolce & Quell’Altro, intervistato da Francesca Fagnani a Belve, si scaglia con veemenza virilissima contro il cinema italiano, e, come ogni buon stereotipo siculmacho (ma che ha baciato anche uomini “per curiosità”, ah, questi eterocuriosi) fa la “doppia”. Si scaglia in tramissione e si scaglia su Instagram. In trasmissione dice: “C’è un grosso pregiudizio su di me. Qui in Italia è come se per essere riconosciuti come attore devi avere l’aria del poeta maledetto, che conosce i poeti, si fa le canne, sinistroidi che hanno la boiserie pure nel culo”. La battuta sulla boiserie è bella, anche se c’è da dire che con il termine “boiserie”, nel mondo del cinema, si intendono anche le bellocce e i bellocci che popolano alcuni film di serie B o come si chiamano adesso “direct to video” o “direct to streaming”. Attenzione, non stiamo dicendo che Michele Morrone abbia la boiserie anche sul visino machocurioso, però se qualcuno di voi lo pensa chi siamo noi per smentirvi?

In ogni caso, prendendolo al volo, intendiamo il fatto che della intervista a Belve se ne sta parlando, Morrone fa la “doppia” su Instagram e lancia il suo anatema machoinclusivo, a fronte alta, funciazza in fuori, guanciuzza escavata, esperanza d’escobar (cit.): “Ciò che ho detto ieri sera al programma Belve è un pensiero che ho da tempo e, credetemi, non sono il solo. Non mi sento parte di un cinema, quello italiano che se la canta e se la suona da solo, pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei “diversi” che se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al centro sperimentale non sei nessuno, se non la pensi con il cuore a sinistra sei solo un fascista, se non usi scarpe Clark e non dai l’idea di essere trasandato, non sei un vero attore. Avete rotto il cazzo!”. Ma Michele Morrone non finisce qui, si sa come sono questi machochemminchiaguaddosi quando ci esce la chemminchiaguaddosità, non riescono a smettere. Così continua: “Pregiudizi di artisti che fanno i finti inclusivi democratici sinistroidi che dopo aver preso un cazzo… - eh? Nda - di David – ah ecco, mi pareva Nda - si sentono dèi scesi in terra e si concedono il lusso di fare della morale di Sinistra non perché ci tengono veramente al loro Paese, ma semplicemente perché fa figo fare l’attore impegnato nel sociale e nella politica. Tristi e finti poeti maledetti ubriachi di Rimbaud e Baudelaire ma con lussuosi appartamenti e villini al mare (Rimbaud non c’aveva na lira). Siete più tristi delle vostre stesse idee”.

Permettete una citazione, Rimbaud era ricco, se ne fotteva della poesia (meno male) e commerciava in caffè e, pare, in armi: era un trafficante. Ma Morrone, dopo avere detto che gli attori non devono fare politica, afferma: “Se davvero volete fare i rivoluzionari, i Che Guevara 2.0 de noialtri smettete di fare gli attori, lasciate stare il cinema e scendere in politica, candidatevi e provate veramente a cambiar qualcosa in questo Paese perché dei discorsetti post premiazione David di Donatello ci siamo rotti bellamente il cazzo!”. Come modello, influencer (ha 16 milioni di follower, mica cazzi…), attore in stile Gomorra se in Gomorra fottessero di più (ma sembra l’ultima svolta di Roberto Saviano e candidiamo Morrone come prossimo Savastano secchisi con la camicia bianca aperta sul pettorale imbronciato - nota per il desk, proprio “imbronciato” non “abbronzato”), dovrebbe sapere che da un po’ di tempo a questa parte sono i politici che si sono messi a fare gli attori-influencer (vedi Trump, vedi Zelensky con la copertina su Vogue, vedi Putin con i bot di disinformazione etc. etc. etc). Certo, il cinema italiano è un po’ così, come si dice col cuore a sinistra e il portafoglio a destra. Ma per quanto riguarda il “lanciarsi in politica” ci sembra che Michele Morrone abbia aperto una bella strada. Possiamo bellamente dire che il Morrone è il Luca Marinelli della Destra? Credo di sì, abbastanza bellamente.


