Di recente Raz Degan intervistato da Francesca Fagnani a Belve ha raccontato che riesce a fare sesso per ore perché non eiacula mai. Dice di praticare il Brahmācarya, una disciplina spirituale che prevede di non disperdere l’energia sessuale ma di trasformarla. Secondo questa pratica trattenere l’eiaculazione aumenta la potenza sessuale, l’energia e la connessione profonda. Ora io non sono un urologo, ma da psicosessuologo posso dirvi che mente e corpo viaggiano sempre insieme. Dal punto di vista fisico non eiaculare per lunghi periodi non è automaticamente pericoloso, ma potrebbe essere non del tutto innocuo. In alcuni casi possono comparire dolori testicolari, sensazione di congestione pelvica oppure nei rapporti ripetuti anche l’eiaculazione retrograda, cioè lo sperma va in vescica invece di essere espulso. Inoltre alcuni studi suggeriscono che l’eiaculazione regolare possa contribuire a ridurre il cancro alla prostata, anche se ovviamente non è l’unico fattore.

Sul piano psicologico, invece, questa pratica può avere senso se è una scelta consapevole, se ti fa sentire più centrato e presente. Ma il vero punto è: perché lo fai? Per stare meglio con te stesso, per avere il controllo ed evitare il contatto e non lasciarti andare? Perché se il sesso diventa una performance, spirituale o fisica, rischia di perdere ciò che lo rende davvero intimo: l’abbandono, la connessione, la vulnerabilità. Perché diciamolo, a volte nell’intimità lasciarsi andare è la forma più potente di disciplina.
