Trema il mondo della politica dopo il pentimento del super boss della ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri. Il principale imputato del processo Kyterion, nel quale ha ricevuto la massima pena per l’omicidio del capo della cosca avversaria Antonio Dragone, ha deciso collaborare con la giustizia confessando tutti i suoi segreti. Come riportato da La Verità, “Mano di Gomma”, è stato colui che ha esportato nelle regioni del Nord il modello calabrese.
"Il Buscetta delle cosche calabresi", così lo ha definito La Verità, come dimostrano le inchieste sulla presenza della ‘ndrangheta in Veneto, Lombardia, Toscana e Emilia-Romagna poteva contare su amicizie molto particolari all’interno del Vaticano, della massoneria e nella Corte di Cassazione, oltre che in politica. Condannato all’ergastolo anche nel processo Aemilia nel 1992, con l’accusa di omicidio volontario, premeditato e aggravato del metodo mafioso. Durante quel processo, come riporta il Resto del Carlino, già un altro pentito, Salvatore Cortese, parlò così di Nicolino Grande Aracri: "Decideva lui chi doveva vivere o morire", il potere di un uomo che faceva tremare e adesso, lo farà ancora di più. Sempre nelle carte del processo Aemilia compare il nome di Graziano Delrio, uomo importante del Pd ed ex sindaco di Reggio Emilia. Una chiara dimostrazione di come "Mano di Gomma" riuscisse a intercettare "esponenti di rilevanti settori del contesto locale che non hanno indietreggiato dinanzi alla prospettiva di realizzare anche un protitto personale" scrive La Verità citando la sentenza Aemilia. Proprio nel capoluogo emiliano sono emerse due vicende significative.
La campagna elettorale per l'elezione a sindaco di Reggio Emilia nel 2009 fu tenuta a Cutro, in Calabria con i candidati che si recarono alla festa del Cristo Redentore affiggendo manifesti. Comportamenti che "oggettivamente", come hanno sostenuto i giudici, hanno rafforzato l'associazione "non tanto per per le legittime esigenze della comunità cutrese-reggiana onesta che vota a Reggio Emilia, ma del grave peccato di omissione nel non distinguere tra costoro e i mafiosi" si legge sempre ne La Verità. Il secondo episodio di peso fu l'incontro nel 2012 tra l'ex prefetto di Palermo Antonella De Miro ed alcuni consiglieri di origine calabrese accompagnati da Delrio. "I consiglieri cercavano un pretesto per avvicinare il prefetto che era troppo rigido sulle interdittive" hanno scritto i giudici.
I prestanome, insomma, erano i punti di forza del boss: "A me mi servono i cristiani buoni, avvocati, ingegneri, architetti" dice Don Nicolino nelle intercettazioni. Da circa un mese Grande Arcari è rinchiuso nel carcere di Opera a Milano a regime 41 bis quando ha deciso di chiedere un incontro con i Dda di Catanzaro guidati dal pm Nicola Gratteri. Entro 180 giorni dovrà rivelare tutti i fatti di cui è a conoscenza, ma già dalle prime segretissime dichiarazioni all’orizzonte è in arrivo un terremoto con pochi precedenti.