Fece mediaticamente molto rumore il dato in arrivo lo scorso novembre dal Giappone: in piena pandemia di coronavirus, a ottobre del 2020, si contavano più decessi per suicidio di quanti ne aveva fatti la Covid-19 in 10 mesi. Un totale allora di 2.153 gesti estremi in appena 30 giorni, 20.919 per l’intero 2020: un’enormità. Eppure – malgrado dati in preoccupante crescita – non esattamente una news per il Paese asiatico, dove da decenni stazionano cronici problemi di solitudine, asocialità e difficoltà di inserimento specie tra i giovani e anziani, con conseguenze spesso devastanti sulle loro vite.
Basti solo pensare che è questa la terra di nascita del cosiddetto fenomeno degli hikikomori, persone che scelgono di vivere la loro vita interamente tra le mura della propria stanza, azzerando i contatti con l’esterno. Inutile evidenziare come la pandemia abbia influito negativamente sul benessere dei cittadini, andando a velocizzare una situazione che per molti giapponesi – giovanissimi e over 65 – era già delineata da un quadro sociale che tende a esercitare enormi pressioni sugli adolescenti, spesso spingendoli fino a un punto di rottura, e dall’altro lato a isolare i pensionati.
Proprio per lavorare alla risoluzione di un problema simile è di recente nato in Giappone il Ministero per il contrasto agli effetti sociali della solitudine, già ribattezzato Ministero per la Solitudine. Lo ha stabilito Yoshihide Suga, primo ministro che ha affidato l’incarico a Tetushi Sakamoto e parlato di un organo che “punta al coinvolgimento dinamico della popolazione”. Se avvertite una sensazione di déjà-vu, è perché risale a poco più di 2 anni fa una mossa simile sul fronte britannico, quando Theresa May incluse proprio una divisione dedicata al contrasto alla solitudine all’interno del Ministero dello Sport, venendo immediatamente tacciata di portare avanti una politica sentimentalista e poco concreta.
Ma in un panorama nipponico già predisposto a grosse difficoltà di inserimento sociale e con un tasso di over 65enni che tocca il 28% della popolazione, un ente che si occupi di coordinare e mettere insieme misure dedicate non sembra affatto una scelta poco concreta. E mentre il virus peggiora i rapporti sociali, isola ancora di più gli anziani e estrania completamente dalla società civile quella percentuale che era già se ne stava gradualmente allontanando pre-covid, c’è solo da sperare che le mosse del nuovo Ministero arrivino in fretta e si mostrino decise, compiendo uno dei primi necessari passi verso la variazione di un quadro sociale che sembra insitamente portato a suggerire una severa divisione tra inclusi ed esclusi, senza contemplare nessun altro nel mezzo.