La storia di Perse è un assurdo, logico e legale? La pagina social di una serata Lgbtq+ in discoteca, poco più di 30mila follower su Instagram, si inventa una piccola serie di interviste ai personaggi ospiti delle serate. Gli organizzatori sono innamorati della "Queen" Francesca Fagnani, e decidono di renderle omaggio. La presentatrice, Sabrina Bambi, è bravissima nel gestire domande e risposte nel contesto comico e ipertrash, dato anche dalla natura degli ospiti. Maurizia Paradiso, Sylvie Lubamba, i Jalisse, Cristina D'Avena, Giacomo Urtis, e poi ancora. Si parla di sesso, si fanno battute da commedia sexy anni Ottanta, si fa cultura in modo originale. Il progetto inizia a crescere sui social, arrivano le milionate di visitatori su YouTube. C'è quell'aria di freschezza, di libertà. La cosa piace. Sta per uscire la puntata con Sergio Muniz, penultima della stagione e forse della serie stessa. Il programma - questa via di mezzo tra il podcast e la lucida follia - però viene bloccato. Una lettera, inviata dagli avvocati della produzione di Belve. Il gigante accusa la formica: violazione diritti d'autore. Il graffio, l'occhio, lo sgabello, il format. Ai legali di Freemantle non sta bene, parte la diffida. I fan di Perse ci rimangono male, e iniziano a pubblicare storie in cui taggano Francesca Fagnani e il programma. Lei non risponde, ma a tutti fa strano che sia stata la conduttrice di Belve a far bloccare Perse. C'entra la Rai? Decisione presa in via univoca da Freemantle? Lo abbiamo chiesto direttamente al social media manager di Perse, Rocco Cosentino. Ci ha spiegato la nascita delle interviste, le intenzioni, l'inizio e la fine. L'omaggio e l'amore che hanno per la Fagnani, la stampa che non ha capito il problema, e Giuseppe Cruciani che ne approfitta. Hanno ammazzato Perse, Perse è vivo.

Cosa e quando vi hanno scritto gli avvocati di Belve?
Gli avvocati ci hanno scritto in data 1° aprile. Ci hanno intimato di ritirare, di togliere da tutti i nostri canali social, YouTube e Instagram, tutto quello che avevamo fatto con Perse, per violazione del diritto d'autore. Secondo loro, utilizzavamo i segni distintivi del loro programma per realizzare il nostro, a scopo di lucro. In realtà, non abbiamo guadagnato nulla da tutto questo. Abbiamo solamente impiegato il nostro tempo per creare un contenuto che potesse intrattenere i nostri follower. Quindi, non c’è stato alcun guadagno.
Sostanzialmente, un plagio?
Sì, diciamo di sì. Loro sostengono che abbiamo utilizzato elementi che contraddistinguono il loro programma per crearne uno nostro.
La vostra intenzione invece qual era?
La nostra intenzione era assolutamente quella di creare una parodia omaggio a un programma che amiamo davvero, e a una conduttrice di cui siamo pazzi, come abbiamo sempre scritto in ogni post pubblicato. Nel momento in cui l’abbiamo creato, non volevamo scimmiottare la figura di Francesca Fagnani con una reinterpretazione o con un’imitazione graffiante, perché non volevamo in alcun modo offendere il personaggio. Sabrina Bambi, la conduttrice, è rimasta Sabrina Bambi. Non abbiamo voluto cambiarle nome o fare come altre parodie che utilizzano il nome “Francesca Fagnani” per farne un'imitazione. Per l’estremo rispetto che abbiamo nei confronti di Francesca Fagnani, non abbiamo voluto fare nulla del genere. Abbiamo reinterpretato i simboli del programma: anzitutto, non abbiamo copiato il titolo del loro programma modificandolo come fanno altri. Perse è il nostro nome da sempre. Abbiamo usato il graffio, ma l'abbiamo dipinto di rosa perché non volevamo ci fosse alcun riferimento al sangue, e inoltre perché è il colore che da sempre rappresenta la comunità omosessuale. Da sempre il rosa è stato in qualche modo l’etichetta degli omosessuali. Anche la nostra agenda era rosa. I graffi erano rosa per questo motivo. Ma non solo: spesso, quando si prende in giro un omosessuale che si arrabbia, si dice: “Che fai, mi graffi?” È un po’ una parodia di ciò che tante volte è stato detto contro la nostra comunità.
Il graffio. Poi?
Gli occhi, ma i nostri non sono quelli di una belva: abbiamo messo due occhi umani con ciglia finte e ombretto rosa. È vero che abbiamo preso i segni che contraddistinguono il programma, ma li abbiamo trasformati in chiave nostra. In questo consisteva la nostra parodia: un omaggio a un programma che adoriamo. Non pensavamo di fare nulla di male contro il programma. Anzi, volevamo omaggiarlo sinceramente, a modo nostro. Anche la nostra sigla, quella che abbiamo creato per la parodia, conteneva animaletti buffi in cristallo, per indicare la fragilità che spesso circonda l’ambiente omosessuale. Non solo: questi animaletti, essendo di cristallo, riflettevano tutti i colori dell’arcobaleno. Forse tutti questi segni erano troppo sottili per essere compresi, ma era il nostro modo per rendere il programma più vicino alla comunità Lgbtq. Era il nostro modo per esprimere quanto la nostra comunità ami il programma e la sua conduttrice.
Era più una trasposizione che una parodia, insomma.
Esatto. Noi non volevamo scimmiottare, non volevamo creare un prodotto brutto o che prendesse in giro. Il nostro voleva proprio essere un omaggio. Gli avvocati ci hanno contestato persino lo sgabello usato da Sabrina Bambi perché troppo simile a quello della Fagnani.

La cosa è stata fraintesa da chi, a questo punto? Dalla Fagnani, dalla Rai, da Freemantle?
Guarda, io non so dirti da chi possa essere stata fraintesa, comunque è impossibile paragonare il pubblico di Rai 2 con i follower di una serata in discoteca, anche se è tra le serate più conosciute di Milano. Noi non abbiamo uno studio televisivo. Abbiamo girato le nostre interviste con due fotocamere e un telefonino. E poi, ripeto, non abbiamo nemmeno lucrato su questa cosa. Non avendo uno studio televisivo, né una strumentazione professionale per realizzare tutto questo, giravamo i contenuti all’apertura della serata, quando c’erano meno persone possibile, proprio per evitare che il rumore coprisse l’audio.
Nessun guadagno?
Nessuno ha mai pagato un biglietto per vedere le registrazioni di Perse. In realtà, le interviste venivano girate prima che gli avventori del locale prendessero d’assalto il buffet. Quindi, in sincerità, abbiamo solo impiegato il nostro tempo e le nostre capacità per creare un prodotto pensato per l’intrattenimento sui social. Questo anche per far capire che le difficoltà nella realizzazione di questo prodotto non hanno nulla a che vedere con una produzione professionale. Poi, certo, siamo contenti se il risultato, grazie alle nostre professionalità, ha dato l’impressione di una trasmissione televisiva. Ma non era niente di tutto questo.
Anche gli ospiti partecipavano gratis?
Nessuno degli ospiti è stato pagato per partecipare. Tutti quelli che si sono prestati alle interviste erano amici nostri o amici di amici, persone che si sono divertite a prendersi in giro in maniera leggera, rispondendo alle domande di Sabrina. Wanda Fisher è una nostra amica, viene sempre da noi, ed è stata la prima a essere intervistata. Alex Palmieri, che oggi è una pop star e attore, fa spesso il go-go boy da noi: anche lui è un nostro amico. I Jalisse, invece, sono amici del nostro regista. Nessuno ha percepito un compenso, ci siamo semplicemente divertiti a fare questa cosa. Poi è vero che molte volte la differenza la fa l’ospite, e ci sta che in una discoteca una persona risponda a una domanda che magari, in Tv, non potrebbe essere fatta. Ma era tutto pensato per il gioco, per il divertimento.
Ci avete perso un sacco di lavoro.
Ma tantissimo! Nessuno ha guadagnato nulla, ma abbiamo fatto un sacco di lavoro. Tu immagina solo montare quei tre teli con le luci in un angolo della discoteca, per poi smontare tutto e continuare la serata, poi tutto il lavoro di montaggio dopo. Non abbiamo uno studio di montaggio, né uno studio televisivo per le riprese. Facevamo tutto in discoteca. Ci dispiace che non sia stato capito.
Il progetto stava anche crescendo sui social?
Assolutamente sì. Ma quello è successo perché l'intrattenimento era diventato davvero divertente. Però posso dire che il primo video che abbiamo postato, quindi la prima intervista, era arrivato a un milione e mezzo di visualizzazioni. Per quello che siamo noi, cioè una serata in discoteca, un aperitivo della domenica, è qualcosa di inimmaginabile. E ci siamo arrivati in tre mesi. Certo, non è paragonabile: un milione e mezzo di telespettatori che una trasmissione televisiva può avere in una sola serata, non sono la stessa cosa di un milione e mezzo di visualizzazioni su un social, raccolte nell’arco di tre mesi. In più, le visualizzazioni sui social includono anche haters, persone che sotto ai video scrivono le peggiori cose. Un hater, se non ama un programma televisivo, semplicemente non lo guarda. Se un milione e mezzo di telespettatori in Tv sono un milione e mezzo di persone che apprezzano il prodotto, nel nostro caso quel milione e mezzo è misto: gente che si diverte, gente che ti insulta. Le due cose non sono neanche lontanamente paragonabili.
Nel bene o nel male, era comunque un progetto valido.
Sì, considerando soprattutto che ha preso corpo da solo. He raccontato come lo abbiamo creato e che tipo di omaggio volevamo fare, e dirò di più: proprio per l’estremo rispetto che abbiamo per la trasmissione Belve e per la sua conduttrice, noi avevamo già deciso di fermarci prima di Pasqua. Cioè, sapendo che sarebbe andata in onda la nuova stagione di Belve dopo Pasqua, le nostre interviste si sarebbero interrotte prima. Sono nate nel periodo di pausa della trasmissione, proprio come un omaggio, e sarebbero finite lì. Se nessuno ci avesse bloccati in questo modo, la cosa non avrebbe comunque avuto seguito. Anche perché abbiamo tante altre idee da sviluppare, sempre per fare intrattenimento, niente di più.

Lo avete anche annunciato sui social quando avete chiuso.
Nel post in cui annunciamo la chiusura, specifichiamo che mancavano solamente due episodi alla fine, a conti fatti avremmo concluso tutto prima di Pasqua. Adesso ci dispiace, perché abbiamo del materiale che abbiamo già girato, ed è materiale che ci è costato fatica e lavoro. In qualche modo ci piacerebbe poterlo mostrare alle persone che ci hanno seguito fino ad oggi.
Magari anche alla Fagnani?
Noi avremmo voluto invitare Francesca Fagnani a Milano, per farle conoscere la nostra realtà e per presentare il suo libro. Non sappiamo se avrebbe avuto piacere di farlo o meno, ma da parte nostra ci sarebbe stato davvero tanto entusiasmo nell’accoglierla. Avevamo anche cercato di capire come farle recapitare dei fiori prima della messa in onda della sua prima puntata di Belve. Questo era ciò che noi, come organizzazione, volevamo fare. Un omaggio sincero, profondo. Purtroppo, ad aprile ci è crollato tutto addosso.
Voi non siete riusciti a sentirla direttamente?
No dico la verità: non ci abbiamo mai neanche provato.
Perché?
Molta gente usa i social in modo un po' maleducato, usando tag a caso o mandando messaggi sconclusionati. Noi siamo dell’idea che un minimo di rispetto debba sempre esserci. Avremmo voluto seguire un iter più classico, capire chi contattare, come farlo nel modo giusto. Non volevamo bussare “a calci” a un profilo personale, ecco. Quindi no, non l’avevamo ancora contattata.
Cosa volete dire a Francesca Fagnani?
Anzitutto, che sarebbe la benvenuta da noi. Tutto questo nasce dal bene che la comunità Lgbtq+, almeno quella milanese, cioè le persone che vediamo ogni domenica al nostro aperitivo, prova nei suoi confronti. Ed è un bene che condividiamo anche noi. È da lì che è nata la voglia di renderle un omaggio. Ci dispiace che non sia stato compreso. E se qualcosa è stato interpretato male, ce ne dispiace ancora di più. Di questo chiediamo sinceramente scusa, perché non era assolutamente nostra intenzione nuocere a nessuno. Anzi, credevamo che tutto questo potesse farle piacere. Le rinnoviamo la nostra stima: nonostante tutto, il nostro pensiero nei suoi confronti è rimasto immutato. Da parte nostra continuiamo a stimarla, ad apprezzare il suo lavoro, e continueremo a guardarla con gli occhi innamorati di sempre.
Voi sapete se lei ha visto il vostro Perse?
Al momento non lo possiamo sapere. Non abbiamo mai parlato direttamente con lei. Abbiamo ricevuto soltanto due comunicazioni da parte degli avvocati, e quindi non sappiamo se lei abbia avuto modo di vedere il nostro prodotto, magari anche di riderci su, di divertirsi insieme a noi. Noi non lo sappiamo, ma ci auguriamo che sia successo, sinceramente, perché davvero avremmo avuto piacere di averla con noi.
Su alcuni giornali, in riferimento a Perse, la Fagnani è stata dipinta come “permalosa”.
Io non credo a questa descrizione della Fagnani. Su alcuni giornali è stato fatto anche un paragone con la parodia di Monica Setta, quella che fu bloccata nei confronti della Gialappa’s, ma siamo categoricamente contrari a questa prospettiva. Siamo stupiti del clamore mediatico che ha avuto questa cosa e di come è stata trattata. Ripeto: non siamo un canale televisivo, non siamo lontanamente paragonabili alla Gialappa’s o a una trasmissione di Rai 2. Siamo consapevoli di essere su due piani diversi. Noi non abbiamo una trasmissione televisiva, il nostro è intrattenimento social. E, personalmente, non credo che Francesca Fagnani possa essersi indispettita per questo nostro omaggio. Se non siamo stati compresi, ce ne scusiamo.
Non sarebbe stata nemmeno una bella mossa: un gigante contro una formica.
Esatto, e appena prima della messa in onda della nuova stagione. Sarebbe bastato un colloquio con noi, e avremmo spiegato tutto con serenità, esattamente come lo stiamo raccontando ora, e le avremmo detto che comunque ci saremmo fermati prima. Non c’era un “progetto” dietro: era qualcosa che nasceva domenica dopo domenica e avrebbe avuto una fine. Non ci saremmo mai sovrapposti alla trasmissione.
Un programma come Belve, che tipo di danno poteva ricevere da un omaggio come Perse?
Non lo capisco. Anzi, al contrario, poteva invitare tutte le persone che si sono divertite con il nostro omaggio a guardare anche il programma su Rai 2, cosa che noi personalmente comunque continueremo a fare. Abbiamo letto che, per alcuni, tutta questa vicenda ha creato disagio, e sinceramente non era nostra intenzione.Non credo sia stata una mossa ponderata da parte loro. O forse pensavano che ci avrebbero messi a tacere in modo semplice e veloce, senza colpo ferire. Non lo so, davvero.
L'unico rischio è che fosse meglio dell'originale?
Quello dipende sempre dai gusti di ciascuno di noi. Sicuramente quello che abbiamo fatto noi non sarebbe mai potuto andare in onda in tv, questo è chiaro, perché il nostro voleva essere proprio un un thrash colorito, mai volgare. Abbiamo preso amici e personaggi, un po' usciti dal giro mainstream: ricordi il vecchio programma Meteore? Il senso era un po' quello, ma era puro intrattenimento da social. Non ci poteva essere, per la natura stessa del nostro progetto, alcun tipo di competizione con Belve. Giochiamo campionati diversi.

Certo, Maurizia Paradiso da voi aveva fatto anche una gran bella figura, rispetto alla Zanzara dove ha parlato di Mussolini ed è andata contro la comunità Lgbtq+.
Maurizia è una nostra cara amica, anche se in questo momento dopo l'intervista rilasciata alla Zanzara ci siamo distaccati un po'. Noi continuiamo a voler bene a Maurizia, questo per farti capire che veramente la nostra apertura è totale: noi siamo una serata dedita all'inclusione, e non possiamo escludere qualcuno, o comunque fare qualcosa che vada contro qualcuno. Sarebbe in contrasto col nostro concetto di inclusione. Tra l'altro, la Zanzara ha utilizzato le nostre interviste per creare le sue, perché dopo Maurizia Paradiso ha chiamato anche Sylvie Lubamba. Non che fossero personaggi mai ospitati da Cruciani, però le domande grossomodo sono state le stesse che avevamo fatto noi.
Le stesse domande?
Ti dico, la cosa ci ha stupiti perché comunque Maurizia Paradiso e Sylvie Lubamba erano già andate alla Zanzara diverse volte, però diciamo che forse erano tre, quattro anni che non ci mettevano piede.
Cruciani vi segue anche sui social, ho visto.
Lo so, Cruciani ci segue ed è questo il motivo per cui, se rivedo Lubamba alla Zanzara e le vengono poste le stesse domande che le avevamo fatto prima noi, torniamo al discorso di partenza: che qualcuno usa e non cita.
Qui si torna al discorso iniziale, in cosa avreste leso i diritti d'autore?
Guarda, lo ripeto: non crediamo in alcun modo di aver leso un diritto d'autore, né di aver utilizzato qualcosa di non nostro a nostro vantaggio. Questo tipo di accusa non sta in piedi, almeno secondo noi, però al momento non possiamo fare altro che rispettare la richiesta di rimuovere i contenuti. Vedremo se ci sarà un altro modo per valorizzare il lavoro che abbiamo fatto.
Ci sono altre parodie della Fagnani che non sono state cancellate, comunque.
L’hanno fatto in tantissimi. In rete, alcuni anche per difendere noi, hanno detto: “Ma com’è possibile che abbiano bloccato la vostra, mentre ce ne sono altre mille ancora online?”. Io posso rispondere solo per quello che abbiamo fatto noi, non posso parlare per gli altri, ma davvero ce ne sono tantissime. Alcuni prendono direttamente le clip della Fagnani e ci montano sopra le risposte dei creator di turno. Altre la imitano, con parrucche e trucco, trasformandola nella “belva cattiva” che maltratta l’ospite. Poi ci sono le versioni sulle reti tv, tipo “Berve”. Poi Vincenzo di Lucia è pazzesco, ma anche quella è una parodia, un omaggio. E lo stesso è accaduto in tantissime altre situazioni. Nel web se ne trovano quante ne vuoi. Ma io posso parlare solo per la nostra esperienza, e sinceramente mi dispiace molto per come è andata.
Tanti vostri follower si sono anche risentiti di questo stop forzato.
Sì, anche perché di solito una pagina che organizza serate cosa fa? Dice: “Ci vediamo il giorno X, ci sarà la musica Y, l’esibizione Z”, ed è finita lì. Noi abbiamo voluto creare qualcosa in più per i nostri follower, qualcosa che li intrattenesse durante la settimana, che fosse un contenuto in più rispetto al semplice “ci vediamo domenica”. Era nato così: puro intrattenimento per chi ci segue. Ed è per questo che molti ci sono rimasti male, perché lo avevano vissuto esattamente per quello che era: qualcosa di leggero, divertente. E nessuno ha mai pensato di non guardare Belve per colpa nostra. Noi non siamo una trasmissione televisiva, non c’è mai stata l’idea di sostituire un prodotto con un altro, nessuno ha mai potuto pensare che noi fossimo loro. Non è proprio possibile.
